Il potere oscuro del disgusto nelle parole dei Walg
Sappiamo che i Paesi Bassi possono vantare una scena di tutto rispetto che attraversa ogni sottogenere del metal e non solo. Tra le numerose band che popolano questa terra ventosa e piatta, è cosa buona e giusta concentrarsi sui Walg, duo che già aveva risvegliato la mia attenzione e mi aveva positivamente colpita con II. Il 2023 si è aperto con una nuova uscita della premiata ditta composta da Yorick Keijzer e Robert Koning, dall’ermetico — ma non imprevedibile — titolo III. Non avrebbe potuto presentarsi un’occasione migliore per contattare i Walg e farci offrire qualche delucidazione sulla loro musica e su come vedano il black melodico, argomento su cui finirò per interpellare anche i sassi. Per fortuna, i Nostri si sono prestati di buon grado a essere messi al torchio come sospettati di un film noir, ed ecco il risultato delle nostre elucubrazioni.

Inizio scoprendo subito le mie carte: vi ho scoperti in maniera casuale ascoltando II e la prima cosa che ho fatto è stata andarmi a documentare leggendo la vostra biografia, dove si diceva che avete deciso di iniziare il progetto durante la pandemia. Vi trovavate fisicamente vicini all’epoca o vi siete organizzati contando sui potenti mezzi della tecnologia?
I Walg — disgusto in olandese — hanno visto la luce nel 2021 quando, per una serie di strane coincidenze, Robert contattò Yorick e mandò alcune demo black metal a cui stava lavorando. La band in cui Yorick suonava in quel momento si trovava in una situazione di stallo a causa della pandemia, e proprio la frustrazione causata dal Covid fece da catalizzatore: Yorick decise di aggiungere delle voci alle demo di Robert, ed ecco nata la band. Il processo di creazione della musica dei Walg viene realizzato interamente online, non viviamo fisicamente vicini e a casa disponiamo di tutto l’occorrente per registrare.
Lo scorso anno ho recensito II e una delle considerazioni che mi erano venute in mente era che siete riusciti a mostrare la vostra identità senza soccombere sotto influenze illustri del passato e del presente. Vi andrebbe di raccontarci come vi siete avvicinati al black metal e perché avete scelto di declinarlo in questa maniera così magnetica?
Abbiamo mosso i primi passi nel mondo del black metal melodico con i Walg. Prima suonavamo prevalentemente death e hardcore, per quanto il black metal fosse un genere che naturalmente abbiamo sempre ascoltato e apprezzato molto, anche perché secondo noi veicola un sacco di emozioni che gli altri sottogeneri del metal semplicemente non hanno. Ci siamo imbattuti in questo genere moltissimi anni fa, grazie a band prettamente melodiche come Marduk, Dimmu Borgir, Satyricon e Old Man’s Child. Certamente siamo stati influenzati da questi grandi del genere, ma all’atto pratico cerchiamo di realizzare qualcosa di personale. Durante il processo di scrittura tendiamo a seguire il flusso naturale delle cose, si tratta di un percorso fortemente emotivo e tutto quanto deve trasmetterci la sensazione di essere giusto. Dal momento che siamo solo in due, per creare la nostra musica ci rimbalziamo le idee: Robert inizia componendo la musica e la manda a Yorick, che si focalizza sul testo e sulla registrazione delle linee vocali. Ci scambiamo le tracce a mo’ di ping pong, finché non ci sentiamo soddisfatti del risultato finale: visto che entrambi abbiamo voce in capitolo per quanto riguarda ambiti ben distinti, tutto il processo compositivo è estremamente rilassato e privo di ogni tipo di pressione.
III mi è sembrato più folk di II, come suggerito anche dalla copertina dell’album. Cosa è cambiato in questo lasso di tempo?
In realtà non ci sono motivazioni particolari, semplicemente ci pare la cosa giusta da fare in questa fase dei Walg. Amiamo sperimentare con sonorità, stili vocali e strumenti diversi. Inoltre siamo molto affascinati dalla storia, dal folklore e dai rituali del passato, perciò sono tutti elementi che aggiungiamo volentieri alla nostra musica. Secondo noi, gli elementi folk si integrano perfettamente con il black metal, grazie agli strati sonori ed emotivi che questi aggiungono alla musica. Nel nostro secondo album avevamo già iniziato a sperimentare in questo senso, inserendo parti folk all’interno di brani come “Verlossing” e “Ik Haat”. Proprio la traccia “Geselberg”, che compare all’interno di III, è una sorta di proseguimento rispetto a “Verlossing”, il che spiega perché ciascuno dei due pezzi abbia il proprio video.
Parlando della copertina, l’uomo barbuto che vi è ritratto mi ha ricordato moltissimo lo stregone tolkieniano Radagast, ma sicuramente sbaglio. Per favore, ragguagliateci sulla sua identità!
