Due chiacchiere con i vagabondi più hardcore che ci siano

HOBOS

Gruppo: Hobos
Formazione:

  • Hobo Fabione – Voce
  • Hobo Bonsio – Basso
  • Hobo Rizla – Chitarra
  • Hobo Pecchia – Batteria
  • Hobo Barney – Batteria, Chitarra [live]

Il secondo lavoro dei veneti Hobos, Nell’Era Dell’Apparenza, è passato sulle nostre pagine poco tempo fa e si è rivelato un ottimo disco, diretto e senza fronzoli. Oggi diamo spazio proprio alla band, che ci racconterà qualcosa su di sé e sugli avvenimenti recenti. Buona lettura!


Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Aristocrazia Webzine! Innanzitutto, a nome della redazione vi esprimo la nostra solidarietà per via delle ultime tristi vicende: voi stessi dite di essere degli sporchi senzatetto, ma trovarsi in mezzo alla strada anche musicalmente non deve essere per niente bello. Com’è la situazione in questo momento?

Il furto della strumentazione è stato un duro colpo, due di noi hanno perso l’attrezzatura che usavano da quando si sono formati gli Hobos e il valore affettivo era grande. La brutta notizia è girata velocemente e abbiamo avuto così tanti messaggi di supporto da amici, conoscenti e pure sconosciuti che siamo rimasti increduli di fronte a tutta questa solidarietà, a livello morale ci ha risollevato notevolmente. Con donazioni spontanee online, benefit e offerte di vario tipo abbiamo già recuperato una piccola parte della somma persa e approfittiamo di questo spazio per ringraziare di nuovo chi ci è stato vicino.

Ho ascoltato qualcosa del vostro demo, ancora a nome Outsider: coglierei l’occasione per chiedervi di presentarvi ai nostri lettori e fare luce sul netto cambiamento stilistico che ha portato alla nascita degli Hobos.

Gli Outsider già nel 2000 muovevano i primi passi nel mondo della musica, ma dopo tanti concerti, il primo disco nel 2006, vari cambi di formazione e l’uscita di Gigi dal gruppo dopo più di dieci anni era arrivato il momento di cambiare. Rimasti in quattro, abbiamo deciso di creare un nuovo progetto e dedicarlo all’amico Gigi che, lasciato il lavoro fisso, ha intrapreso la vita di musicista di strada. Da qui nasce il nome Hobos e il cambio di direzione della banda.

Già nel primo album, datato 2013, eravate piuttosto incazzati con la società. Ora ci ritroviamo quasi a rimpiangere situazioni e personaggi di qualche anno fa, un contesto che ha del grottesco. C’è qualche elemento in particolare che vi ha spinti nella realizzazione di Nell’Era Dell’Apparenza?

Rispetto al primo disco più grezzo e diretto, c’è stata una naturale evoluzione sia in termini di sound e composizione che a livello di contenuti. Più passa il tempo più si colorano i caratteri del nostro progetto e le nostre intenzioni, in cinque anni le esperienze che si sono accumulate sono molteplici e questo disco rappresenta in 25 minuti la nostra scelta artistica e la maturità musicale attuale.

Tutti i testi del nuovo album hanno chiaramente una connotazione sociale, tuttavia mi pare di leggere tra le righe anche qualcosa di più personale. Potete dirci qualcosa a riguardo?

Ogni pezzo sviluppa un tema a sé stante, anche se la linea guida la dà il titolo del disco. Si trattano situazioni di disagio comuni come il lavoro, la psichiatria o la religione, ma ci sono anche spunti personali, con un margine di interpretazione, rivolte a chi ha vissuto questo tipo di situazioni — almeno in parte — per ricreare uno spazio di riflessione e una via di sfogo che accomuna noi e chi ci ascolta.

Il video di “Uno Di Troppo”, oltre a toccare una tematica purtroppo sempre rovente, racconta in maniera irriverente l’ingresso del quinto Hobo in formazione. Come vi è venuta in mente quest’idea?

Il video di “Uno Di Troppo” è quasi una simbiosi con il testo della canzone, che a sua volta nasce dall’atmosfera che creano riff e parte ritmica. La debolezza può trasformarsi in forza, se si rompono gli schemi che ci sono imposti. L’abuso da parte di chi dovrebbe proteggere i più deboli dall’alto della sua carica istituzionale, per annichilire un individuo, è un esempio di come il potere diventa distruttivo nei confronti delle vittime ed è causa di rivoluzione.

Spikerot Records è un’etichetta praticamente neonata, che però si sta ritagliando un suo spazio grazie anche al coinvolgimento della sua figura principale in eventi come l’ottimo Frantic Fest. Come è nata la vostra collaborazione?

Lo scorso anno mentre cercavamo etichette che ci aiutassero nella produzione del nuovo disco, gli Slander hanno suonato al Frantic Fest e grazie all’aiuto di Samall siamo entrati in contatto con i ragazzi di Spikerot. Le canzoni sono piaciute, hanno deciso di investire sulla produzione del CD e siamo molto contenti di come stanno lavorando e di poter partecipare quest’anno al Frantic, che si sta rivelando uno dei migliori festival italiani.

L’ascolto di Nell’Era Dell’Apparenza porta inevitabilmente alla mente tanti nomi fondamentali in ambito estremo, fermo restando il carattere piuttosto personale di quanto proposto. Potete elencarci cinque album che hanno avuto un ruolo fondamentale nella definizione del vostro stile?

Scegliere 5 album tra tutti i nostri ascolti non è mai facile ma tra i dischi di ispirazione possiamo senza dubbio citare:

  • Disfear – Live The Storm
  • Entombed – Wolverine Blues
  • ObituarySlowly We Rot
  • R.K.L. – Riches to Rags
  • Saviours – Death’s Procession

La scena hardcore — se così possiamo definirla — di Venezia e dintorni è stata sempre vivida e caratteristica, specie se vista da aree vicine (come il Friuli) in cui la musica dal vivo è un tasto parecchio dolente. Secondo voi, qual è la chiave per mantenere vivace il sottobosco underground di questi tempi?

Per la musica sono tempi difficili un po’ ovunque, ma di sicuro a Venezia passione e dedizione costanti hanno ripagato gli sforzi. Coinvolgere il pubblico rimane sempre l’aspetto più ostico, ma attraverso il riciclo generazionale, la solidarietà reciproca e l’apertura mentale si è creato un vivace fermento che trascina e ci accomuna

Un’ultima, importante domanda: ma Gigi suona ancora per strada?

Sì. Anche se non è più il metallaro di una volta, Gigi non molla, vive e suona a Berlino dove ha trovato spazio per guadagnarsi da vivere con la musica e ha incontrato una ragazza del posto da cui ha avuto due figli. Il coraggio della sua scelta per noi è esemplare e rimarrà per sempre il nostro Hobo preferito.