Il Frantic Fest è un’oasi di speranza
Il viaggio di ritorno l’indomani della conclusione del Frantic Fest 2023 è filato via liscio. Pur con soltanto tre ore di sonno all’attivo, la partenza mattiniera alle 6:30 ha permesso alla mia piccola comitiva di percorrere la tratta Pescara-Imola in scioltezza, evitando le code folli dei vacanzieri di ritorno a casa. Dopo una necessaria doccia e una colazione rigenerante, mi sono catapultato a computer per setacciare il web alla ricerca di foto, video e commenti del festival appena terminato. Tempo pochi minuti e mi stavo gustando nuovamente la splendida performance dei Rotting Christ e le dolci emozioni delle settantadue ore precedenti. Scenario che si è poi ripetuto per giorni e giorni.
Partecipare al mio primo Frantic Fest è stato realmente salutare, perché per tre giornate i piccoli o grandi affanni della vita, le brutture del mondo e gli obblighi quotidiani, insomma tutta quella merda che ci opprime ogni santo giorno, sono stati dimenticati. E sono stati sostituiti da una cascata di sensazioni ed emozioni positive legate al nostro amato metallo. Al Tikitaka Village infatti ci si sente a casa sin dal primo momento, basta superare indenni la lingua di asfalto bollente che dal parcheggio dell’ipermercato Oasi porta all’area concerti, sensazione che vale sia per i neofiti come il sottoscritto che per i fedelissimi della manifestazione curata da Davide Straccione e soci. Poi ti si apre un mondo nuovo dove si respira un’aria di rispetto, tolleranza, gioia e condivisione davvero rinvigorente, riscontrabile nel sorriso che illumina i volti di tutti i presenti nonostante i 47° C percepiti.
Fra metallari duri e puri col chiodo e gli anfibi a Ferragosto, t-shirt nere di ordinanza, colori sgargianti, capigliature vistose, tatuaggi giganti dei Manowar e cappellini propagandistici («make goregrind great again», come ho scoperto in seguito cortesia dei Golem Of Gore, nonché canzone dei Brutal Sphincter), si muove instancabile lo staff del Frantic. Sempre gentile, cortese, disponibile e operoso, il folto gruppo dei volontari si adopera per garantire una esperienza indimenticabile a tutti i partecipanti e trasmettere una passione contagiosa che si sposa sempre con una estrema professionalità. Questo clima disteso si estende poi di riflesso anche ai lavoratori esterni, compresi quelli dei settori non musicali come gli addetti alla sicurezza (davvero spassoso l’uomo della security in videochiamata con la moglie durante i concerti) o gli operatori degli stand gastronomici.
La grande forza del Frantic è quella di essere davvero un festival creato da fan per i fan, costruito dal basso da un gruppo di appassionati che vuole condividere esperienze ed emozioni con la combriccola di amici nella migliore maniera possibile, e non spennare un cliente di ogni soldo duramente risparmiato. Per esempio i prezzi sono davvero in linea con la qualità dei prodotti (variegati) offerti: la birra — cortesia dei ragazzi di Scumm — viene venduta a cinque euro, che diventano sette per la IPA, mentre i deliziosi panini gourmet creati da Pesciolillo sono l’ideale per i palati più raffinati. Ogni singola giornata del festival prevede undici gruppi al costo di 40€, che diventano 95€ per l’abbonamento: insomma nemmeno tre euro a gruppo! E il cartellone delle band propone davvero una panoramica ampia e abbondante che comprende grandi nomi così come chicche underground che riservano sorprese a tanti. I generi coperti sono stati prevalentemente black metal (giovedì), death metal (venerdì) e hardcore-doom (sabato), ma c’è stato spazio anche per incursioni in contesti differenti, come il trip-hop dalle venature ambient e doom di Bosco Sacro, la teatralità di Agghiastru o il true nerd metal di Master Boot Record. Una così vasta scelta di sonorità copre il gusto di tanti amanti dell’estremo, ma garantisce anche la possibilità di scoprire e apprezzare band sin lì ignote o poco considerate. Senza dimenticare che si parla di un festival internazionale con sette band statunitensi, quattro britanniche e poi altre provenienti da Islanda, Grecia, Austria, Belgio e Olanda.

