Extrema Ratio #30: 27/07/22-02/08/22
Trentesima puntata della nostra rubrica a cadenza settimanale Extrema Ratio, dedicata alle nuove uscite (appena pubblicate o imminenti) del panorama black e death metal underground. Per la verità, l’episodio odierno è eccezionalmente più mainstream del solito, grazie all’inclusione di Amon Amarth e Bloodbath e dei loro rispettivi dischi in arrivo. Per il resto comunque ci sono diverse novità interessanti, che abbracciano svariati sottogeneri, dal post-black metal al blackened death, passando per uno speed-thrash ammantato di nero e tanto altro ancora. Insieme ai due big svedesi saranno protagonisti: Asunojokei, Barbarian, Silurian, BlackBraid, Sun Eater, Cara Neir.
G.E.F.
1. Amon Amarth – “Get In The Ring” (da The Great Heathen Army, melodic death metal)
Da sempre molto amati (ma anche odiati), gli Amon Amarth hanno indubbiamente avuto il merito di portare all’attenzione del metal mainstream le tematiche relative ai vichinghi dopo la dipartita di Quorthon dei Bathory. Giunti ormai al dodicesimo album di una carriera ultratrentennale (se consideriamo gli esordi sotto il nome di Scum), gli svedesi ripropongono anche qui la formula che li ha resi famosi. Al centro delle composizioni c’è un death metal melodico di chiara impostazione anni Novanta, dominato dal vocione di Johan Hegg e da una struttura piuttosto semplice e riconoscibile che permette di memorizzare facilmente i riff. Dopo tanti anni di carriera, l’impressione è che gli scandinavi viaggino un po’ con il pilota automatico, pur sapendo indubbiamente intrattenere a dovere la loro consolidata fanbase. Quel che si preannuncia dai due singoli è, insomma, il tipico disco che accontenterà i fan accaniti. The Great Heathen Army uscirà tra pochi giorni, il 5 agosto, per conto di Metal Blade Records.
2. Asunojokei – “Chimera” (da Island, post-black metal)
Sin dal loro debutto Awakening, la band post-black metal giapponese Asunojokei ha raccolto consensi e pareri entusiastici un po’ in tutta la scena underground. Il nuovo disco Island prosegue sulla scia del precedente: in verità, parlare di semplice post-black metal appare un po’ riduttivo, date le fortissime contaminazioni post-hardcore e screamo. A conferire personalità all’opera è anche la prova vocale, sofferente e a volte anche sopra le righe. Nel complesso, Island è un album dalle tante sfaccettature, che può sembrare una sorta di parente asiatico dei belgi Oathbreaker. Forse la provenienza geografica e la copertina degli Asunojokei attirano l’attenzione più della musica stessa, ma Island offre un’interpretazione interessante del genere e, pur non essendo esattamente la mia tazza di tè, mi sembrava giusto parlarne perché è un’uscita fuori dai canoni — soprattutto esteticamente — e che può sorprendere favorevolmente i più avvezzi a certe sonorità. In ogni caso, ne leggerete ancora a breve su Aristocrazia con una recensione ad hoc.
3. Bloodbath – “Zombie Inferno” (da Survival Of The Sickest, death metal)
Dopo gli Amon Amarth, l’altro pezzo grosso dell’episodio 30 è rappresentato da un’altra band svedese, i Bloodbath. Nato da una costola dei Katatonia (ovvero Anders Nyström e Jonas Renkse), il gruppo ripropone i classici stilemi del death metal svedese, dal sapore marcatamente old school e anni Novanta. Ad anticipare il nuovo album Survival Of The Sickest ci pensa il primo singolo estratto, “Zombie Inferno”, un brano tecnicamente ben curato, che rappresenta la perfetta eredità di band quali Grave, Entombed e Dismember. Forse le strutture risultano essere un po’ telefonate, con la conseguenza che il disco si preannuncia come il tipico lavoro da band consolidata che incontra il compiacimento dei fan. Insomma, nulla di nuovo sotto il fronte occidentale, per quanto le capacità dei Bloodbath non siano certo in discussione.
4. Barbarian – “Fourteen Daggers” (da Viperface, blackened speed-thrash metal)
Ora è il tempo di un po’ di italianità, con i Barbarian che tengono alto il metallo nostrano in questa puntata di Extrema Ratio. La loro inclusione in realtà è quasi uno strappo alla regola, dal momento che il terzetto fiorentino è dedito più che altro a una sorta di thrash-speed metal. Invero, il primo singolo di Viperface, “Fourteen Daggers”, prevede una componente black piuttosto evidente, soprattutto nello stile vocale. Ne esce fuori una traccia cattivissima e dal sapore molto anni Ottanta, un po’ alla Hellhammer-Celtic Frost, accompagnata da un basso dal sound crunchy che si apprezza ancora di più nelle porzioni più martellanti del pezzo. Nel complesso comunque i Barbarian convincono ancora una volta, in attesa di sfornare il loro quinto album per Hell’s Headbangers Records il prossimo 12 agosto.
