Vent’anni di black metal: Serpent Est e Tyrant raccontano i Kaiserreich del 2023
Kaiser V ha segnato il rientro sulle scene dei bresciani Kaiserreich, un gruppo che ha sempre tenuto un basso profilo e lontanissimo dai riflettori dei social, andando avanti soltanto a pane e black metal. Una passione che resta viva anche alla soglia dei cinquant’anni di vita e quasi venti di carriera musicale. Insieme a Serpent Est (voce) e Tyrant (basso) abbiamo parlato delle novità contenute nell’ultimo disco, di voci pulite, mal di gola, intelligenza artificiale e… abitudini dure a morire.
Avere fra le mani il cd di Kaiser V, fra le altre cose, mi ha permesso di scoprire che la V del titolo sta per Vendetta. Di cosa parlano i testi e come si legano ai vostri dischi precedenti?
Serpent Est: Diversamente dagli altri nostri dischi, con l’eccezione del debutto KRRH, in Kaiser V non c’è stata una particolare volontà narrativa dietro ai testi. Se Ravencrowned era un concept album dai connotati dark-fantasy, Cuore Nero un disco attraversato da una vena autodistruttiva e Sigma un viaggio nel nichilismo cosmico. Kaiser V ha contenuti molto più variegati e frammentari. In qualità di autore dei testi mi sono lasciato ispirare dalla musica composta dalla band e dalla poesia del momento, spesso responsabile dei risultati migliori. Ci sono quindi testi che pescano nel terrore cosmico lovecraftiano (“Endorsed By Hell”) e altri che si lanciano in un monito pseudo ambientalista (“Autumn Mist”). Alcune canzoni tracciano i contorni di un mondo immaginifico (“Black Old Blood”, “Instruments Of Evil”) mentre altre magnificano le forze ataviche e dirompenti (“Omega Mantra”, “Vinterspawn”). “Blood Spilled Domain” si inserisce invece nella vena depressiva dell’album Cuore Nero, e infatti si tratta di una canzone composta in quel periodo e rimaneggiata per l’occasione.
Più in generale il mio approccio alle liriche è molto istintivo, tanto che sono solito sviluppare le linee vocali molto prima dei testi. Di rado mi prefiggo un soggetto per una determinata canzone, mi lascio piuttosto trascinare dalla musica e infilo una strofa alla volta, facendomi guidare dalla precedente. Non ho idea di come appaiano le liriche a un osservatore esterno, ma trovo che alla fine ci sia sempre una certa coerenza stilistica al di là del significato intrinseco.
Per quanto riguarda la copertina, cosa rappresenta e come è stata realizzata?
La copertina di Kaiser V ritrae il Ravencrowned, ovvero l’Imperatore del mondo di fantasia definito dall’omonimo album e che ricorre talvolta — non sempre in modo palese — in altre canzoni dell’opera Kaiserreich. L’Imperatore rappresenta un nucleo profondo nel concept dei Kaiserreich, che appunto significa Regno dell’Imperatore (o Impero). Resta comunque un soggetto effimero, dai contorni sfumati e che pertanto si presta a molteplici interpretazioni. Sono particolarmente soddisfatto di questa copertina, come dell’intero booklet, perché è stato realizzato utilizzando l’AI generativa di Midjourney. Trovo immensamente emozionante questo periodo dove, in barba a tutto quello che abbiamo sempre immaginato, le macchine sembrano poter togliere all’uomo quell’abilità artistica e creativa che pensavamo da sempre come nostra caratteristica esclusiva. Spero di poter presto sentire un disco black metal generato da una AI che possa rivaleggiare con i capisaldi del genere. E in fondo può esistere qualcosa di più black metal di un disco black metal creato senza contaminazione umana?
In questo nuovo album ricorrono molto spesso parti cantate in pulito. Quali sono le voci che più apprezzate nel metal, sia estremo che non?
Tyrant: Se associo il cantato pulito al black metal, mi viene subito in mente Garm e il suo ispirato lavoro su Bergtatt degli Ulver e in seguito su The Olden Domain dei Borknagar. Quello che però prediligo a livello personale è Ihshan, particolarmente se penso a quanto fatto su Anthems To The Welkin At Dusk. Nonostante le oggettive imperfezioni, il feeling che restituisce è incredibile, non ci sono cali di tensione tra le parti in scream e quelle clean, il tutto rimane teso come una corda di violino. In parte ho ritrovato questo approccio su Kaiser V, ad esempio sulla canzone “Autumn Mist”, le parti pulite si inseriscono in maniera naturale e non forzata anche sulle partiture più veloci, alternando scream e clean senza soluzione di continuità.