Sul fronte tecnico-organizzativo il Frantic 2023 ha goduto di suoni ottimi su entrambi i palchi e grandissimo rispetto degli orari, alla faccia degli stereotipi sull’Italia. Nel più raccolto Tent Stage, in particolare, la botta di suono è stata davvero enorme. Inoltre i piccoli o grandi imprevisti del mestiere sono stati gestiti con rapidità e destrezza: le code eccessive del primo giorno nella fila per i token sono state notevolmente ridotte l’indomani grazie a uno sdoppiamento; sui palchi ogni bega tecnica è stata risolta nel giro di pochi istanti; le aree con i tavoli sono state estese già durante la prima sera; gli Harakiri For The Sky, privi della strumentazione persa in aereo, hanno utilizzato gli attrezzi del mestiere di alcuni colleghi; gli stoici Misþyrming sono riusciti a incendiare Francavilla nonostante l’arrivo in loco appena un quarto d’ora prima del loro concerto. Voto 10 alla capacità di problem solving dell’organizzazione e allo spirito di collaborazione delle band.
Un grande plauso va speso anche per il pubblico che ha incarnato la filosofia della manifestazione in maniera encomiabile, sempre rispettoso dei gruppi sul palco (esempio palese i Bosco Sacro, studiati da tutti con grande attenzione, nonostante la difficoltà della proposta), dei lavoratori e degli altri partecipanti al festival. Durante ogni singola performance è stato possibile pogare con forza così come osservare in tutta tranquillità da ottima visuale, potendo poi avvicinarsi o allontanarsi dai pressi del palco con rapidità e senza alcun problema. Hanno così convissuto spalla a spalla i maniaci del circle pit e le famiglie con bambini al seguito, classici metallari nerd come il sottoscritto e adolescenti carichi come molle. Altro elemento incoraggiante e interessante è stata la presenza di un’ottima quota di pubblico femminile in generale (staff compreso) e di tantissimi giovani specialmente nella giornata di venerdì, spinti dalla partecipazione dei coloratissimi Party Cannon, Slug Gore e Golem Of Gore. Pure a livello numerico le cifre sono state di tutto rispetto, con sold-out sfiorato (a quota mille ingressi) nei primi due giorni.
Alla luce di quanto scritto, non sono molte le aree del Frantic che a mio parere necessitano di miglioramenti, basti pensare per esempio che lo smaltimento dei rifiuti è stato pressoché perfetto, sia per merito dello scrupoloso pubblico che della solerzia dello staff. Personalmentene ho individuato tre elementi che potrebbero essere perfezionati: primo, le zone di ombra nei pressi dei tavoli andrebbero aumentate, perché sono davvero utili per trovare riparo dall’opprimente calura agostana e garantire pause fresche fra una sessione di headbanging e l’altra; secondo, la distribuzione di acqua gratuita sarebbe una manna dal cielo, mentre è stato possibile esclusivamente l’acquisto di bottigliette al costo di 1€; terzo, un’unica cassa in cui ricaricare i token non è sufficiente e ciò ha causato i soli veri rallentamenti della tre giorni. Il gustoso aroma degli arrosticini ha invece provocato spesso pesanti distrazioni sul Tent Stage, specialmente giovedì sera durante l’esibizione di Inchiuvatu, ma è stato un prezzo da pagare più che volentieri.
Il Frantic 2023 insomma è stato tantissime cose, fra cui
33 esibizioni + 3 nell’opening party
88 membri della crew
160 campeggiatori prenotati
192 pass artisti nel backstage
1550 minuti di concerti + l’opening party
3000 litri di birra spillati per il pubblico + altri 360 litri nel backstage
6000 arrosticini cotti
∞ rotture di cazzo telefoniche e via mail per l’organizzazione
In conclusione, la mia prima partecipazione al Frantic Fest ha confermato tutto ciò che di bello avevo sentito in questi anni. Si tratta di una esperienza consigliatissima per stare bene insieme agli amici (vecchi e nuovi), godere dell’ascolto di ottima musica e vivere una vacanza indimenticabile. L’evento è un vero fiore all’occhiello per l’underground estremo italiano di cui andare fieri e un’oasi di speranza in un settore nel quale disagi e difficoltà sono all’ordine del giorno. Un modello che sarebbe bello venisse diffuso anche in altre realtà della Penisola.
Grazie di cuore a Davide e a tutta la crew, siete stati splendidi! Ma ora una domanda sorge spontanea. Quali saranno i prossimi passi in questo percorso di crescita: forse un Frantic Beach Party sulla spiaggia di Pescara? O forse no, vista l’avversione all’abbronzatura di Mr. Frantic…
Le foto sono di Anna Bechis.