Dai Fall Of Efrafa al DIY: il percorso di Alex CF
Il sottobosco crust e post-metal è storicamente quello meno mediatico del mondo metallaro: niente comunicati stampa roboanti, nessun grande festival dedicato, nessuna band che si ritaglia spazi sui giornali per omicidi, roghi o cibo per cani a forma di croce. Eppure oggigiorno questa scena è una delle più attive e vitali del panorama estremo, sia in Italia che all’estero. Alex CF ne sa qualcosa, avendo bazzicato l’ambiente per quasi vent’anni e avendo fatto parte di alcuni dei suoi nomi più interessanti. Originario di Bristol, Alex è illustratore, scrittore e scultore, ma anche cantante e paroliere, e in ogni progetto cui si dedica infonde un’enorme carica ideologica. Fin dai suoi esordi dietro il microfono con i Fall Of Efrafa, formazione sludge-crust di culto degli anni Zero, non ha mai fatto mistero della sua forte avversione per l’estrema destra e per le ideologie discriminatorie, tanto che la stessa band non era che un lungo concept dedicato solo ed esclusivamente a La Collina Dei Conigli e alle allegorie che il romanzo di Richard Adams porta con sé. Il capitolo artistico successivo, i Light Bearer, fu dedicato alla confutazione teologica — Light Bearer, il Portatore di Luce, Lux Ferre, Lucifero — per poi passare ad altri progetti ancora più articolati e ambiziosi.
Raggiunto per fare quattro chiacchiere, Alex si è dimostrato disponibilissimo e pronto a rispondere a qualsiasi domanda, e abbiamo cercato insieme di fare ordine nel suo vasto e interessantissimo percorso artistico.
Vorrei cominciare dall’inizio, quindi: da dove arriva il tuo soprannome? È un riferimento alla sindrome da fatica cronica (Chronic Fatigue Syndrome)?
Mi fu diagnosticata la encefalomielite mialgica (EM), di cui la fatica cronica è un sintomo, nel 2001. Persi il mio lavoro di graphic designer perché stavo male, e iniziai a disegnare fumetti per reagire alla mia condizione, poteva capitare che dovessi rimanere a letto anche quattro giorni a settimana, e disegnare era un modo per sentirmi utile ed esorcizzare diversi demoni. I miei fumetti erano metafore della convivenza con una sindrome debilitante, e scrissi tutto sotto lo pseudonimo chronic fatigue — che abbreviai in CF prima e in Alex CF poi, come riconoscimento del corso che aveva preso la mia vita. A conti fatti sono stato male più o meno per sette anni, e anche se ora sto decisamente meglio, sono ancora affetto da EM, ci sono giorni in cui lo sfinimento psicologico porta a fatica e dolore vero e proprio.
Diverse volte negli anni hai chiarito come le band di cui fai parte siano solo un passatempo, e hai sottolineato questo aspetto anche prima di iniziare questa intervista, ma fai parte della scena musicale da più di quindici anni con diversi progetti che hanno ricevuto riscontri positivissimi a livello internazionale. Com’è iniziato questo percorso?
È iniziato molti anni prima, in una conversazione con il mio amico Steve, che sarebbe poi diventato il chitarrista dei Fall Of Efrafa. Viaggiavo con lui durante i miei anni EM quando era in tour, e io vendevo i miei fumetti al banchetto del merch. Stava leggendo La Collina Dei Conigli e discutemmo delle citazioni iniziali che Adams mise come monito per gli eventi del libro. Ricordo di aver rimarcato il fatto che avremmo dovuto creare una band basandoci sulle allegorie politiche del libro, e anni dopo lo facemmo! Il merito fu anche di una fortuita amicizia con Neil, George e Mikey, tutti nerd appassionati, che condividevano queste fantasticherie. Abbiamo cementato il nostro rapporto sulla base della musica e della letteratura, e Fall Of Efrafa finì per essere più o meno il risultato di ciò. Credo che questo sia il segreto di una band di successo, il far tendere sforzi e passioni verso un risultato finale costruttivo. Mi è piaciuto moltissimo rendere omaggio a qualcosa che ho amato personalmente, tanto che ho provato a riproporre l’idea con altri progetti successivi a Fall Of Efrafa, con minor successo. Col tempo, le lettere d’amore ai miei libri preferiti hanno lasciato spazio alla scrittura di concetti basati su storie scritte da me in prima persona, e alla fine quelle storie sono diventate entità del tutto separate dalla musica, e io sono diventato uno scrittore.