La copertina è una rappresentazione dell’umanità. Noi traiamo fortemente ispirazione dalla consapevolezza rispetto alla stupidità della razza umana: secondo noi, il modo in cui tendiamo a comportarci attualmente può essere considerato antiquato e morente, e se non cambieremo le cose ci troveremo ben presto alla nostra fase finale. L’uomo che sul disco rappresenta l’umanità porta una corona di rami marcescenti. Normalmente i rami affondano nel terriccio, ma noi come esseri umani siamo talmente disconnessi dalla nostra essenza e dalla realtà che i nostri rami crescono nel senso opposto, si allungano letteralmente verso il nulla.
Visto che ripongo scarsa fiducia nei traduttori online e mastico male l’olandese, vi andrebbe di fare una panoramica dei temi trattati all’interno di III?
Come abbiamo già detto prima, per le tematiche dei testi ci ispiriamo alla stupidità del genere umano. Spesso ci sentiamo disgustati dalla specie umana in generale, il che naturalmente fornisce una grande ispirazione quando si vuole suonare black metal. La disperazione, la commiserazione, la malinconia e la cupezza sono gli ingredienti principali della maggior parte dei testi.
Il fatto che i vostri testi siano in olandese è frutto di una scelta stilistica o espressiva?
Ci riesce più facile esprimerci in olandese: amiamo alcuni dei suoni strani della nostra lingua, ad esempio la r arrotata e la g dura. A nostro avviso si adattano perfettamente alla musica e ci permettono anche di lasciare un certo spazio alla sperimentazione.
Tornando all’aspetto prettamente musicale, discutendo di III mi è stato fatto notare come ci siano delle melodie in grado di ricordare i Wintersun: questo tipo di paragone vi fa piacere o lo ritenete troppo azzardato?
Per noi è un onore! Wintersun, del 2004, è un disco leggendario e a ben pensarci si tratta di un paragone tutt’altro che azzardato, abbiamo sicuramente alcuni aspetti musicali in comune!

III si conclude in maniera magistrale con una cover di “Mourning Palace” dei Dimmu Borgir. Se doveste iniziare qualcuno all’ascolto del black metal, sinfonico e non, quali ascolti imprescindibili gli proporreste? E perché proprio Enthrone Darkness Triumphant? [sono assolutamente di parte]
Sì, è il nostro omaggio ai grandi maestri Dimmu Borgir: secondo noi, il riff finale di “Mourning Palace” è uno dei più cazzuti di tutto il — black — metal. Se dovessimo far avvicinare un neofita al black metal, gli consiglieremmo di iniziare con qualche album più melodico e facile da metabolizzare, che possa servire un po’ da porta di ingresso. Tre suggerimenti random sarebbero The Somberlain dei Dissection, Enthrone Darkness Triumphant dei Dimmu Borgir e Hrimthursum dei Necrophobic.
In Italia vi state accaparrando una piccola ma agguerrita fanbase. In generale, qual è stato finora il responso che vi ha soddisfatti maggiormente?
Fin da quando abbiamo pubblicato il primo album ci siamo sentiti — e ci sentiamo tuttora — esterrefatti dall’accoglienza ricevuta. Abbiamo venduto tutte le copie fisiche di II e III e arriveranno presto ulteriori copie di III. Non ci aspettavamo un simile riscontro positivo: ogni giorno riceviamo messaggi da qualcuno che dice come la sua vita sia migliorata ascoltando i nostri dischi. Tutto ciò è meraviglioso, ci ispira ulteriormente ed è di gran lunga più di quanto ci siamo mai sognati: è un grande catalizzatore per la nostra motivazione!
Avete in programma di proporre la vostra musica dal vivo, nei Paesi Bassi o al di fuori di essi?
Al momento non abbiamo in programma né di fare live, né di far partire un tour. Vedremo però cosa ci riserva il futuro.
Concludo nella maniera più canonica possibile per tutto ciò che viene pubblicato in concomitanza con l’inizio di un nuovo anno: cosa avete ascoltato di più durante il 2022?
Robert: Tantissimi album! In ordine sparso: Nordjevel, Wormwitch, Mastodon, Falkenbach e Gorod. Oltre al metal, anche la musica classica e il folk rientrano nella rosa dei miei ascolti più frequenti.
Yorick: Harakiri For The Sky, Rotting Christ, God Dethroned, Der Weg Einer Freiheit e Amenra sono solo alcune delle grandi band che ho ascoltato maggiormente nell’ultimo periodo. Dal momento che sono un grande nerd, ho anche ascoltato molte colonne sonore di videogiochi: ad esempio, adoro moltissimo la colonna sonora del nuovo God Of War di Bear McCreary.