MARCO “WOLF” LAURO
Artista: | Wolf |
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Reduce dalle sue varie esibizioni al Cult Of Parthenope Black Metal Fest, ho incontrato Marco "Wolf" Lauro, personalità notoriamente impegnata in numerosi progetti legati al panorama Black Metal campano, mente di Mors Spei e Terrorfront tanto quanto di Gort e Vita Odiosa, nonché chitarra ritmica per la formazione live della band Scuorn e proprietario della label Lupus Niger Prod. And Distro. Tra una risata e l'altra ecco cosa ci siamo detti.
Ciao Marco, grazie per il tuo tempo e per la tua disponibilità e benvenuto sulle pagine di Aristocrazia Webzine.
Marco: Grazie!
Devo ammetterlo, stasera sei stato veramente grande, complimenti: ti sei sacrificato totalmente sul palco, suonando con tre band diverse e mettendoci ogni volta la stessa grinta e lo stesso feroce impegno! Quali sono state le tue impressioni di questa serata?
Marco: Allora, essendo anche quello che ha organizzato la serata, posso dire che è andata benissimo, perché a Napoli non si era mai fatto un festival Black Metal — che è andato addirittura sold-out — quindi, dal punto di vista organizzativo, un successo. Dal punto di vista musicale anche: sono pienamente soddisfatto, perché coi Terrorfront abbiamo aperto anche senza fare il soundcheck, per questioni proprio di orari e cose del genere; abbiamo comunque fatto una buona prestazione e forse la migliore finora. Mors Spei: da quello che ho visto da sopra al palco, avendo anche il cappuccio, posso dire che la gente volava; sulla cover di "Transilvanian Hunger" mi sono anche beccato un microfono in bocca ma va bene così, anche questo è Black Metal. [risate] E anche con Scuorn abbiamo fatto un bellissimo concerto; la maggior parte della gente credo fosse venuta soprattutto per Mors Spei e Scuorn, quindi non ho proprio nulla di cui lamentarmi per quanto riguarda la serata: sono pienamente soddisfatto.
A proposito dei tuoi mille progetti: com'è dividersi tra tutti questi gruppi? Secondo te è possibile, pur rimanendo nello stesso genere, riuscire a dare il massimo in più band contemporaneamente, mantenendosi comunque diversi, innovandosi e rinnovandosi, oppure la volontà e il desiderio di volerci essere possono influenzare negativamente i risultati?
Marco: Guarda, per come gestisco io i gruppi — considerando che Mors Spei è una one man band — riesco a organizzarmi tranquillamente, anche perché i miei progetti principali rimangono Gort e Terrorfront, che sono gruppi a tutti gli effetti. Mors Spei, come anche Vita Odiosa o altri progetti che usciranno l'anno prossimo, li gestisco a casa, quindi non è un impegno fisso: quando mi viene un riff per i gruppi, lo salvo e quando ho raggiunto un certo numero organizzo il tutto, perciò riesco a dare il massimo sempre in qualunque gruppo, perché quando pubblico qualcosa la pubblico perché sono pienamente soddisfatto, altrimenti non lo faccio.
Sei un perfezionista, quindi. Bene! E dicci un po' di te, allora, perché sei senza dubbio una figura musicale molto complessa: come nasce musicalmente Marco "Wolf" Lauro? Qual è la tua storia nella musica e, più nello specifico, nel metal?
Marco: Allora, Marco "Wolf" Lauro è semplicemente un uomo di ormai quarant'anni che segue la scena metal dal lontano '92, quindi ho visto nascere il Black Metal, ho vissuto la sua epoca d'oro e il suo declino, anche se però credo che in questo momento ci siano tante proposte veramente interessanti che lo stanno rivalutando. Come musicista non sono il tipo che si mette lì e dice «Ora devo suonare in questo modo», semplicemente prendo la chitarra e comincio a suonare e generalmente — sarà che sono fortunato, non lo so — mi escono sempre riff per i quali dico «Cazzo, bello 'sto riff!»; quando me ne capita invece qualcuno brutto sono il primo a dire «Ma che strunzat' aggia criat'?», proprio tranquillo. Non sono di quelli che dicono «Ah, la tecnica, lo studio»: sicuramente è importante, perché senza tecnica non si può suonare, ma comunque la vedo sempre, per quanto mi riguarda, sottomessa alla sensazione che vuoi trasmettere, cioè se fai un pezzo tecnicissimo ma che non trasmette niente, per come la vedo io, non è un buon pezzo.