Nella tua recensione hai scritto di considerare Kaiser V il nostro lavoro più riuscito, quello più maturo. Credo sia dovuto in buona parte a due fattori, uno esterno al gruppo e uno interno. Quello interno riguarda appunto il grande lavoro svolto da Serpent e la sua voglia di mettersi in gioco e sperimentare cose inedite per noi. Se guardo alle vecchie recensioni, anche quelle meno entusiastiche, se non negative, sottolineavano come la voce fosse uno degli elementi migliori. Sarebbe stato quindi semplice per Serpent continuare su quella strada già battuta, ma per fortuna ha deciso di mettersi in gioco e di uscire dalla sua comfort zone, ottenendo un risultato eccellente.
Il fattore esterno invece è dato dalla presenza come produttore di Carlo Meroni: tutti nel gruppo abbiamo giovato della sua professionalità ed esperienza e ricollegandomi al discorso clean vocals ha sicuramente aiutato Serpent a concretizzare le sue idee, idee che non nascono da improvvisazioni casuali. Infatti, prima di procedere con la registrazione, Serpent ha svolto un lavoro in solitaria registrando dei provini per capire come poteva suonare il risultato finale. Inoltre Carlo, sotto lo pseudomino di Arcanus Incubus, si è occupato di tutte le parti di synth presenti sul disco e dei suoi arrangiamenti per cui ha avuto carta bianca. Per continuare a rispondere alla tua domanda, i miei cantanti preferiti non legati al genere black metal sono senza dubbio David Coverdale (Deep Purple, Whitesnake) ed Eric Adams dei Manowar.
Serpent Est: Il percorso che mi ha condotto alle parti pulite largamente presenti su Kaiser V è stato progressivo ma costante lungo tutti i nostri dischi. Dopo quasi vent’anni di storia della band, ho sentito il bisogno di variare un po’, quindi ho deciso — in accordo con l’ispirazione offerta dalla musica — di calcare la mano sulle voci pulite. Ci sono cose più buone di altre, ma nel complesso posso dirmi soddisfatto, specie in considerazione del fatto che non sono un cantante particolarmente bravo. Nota curiosa, la canzone che presenta più parti pulite in assoluto, ovvero “Vinterspawn”, avrebbe dovuto essere stata completamente in scream. Il cambio è stato fatto a poche settimane dalla registrazione, perché in quei giorni avevo mal di gola e, dovendola provare per imparare il testo, ho preso a cantarla con voce pulita.
Riguardo ai miei cantanti preferiti, la voce scream che preferisco è quella di Hoest dei Taake, soprattutto per il modo inusuale con cui inserisce le parti vocali sulla musica. Uscendo dal seminato black metal, non posso non citare anche io Eric Adams dei Manowar. Tuttavia se potessi rubare una voce, sarebbe quella di Toru Kitajima il quale ha cantato — e composto — l’ultima canzone che mi sia davvero piaciuta, “Signal” del 2016. Certo non potrei mai usarla in contesto black metal!
Il black metal è ormai un genere di lunga data che ha vissuto diverse epoche e fasi di successo mainstream. Ha sviluppato miriadi di sottogeneri e trattato le tematiche più disparate. Per voi cosa significa suonare black metal nel 2023? I Kaiserreich si sentono un gruppo black metal?
Serpent Est: Per noi il black metal è anzitutto un’abitudine. Non uso il termine in maniera impropria: si tratta di qualcosa che facciamo da molto tempo e che si è radicato in noi al punto che forse non siamo più in grado di poterne fare a meno. Ovviamente il black metal non ha più la carica di rottura che aveva negli anni ’90, ma probabilmente suonare black metal nel 2023 ha più valore di quanto ne avesse dieci o venti anni fa: la moda è passata da tempo ormai e se fai black metal è perché vuoi davvero farlo. In tal senso siamo certamente dei nostalgici, ma alcuni di noi si avvicinano ai cinquant’anni, quindi possiamo permetterci di esserlo.
I Kaiserreich si sentono assolutamente un gruppo black metal, su questo non c’è alcun dubbio. Sono fieri di esserlo e sono orgogliosi della musica che fanno e per quanto non siamo particolarmente attivi all’interno della scena, siamo sempre emozionati di calcare il palco e suonare davanti a un pubblico che evidentemente cerca ancora quell’atmosfera distruttiva e graffiante distintiva del black metal. Prima ancora del concerto on stage, coronazione delle nostre fatiche musicali, per noi resta importantissima la fase in cui indossiamo il corpse painting e ci guardiamo allo specchio. Vedere lo sguardo del demone dentro di noi è un momento catartico a cui non siamo ancora disposti a rinunciare.