Mi hai già parzialmente risposto, ma Fall Of Efrafa è stato il primo di questi progetti a darti visibilità nel mondo musicale. Come è nata l’idea di sviluppare una concept band legata a La Collina Dei Conigli, al di là delle conversazioni in tour con Steve? E fin dall’inizio Fall Of Efrafa avrebbe dovuto essere un progetto a scadenza, concluso il terzo album?
Sono appassionato di fantasy e mitologia, in particolare di mitologia animale, di adorazione della natura e paganesimo; questa magia viscerale e legata alla terra, profondamente radicata nel mondo, fatta di cose tangibili attorno alle quali puoi sviluppare idee meravigliose. La Collina Dei Conigli è forse il meno fantastico di tutti questi libri, anche se nello scriverlo Richard Adams ha creato una cultura pienamente credibile, una religione per i conigli e le difficoltà sotto il giogo del Generale Vulneraria. Fu questo insieme di folklore animale e lotta contro l’oppressione che ne fece il concept perfetto per una band crust! Per quanto riguarda i tre album, questo venne deciso negli ultimi giorni delle registrazioni di Owsla, il debutto. Avevamo già scritto “Beyond The Veil”, il primo pezzo di Elil [il secondo album], ma non ancora rifinito, e per un attimo l’idea era di pubblicarlo in Owsla. Saggiamente Steve, Neil e George dissero di no, e io suggerii che con il secondo album avremmo potuto continuare la storia, ma facendo di Owsla la sua conclusione (non avrei mai pensato che saremmo durati più di un album). Avrei raccontato la storia al contrario, e Inle, il nostro ultimo album, ne sarebbe stato l’inizio. Abbiamo reso gli album ciclici, con un passaggio di violoncello in apertura e chiusura di ciascuno dei tre. L’ascesa e caduta di una civilizzazione, che non impara mai dai propri errori passati. Mentre registravamo Inle scrissi delle idee per un quarto album chiamato Zorn, che in lapino significa distruzione e avrebbe visto la fine e la rinascita del sistema. Alla fine delle registrazioni però decidemmo che fosse sufficiente, e aggiungemmo il violoncello, per significarne il completamento. Col senno di poi mi sarebbe piaciuto che ci prendessimo una pausa, ma la band ha sempre portato e sempre porterà con sé un sacco di emozioni e dolori e gioie, un prurito che non smetterò mai di grattare.
Dopo che i Fall Of Efrafa furono messi a riposo non sei riuscito a stare a lungo lontano dalla musica. I Light Bearer sono stati la tappa successiva del tuo tour musicale, e altri progetti li hanno seguiti, i Morrow e gli Archivist. Il primo è «emo crust da Londra a base di violino e violoncello», mentre la seconda è una band internazionale che coinvolge te e alcuni tuoi amici da Austria e Germania con un approccio molto post-rock e melodico…
Dopo la fine dei Fall Of Efrafa avevo un forte desiderio di creare qualcosa di nuovo, ma col senno di poi credo fosse il modo per far fronte alla perdita. Ero molto triste, ero molto addolorato per aver perso una parte della mia vita così importante. Negli anni a seguire sono stato parte di diversi gruppi, i Light Bearer, i Momentum, e ho cementato amicizie e rapporti musicali che sono sopravvissuti ai gruppi stessi, soprattutto con Gerfried [già bassista nei Light Bearer], con cui ho poi condiviso l’esperienza nei Carnist, Archivist e Morrow.