Un attimo fa hai parlato della scena. Per quanto superficialmente sembri che non esista una relativa cultura di massa uniformemente divisa e condivisa, sappiamo bene che la realtà dei fatti è un po' più diversa e complessa. Cosa ne pensi invece del Metal in Italia e in Campania?
Marco: Credo, avendolo visto comunque da più di vent'anni, che in Italia ci siano tantissime realtà valide che non hanno nulla da invidiare a gruppi stranieri. Il problema principale è che non c'è unità tra le varie regioni e nelle stesse regioni spesso c'è anche una rivalità, oltre a — e ti parlo nello specifico della scena campana — la mentalità del «suona o' cumpagne, lo vado a sentire», altrimenti molto spesso ci sono serate in cui possono venire gruppi della madonna e trovi tre persone, ed è veramente triste. Nonostante le varie rivalità anche immotivate, io cerco comunque di non crearne con nessuno e di soddisfare le mie passioni, sostanzialmente, cercando di andare d'accordo con tutti; poi è chiaro, quando capita proprio quello che rompe il cazzo non sono un santo, mettiamola così! [risate]
Torniamo un attimo al tuo progetto Mors Spei: questa sera è avvenuto ufficialmente il lancio del suo primo album, "Necrocosmos Genesis". Dicci qualcosa di più: quali sono le radici di questa neonata realtà? E quali gli obiettivi per il futuro?
Marco: Stasera abbiamo debuttato col primo concerto, col disco in uscita, che abbiamo presentato proprio oggi, e premetto che Mors Spei rimarrà comunque una one man band. I musicisti che mi accompagnavano sono prima di tutto amici: il batterista è il batterista dei Gort, lo conosco da ormai vent'anni, quindi si entrava in sala belli spediti, si sapeva già come avrebbe funzionato. Tutti gli altri musicisti comunque li conosco da molto tempo, quindi in primis sono stati amici: ho scelto persone che sapevo essere in grado di suonare e con cui già c'era un feeling prima ancora di provare insieme, ragion per cui è la formazione ideale per il live, per quanto mi riguarda. Il problema con gli eventi dal vivo, adesso, è cercare altre serate, perché ovviamente non voglio assolutamente che rimanga un caso isolato, poiché è un progetto a cui comunque tengo molto. Sto cercando di contattare locali sparsi un po' per tutta Italia, sperando in una loro risposta; se stasera sono stati realizzati dei video li pubblicherò, così — oltre alla canzone — come prova ci sarà anche il video fatto live e credo faccia comunque la differenza. I progetti per il futuro sono semplicemente quelli di cercare altre serate e far uscire poi altri dischi. Il secondo ha già molti pezzi arrangiati, quindi non escludo che nel 2017 possa essere rilasciato; "Necrocosmos Genesis" è uscito quest'anno ma l'ho registrato nel 2014, però poi tra impegni vari con i Gort, i Terrorfront e problemi vari ho ri-registrato le chitarre dopo aver fatto un corso di tecnico del suono, ho rifatto il missaggio e quindi è stato pubblicato solo quest'anno. Per quanto mi riguarda è un buon disco, che non definisco un capolavoro, perché spero che altri lo definiscano così.
E io ti auguro di ricevere recensioni del genere! Devo approfittare ancora un po' di te, perché Aristocrazia ha avuto il piacere di recensire anche altri tuoi lavori, in passato, e quindi avremmo altre domande. Parliamo un po' dei Terrorfront, l'altra band con la quale hai suonato stasera: ci parli un po' del loro passato?
Marco: Per quanto riguarda i Terrorfront, cedo la parola al chitarrista della band, Vincenzo.
Vincenzo: Ciao Marco e ciao Aristocrazia! I Terrorfront sono nati con l'intenzione di creare una band di stampo puramente Thrash-Black. Inizialmente non sapevamo se voleva essere una cosa puntata più sulla serietà, tra virgolette, o sul cazzeggio. Si è rivelata poi essere una situazione più seria, nella quale volevamo esprimere la nostra rabbia; nei primi tempi avevamo pensato anche di tenere un look e un modo di essere simil-terroristico per imitare e sbeffeggiare un po' ciò che è il terrorismo attuale e per riportarlo a qualcosa come terrorismo musicale, diffondere quindi il Metal, la nostra musica, attraverso il terrore. In parte questo è rimasto, perché cerchiamo sempre di essere belli forti e d'impatto; indossavamo anche dei passamontagna, ma proprio in questo live abbiamo deciso di toglierli. Da parte mia cerco di dare nella band quanti più spunti possibili, mischiando anche generi diversi e con rimandi ad altri generi oltre al Thrash e al Black, per rendere il progetto qualcosa di originale che, a mio parere, è la base per il successo di una band, in quanto se fai roba uguale a tutti gli altri, anche se sei bravissimo, puoi fare ben poco.