5. Silurian – “End Of Ordovicia” (da End Of Ordovicia, technical blackened death metal)
Nuovissima band statunitense in procinto di pubblicare il primo EP, i Silurian si presentano al pubblico con un black-death metal molto tecnico. Non potrebbe essere altrimenti, visto che nella lineup sono presenti membri di Suffering Hour e Sunless. “End Of Ordovicia”, title track dell’omonimo EP, sembra compendiare le esperienze delle due band summenzionate, con un approccio quasi progressivo ma mantenendo inalterata la violenza sonora tipica del blackened death metal. La traccia promette molto bene, così come sembrano interessanti i titoli dal sapore preistorico, che paiono ricordare le tematiche di The Ocean e Thecodontion pur con una diversa direzione musicale. Solo un dubbio: perché Ordovicia e non Ordovician, che sarebbe la forma corretta se ci si riferisce al periodo geologico? In ogni caso, per l’uscita manca circa un mesetto: l’EP sarà pubblicato da Ordovician Records il prossimo 2 settembre.
6. BlackBraid – “The River Of Time Flows Through Me” (da Blackbraid I, atmospheric black metal)
Ci sono dei progetti che io chiamo Bandcamp sensation, ossia quelle band che appaiono improvvisamente su Bandcamp e racimolano dal nulla centinaia di ascoltatori. In questa categoria, per dire, rientra alla perfezione Kanonenfieber, che all’esordio stupì tutti e oggi è una realtà affermata nell’underground. Questo è anche il caso di BlackBraid, one man band atmospheric black metal che si innesta nel solco del trend del cosiddetto indigenous black metal (a proposito del quale consiglio di recuperare l’approfondimento di M1). Molto in breve, BlackBraid mescola la fierezza dei nativi americani con la feralità del black metal, soprattutto atmosferico e melodico ma con qualche break più estremo. A dire la verità non trovo l’idea particolarmente originale (gente come Nechochwen, Pan-Amerikan Native Front e Ifernach fa cose simili già da un po’), ma sicuramente è eseguita ottimamente ed è easy listening quanto basta per carpire le attenzioni di un pubblico abbastanza vasto, in relazione al genere. Il primo album, Blackbraid I, è attualmente in pre-order su Bandcamp: uscirà il prossimo 26 agosto.
7. Sun Eater – “Cosmic Hegemony” (da Vermin, technical brutal death metal)
Spazio ora a una sana dose di brutalità, con il progetto solista Sun Eater. Il primo album nato dalla mente del francese Clément Dellis è nel segno di un technical brutal death metal particolarmente gustoso, che non manca di sezioni atmosferiche molto ben riuscite. Da sottolineare come Dellis, per la realizzazione di Vermin, si sia avvalso di molti ospiti, in particolare dietro il microfono. Sul primo singolo estratto, “Cosmic Hegemony”, è infatti Will Wilcox dei Cranial Contamination a cantare. L’anteprima, comunque, si rivela molto promettente, lasciando presagire che Vermin possa essere davvero interessante. L’album è in uscita per la portoghese Miasma Records il prossimo 18 agosto.
8. Cara Neir – “Melted Candle” (da Phantasmal, chiptune-blackened grindcore)
Più volte su Aristocrazia abbiamo ospitato i progetti di Garry Brents, e in particolare i Cara Neir, che ho anche intervistato poco dopo l’uscita di Phase Out. Ebbene, proprio venerdì scorso è uscito il prosieguo di quel disco, chiamato Phantasmal, secondo atto di una trilogia. La formula è la stessa del capitolo precedente, con un incasinato mix di avantgarde metal, blackened grindcore e chiptune dall’incedere violento e nervoso. Il mix proposto dai Cara Neir è davvero unico, anche se le parti grind sembrano avvicinarsi a certe cose di Gridlink e Discordance Axis. Phantasmal, in ogni caso, è l’ennesima conferma della bontà dei progetti metal di Brents, che a breve uscirà anche con il nuovo Gonemage. Chi volesse acquistarne un vinile, comunque, dovrà fare in fretta: l’album sta velocemente andando sold out tramite Zegema Beach Records.