Gli Archivist sono una band tra l’indie, lo shoegaze e il metal, che ha terminato la sua forma corrente dopo cinque anni e tre album, un’iniziativa ambiziosa di creare tre dischi, divisi tra prima tre e poi due nazioni, dove ho condiviso il microfono con la mia amica Anna. La band aveva base a Vienna, con Matthias, Steff and Hannes. Nonostante la grande distanza ha funzionato tutto, e abbiamo condiviso alcune esperienze meravigliose e suonato un sacco di date. Questa band condivide una storia con un’altra nostra formazione, i Morrow, in cui Gerfried suona la chitarra. Morrow è la continuazione sonora del sound che amavo nei Fall Of Efrafa in cui Dave, il principale compositore, ha incorporato la propria visione del genere. Abbiamo poi portato amici da tutto il mondo a partecipare e arricchire il nucleo forte formato da Jose, Liam, Kelly, Gerfried, Dave e Alastair. Le due storie si intersecano al termine delle rispettive trilogie, e rimandano anche ad un altro progetto, Anopheli, che ho condiviso con Brian e Josh. Insomma, nell’arco di sette diversi album abbiamo realizzato e suonato questa storia fantascientifica epica, costruita sulla musica incredibile dei miei ottimi amici.
Fin dall’inizio, con Owsla, e poi a seguire praticamente tutti i tuoi altri progetti sono usciti sotto Alerta Antifascista. Come hai incontrato Timo Nehmtow, il titolare dell’etichetta, e come è nata la vostra collaborazione?
Quando terminammo Owsla guardammo sul retro dei nostri dischi emo e crust preferiti per trovare etichette cui potesse piacere quello che avevamo fatto. Timo fu uno dei primi a rispondere, e insieme a diverse altre label stampò Owsla. Lo incontrammo e diventammo molto amici, oltre la band, io e Timo abbiamo molto in comune, ci riconosciamo l’uno nell’altro e questa cosa è sempre stata molto utile nel nostro rapporto e nella gestione dei nostri problemi emotivi e mentali. Mi ha sempre supportato completamente, qualsiasi cosa facessi dentro e fuori dai miei progetti musicali, rendendo possibili diversi libri e progetti artistici, investendoci enormi somme di denaro. È una persona meravigliosa, attenta, ponderata, un padre incredibile e una persona che si fa in quattro per il bene degli amici. So per certo che lo tiro scemo con le mie nevrosi, ma penso che a questo punto i nostri sforzi siano assolutamente reciproci, supportiamo ciascuno i progetti dell’altro. Spero che Alerta Antifascista sopravviva a tutte la la merda che l’universo le lancia addosso. Timo supporta davvero la scena DIY e tantissime band esistono grazie a lui. È una persona fantastica!
La prima cosa che mi portò ad avvicinarmi alle tue band fu l’aspetto estetico. Anni fa a qualche concerto trovai diversi titoli Alerta Antifascista da una qualche distro e furono le tue illustrazioni a spingermi all’acquisto a scatola chiusa. Siccome sono appassionato di fumetti e illustrazione sono curioso di sapere quali sono gli artisti che più ti hanno influenzato come designer e illustratore, soprattutto vista la tua passione per la raffigurazione di animali. Hai mai letto Mouse Guard di David Petersen?
La mia influenza più grande è Brian Froud. Ha creato la storia naturale del pianeta Thra, nel mondo in cui è ambientato Dark Crystal. Mi mostrarono il suo libro illustrato, The World Of The Dark Crystal, quando avevo sette anni, e per me divenne un obiettivo, un giorno, poter creare qualcosa di simile. Non sono sicuro di esserci riuscito per ora, ma mi sto divertendo molto a provarci! Fu quel livello di dettaglio, la profondità degli ambienti creati, delle società e della cultura di razze immaginarie a catturarmi. Sì, ho letto Mouse Guard, è un po’ più antropomorfo degli animali nel mio mondo, ma è artisticamente incredibile.
Vado un po’ indietro: hai detto di essere un autore. Hai pubblicato due libri, Orata e Seek The Throat From Which We Sing, ti va di spenderci qualche parola? Inoltre si tratta di mitologia animale, pensi che metterai mai la tua prosa in musica, com’è successo con La Collina Dei Conigli?