Capisco, capisco. E dimmi, allora, a livello di fonti di ispirazione: quali sono i maggiori gruppi a cui i Terrorfront fanno riferimento?
Vincenzo: I maggiori gruppi sono Marduk e tutti quelli più estremi del Thrash germanico, come Sodom e Kreator; anche in parte quelli legati al Thrash americano come gli Exodus o dal mio punto di vista i gruppi Thrash che stanno uscendo ultimamente, come ad esempio gli Havok. Poi, questo ovviamente è dal punto di vista del chitarrista, ci sono anche altre influenze, come i Toxic Holocaust per dire, ma comunque come gruppo di riferimento per il Thrash-Black, più nello specifico, ci sono gli Aura Noir.
E allora, avendo parlato del passato della band e di quello che è nel presente, quale sarà secondo te il futuro del progetto? Ci sono già dei programmi o è ancora tutto da decidere?
Vincenzo: Nel futuro abbiamo come progetto quello di rilasciare un album. Per ora dobbiamo prima di tutto comporre altri brani, per avere abbastanza materiale da poter registrare. Fare altre date e farci conoscere il più possibile è sicuramente nei nostri programmi, oltre poi a voler migliorare come band, sia dal punto di vista del sound, della presentazione e della scena in sé.
Grazie per aver risposto a queste domande sui Terrorfront, Vincenzo. Ora tornerei a scomodare Marco, perché ci sarebbero un altro paio di questioni (approfittando della sua pazienza) su un altro dei suoi progetti: i Gort. Personalmente ho avuto modo di conoscervi soltanto col vostro secondo e più recente album, quindi non posso fare paragoni col passato. Come sono cambiati i Gort, a livello musicale e di attitudine, dal 2002 a oggi?
Marco: Allora, i Gort nascono nel 2002 per volontà mia e dell'ormai ex cantante che si è trasferito in Svezia dopo l'incisione del secondo disco; il nuovo cantante è quello che hai visto coi Terrorfront. Come sono cambiati: si sono sicuramente evoluti; siamo partiti da una base che era un Black Metal molto minimale del primo demo; già col primo disco, che è andato completamente esaurito con nostro grande piacere, avevamo già fatto un passo in avanti. Ora ovviamente crescendo molte cose sono cambiate: prima eravamo molto influenzati dalla scena norvegese, poi col passare degli anni e col cambiare della formazione (perché noi abbiamo avuto la maledizione del bassista, avendone cambiati ben quattro) ovviamente ognuno ha portato qualcosa di proprio. Il primo bassista era il cantante originario, che cantava e suonava il basso, poi prendemmo una bassista che cacciammo dal gruppo dopo il primo disco, perché aveva perso la motivazione; prendemmo un altro che diceva «Voglio suonare con voi, voglio suonare con voi!»: è diventato hippie. [risate] Quindi abbiamo avuto tutte queste sfighe con i bassisti e quindi ovviamente anche i lavori per il disco si sono prolungati, perché non si riusciva a concretizzare. A febbraio cambieremo nuovamente bassista, perché quello attuale si trasferisce in Olanda! Io mi sono avvicinato molto sia al Depressive (infatti ho fatto nascere i Vita Odiosa) sia alla scena finlandese, che comunque è un poco più melodica rispetto a quella norvegese, e quindi tutte queste influenze sono finite nella composizione di quello che è "Pestiferous Worms Miasma", che sta avendo a livello di recensioni ottime critiche. L'anno prossimo contiamo di far uscire un nuovo EP che sarà un concept sulla peste, così anche da far sentire brani nuovi ideati in questo periodo, oltre che per presentare il nuovo cantante Illness, che prova con noi da quasi un anno ma, oltre a un debutto live, non ha mai registrato nulla.
I Gort sono nati come un'idea di Wolf e Lord Lemory. Ora che quest'ultimo non è più nella band, sono da considerasi ancora un gruppo a tutti gli effetti oppure un progetto del solo Wolf, coadiuvato da altri musicisti?