Negli anni dopo la conclusione dell’esperienza coi Fall Of Efrafa ho provato una o due volte a stuzzicare i miei compagni di band a riprendere in mano il progetto; i testi che avevo scritto per Zorn sono diventati nel frattempo qualcosa di diverso e di più complicato, e dopo un paio di tentativi falliti ho capito che forse anziché tentare di far ripartire quel progetto avrei dovuto prendere quelle idee e farne qualcosa di nuovo. All’inizio questo si tradusse in qualche lunga camminata e chiacchierata con Steve, in cui parlammo del mio desiderio di scrivere una mia mitologia, e tutto ebbe origine proprio dall’idea di usare una storia del genere come base per un nuovo progetto musicale. Negli anni successivi questa idea finì ai margini, e mi ci vollero quattro anni per realizzare e scivere Seek The Throat From Which We Sing, un compito molto più grande di quanto avessi mai immaginato! In realtà ho incluso un po’ di quei testi musicali nel libro, per cui c’è un po’ di Fall Of Efrafa lì dentro. Durante quel periodo ho scoperto la stessa passione che avevo trovato nello scrivere testi, per cui questo è diventato il mio obiettivo principale, creare la mia mitologia animale. I libri parlano di cultura animale; separata dall’influenza umana, oltre tutto ciò che infliggiamo loro, come gli animali vivono nell’ombra, le loro credenze, la loro magia, le difficoltà con religione, guerre e profezie. Il primo libro in breve divenne l’inizio di una saga che continuerà in Wretched Is The Husk, e mentre scrivevo questi libri ho anche disegnato moltissimo per definire i personaggi. Ora della fine avevo creato materiale a sufficienza per un compendio, un’enciclopedia illustrata. Orata è quel libro, un enorme tomo illustrato di mitologia animale. E sì, ci sarà un progetto musicale basato su queste cose in futuro.
Cambio completamente discorso. Quando ho scoperto il tuo museo sono rimasto stupefatto: il lavoro di una vita del cripto-naturalista, zoologo estremo e xeno-archeologo Thomas Merrylin, di cui tu sei il curatore. Una collezione privata di specie fantastiche che hanno origine nell’età vittoriana che possono essere viste qui. Come è iniziato questo progetto e quali sono i tuoi piani con questo materiale così immaginifico?
La collezione mi piombò addosso nel 2006, ed è stata il lavoro della mia vita per più di tredici anni. Il mio obiettivo era un giorno di aprire un’esibizione permanente, ma non è stato possibile. Al momento sto scrivendo un libro a riguardo, in cui ripercorro la vita di Merrylin e i suoi diari.
Dopo questo fiume di parole c’è ancora qualcosa di cui non abbiamo parlato: Animal Allies. Di nuovo, un progetto che gestisci direttamente e che coinvolge gli animali. Certo che sai come tenerti impegnato, di che tipo di iniziativa si tratta?
Ho iniziato questo progetto di abbigliamento incazzato legato ai diritti animali per fare… abbigliamento incazzato legato ai diritti animali. Tutte le entrate vengono devolute a diverse organizzazioni benefiche, me ne occupo dal 2013 e ho donato quanto ho potuto a persone incredibili come The Hunt Sabs, che fanno l’impossibile per fermare gli sport che implicano la violenza sugli animali [in originale, blood sports], a rifugi per gli animali e altre organizzazioni. È una cosa che porto avanti in silenzio, ma regolarmente, e ne approfitto per nominare Mikee e tutto il gruppo di Vinosangre Screen Printing per il loro aiuto impagabile!
Ora abbandono i tuoi progetti per chiederti qualcosa di più personale: solitamente ti presenti come una persona pessimista, ma dalle tue parole traspare un entusiasmo incredibile, e una motivazione notevole per ogni progetto in cui ti imbarchi, anche in tempi bui come questi. In particolare, sei un fervente supporter dell’approccio Do-It-Yourself, e immagino che questo abbia a che fare con la musica come con altri aspetti della tua vita. Ho letto in una vecchia intervista che credi nella sostenibilità e nell’agricoltura non intensiva, che per te sono le uniche possibilità di salvezza per il genere umano. Sei sempre dello stesso avviso?