Marco: No, i Gort non sono una one man band, perché il batterista Einherjar Ingvar, entrato nel 2004, ha registrato con noi demo, disco, e partecipa attivamente alla composizione e all'arrangiamento, quindi sicuramente non è una one man band e non è mai stata concepita come tale.
La vostra discografia è ricca di demo e split: cosa rappresentano per voi questo genere di uscite? Quali scopi si prefiggono?
Marco: Per come la vedo io, lo split è un buon modo sia di conoscere nuovi gruppi sia di far conoscere il nostro. Poiché molto spesso tra un disco e l'altro passa un tempo molto lungo, è un'opportunità anche per colmare quel vuoto e non cadere poi nel dimenticatoio. Le canzoni che finiscono nei nostri split le proponiamo anche dal vivo, ma non andranno poi a finire su altri dischi, quindi sono casi isolati che però portiamo in sede live.
E senti, invece, come procede il lavoro con la tua etichetta-distro Lupus Niger? Ne stai ricavando soddisfazioni?
Marco: Allora, con Lupus Niger cerco di toccare le scene più underground esclusivamente a livello Black Metal, ho pubblicato Gort, Mors Spei e un disco in collaborazione con un'etichetta russa. Diciamo che è una piccola etichetta e starci dietro non è sempre semplice, soprattutto perché con Internet diventa sempre più difficile riuscire non dico a vivere di musica ma almeno a rientrare nelle spese. Poiché è un'idea che comunque è nata a livello musicale da neanche due anni, devo dire che non sono del tutto soddisfatto ma non mi abbatto neanche, perché sto cominciando a ingranare, avevo bisogno di rodaggio e spero che nel corso degli anni riuscirò ad avere qualche soddisfazione.
Ecco, a proposito di questo: "Pestiferous Worms Miasma" è uscito proprio per la Lupus Niger: volevate avere totale controllo su ogni aspetto dei Gort oppure non avete trovato un accordo che vi soddisfacesse?
Marco: Quando registrammo il disco nel 2011 cominciammo a contattare varie etichette e tutte quante dicevano sempre la stessa cosa: «È un buon disco ma al momento siamo pieni da qui all'eternità», «È un buon disco ma non è quello che stiamo cercando». Non riuscivamo a trovare un'etichetta, perché comunque la The Oath con cui avevamo pubblicato il primo album è in una fase di stallo che credo continui tuttora. Poi ci siamo presi un periodo di pausa in seguito al trasferimento di Lord Lemory, ci siamo fermati e ognuno ha avuto i suoi vari problemi. Quando infine abbiamo trovato il nuovo cantante, ci siamo detti: «A questo punto, vediamocela noi: ho un'etichetta, fanculo, pubblichiamolo da noi e almeno sappiamo che esce».
Qualche anno fa avete partecipato coi Gort al tributo italiano ai Darkthrone realizzato da Novecento Produzioni. Qual è la vostra opinione sulla band di Fenriz e Nocturno Culto? Avete apprezzato anche l'ultima svolta ottantiana?
Marco: Qui ti posso parlare a livello personale, perché ognuno ha i suoi gusti. Io ho sempre seguito i Darkthrone dai tempi di "In The Shadow Of The Horns", quindi ti parlo di una vita fa. Ne ho seguito l'evoluzione e, per quanto possa essere criticata, a me la nuova svolta non dispiace. I dischi precedenti magari non tanto, ma nell'ultimo ho ritrovato sia quella vena un po' Black classica dei Darkthrone sia comunque quella heavy metal anni '80 che fa parte comunque del background di chiunque abbia ormai una certa età, parliamoci chiaro.
Grazie davvero per la tua disponibilità, sei stato veramente gentilissimo, e grazie di nuovo anche a Vincenzo per il suo intervento! Vi saluto e lascio a te le ultime parole.
Marco: Grazie a voi di Aristocrazia Webzine che avete da sempre dato sostegno ai miei progetti, spendendo parole che al momento della lettura mi facevano pensare «Wa, ma allora aggia fatt' veramente na cosa bella?». Quello che posso dire è di cercare sempre di supportare i gruppi, soprattutto quelli della scena underground, ma non soltanto mettendo il mi piace sulla pagina, perché quella è una cazzata. Può far piacere al musicista, ma supportate andando ai concerti, comprando i CD, perché comunque in Italia abbiamo una scena che non ha nulla da invidiare a quella straniera, quindi date il vostro supporto e comprate sempre ai concerti. Poi, se volete comprare il disco dei Mors Spei a me fa molto piacere, ve lo dico sinceramente! [risate]