Non mi direi un pessimista. Posso essere misantropo, e sono introverso, ma sono anche una persona speranzosa. Voglio che noi uomini impariamo dai nostri errori, che guardiamo oltre le nostre stupide fisime. Vorrei che il mondo diventasse un posto più sano, per i miei nipotini. Vorrei che potessero avere tutte le possibilità che ho avuto io. Il fai da te è sempre stato immensamente importante per me, credo che il punk abbia bisogno di quel terreno fertile di cooperazione e di condivisione delle difficoltà. Credo ci siano molte interconnessioni tra le mie esperienze come membro di una band, che quindi ha sperimentato di prima mano quante cose si possono ottenere quando le persone lavorano insieme; tutti gli spazi sociali, i locali, le organizzazioni, gli attivisti che si oppongono al fascismo, all’odio e all’intolleranza, le persone che impiegano tempo e denaro ed energie per aiutare gli altri, e come il punk DIY è stato un’ispirazione per un sacco di gruppi progressisti, di movimenti nati dal basso. E la creatività — ho incontrato così tanti artisti e musicisti incredibili che mi hanno ispirato.
Un’occhiata agli eventi di queste settimane. La pandemia ci sta costringendo a ripensare più o meno l’intera nostra società dalle sue fondamenta: la salute prima della produttività, i confini nazionali perdono qualsiasi significato (ammesso che ne abbiano mai avuto alcuno)… Eppure i giorni passano, la gente muore, perde il lavoro ed è confinata nei propri appartamenti e i governi, quelle istituzioni teoricamente create per occuparsi dei cittadini, non sanno che pesci pigliare. Che idea ti sei fatto di tutta questa situazione? Inoltre, hai pubblicamente dichiarato che il Covid-19 ha avuto un forte impatto su di te e sulle tue attività.
La vita è cambiata per tutti, e così come questa situazione sta danneggiando me quasi certamente sta facendo con tutti i lavoratori autonomi e freelancer. Non voglio romanticizzare in alcun modo, è dura, ma neanche lontanamente dura quanto per chi sta al fronte, chi assiste i malati, il personale sanitario, chi si espone a questa malattia quotidianamente. Questo porta l’attenzione sulla necessità dei governi di capire quanto è importante l’accesso al servizio sanitario nazionale, ma anche su come la gravità delle malattie viene esacerbata dal cambiamento climatico e dalle nostre interazioni con la natura. Senza essere iperbolico, e avendo ben chiaro che si tratta di un virus e non di un batterio, con l’agricoltura intensiva stiamo creando malattie resistenti agli antibiotici, non ci stiamo soffermando su come le malattie infettive sono avvantaggiate dalle nostre attività produttive. Dobbiamo trovare un modo di vivere in simbiosi con il mondo, più consapevoli di come funzionano gli ecosistemi e arrivare anche a rimuovere la nostra presenza da essi, perché nella nostra arroganza dimentichiamo quanto sono fondamentali per la nostra sopravvivenza; se non lo facciamo la situazione potrà solo peggiorare. Il capitalismo scriteriato e le sue scorciatoie, arraffare il più possibile e non curarsi di nessuno, sono i risultati dei governi di destra che caldeggiano i nazionalismi e i sentimenti anti-immigrazione per vincere le elezioni. Questa miopia, questo cinismo, ci si ritorceranno contro, perché non puoi generare profitto se non è rimasto più nessuno cui vendere qualcosa. In un’ottica più ottimista, però, ho visto un sacco di cooperazione, di amore tra persone e tra amici. Questa situazione ci ha mostrato quanto sono importanti le relazioni, e io voglio ringraziare tutti, sia chi ha supportato me e il mio lavoro, sia tutti coloro che continuano a creare e a dare supporto ai creativi indipendenti!
Puoi supportare Alex e i suoi progetti tramite il suo store Bigcartel e la sua pagina Facebook, e puoi trovare i suoi dischi sul mailorder di Alerta Antifascista.