Messa, il nuovo volto del nostro doom | Aristocrazia Webzine

MESSA

Giunti sotto i riflettori nel 2016, con l’ottimo debutto Belfry, i veneti Messa sono stati in grado negli ultimi due anni di costruire qualcosa di molto personale e dalle diverse sfaccettature, che ha trovato la sua perfetta sintesi nel secondo lavoro discografico Feast For Water.

Dopo averlo recensito poche settimane fa, noi di Aristocrazia abbiamo anche avuto il piacere di fare qualche domanda al gruppo, che ci ha spiegato qualcosina riguardo al disco, la sua genesi e un po’ di altre cose. Buona lettura!


Ciao ragazzi e benvenuti su Aristocrazia Webzine! Innanzitutto, complimenti per il vostro ultimo lavoro, assolutamente una delle migliori uscite quest’anno, non solo sulla scena nazionale e non solo nel suo genere. Le recensioni che state ricevendo, ovunque si guardi in giro, sono eccezionali al punto da far pensare al vostro come a un piccolo caso mediatico di settore. Vi aspettavate una risposta così positiva?

Innanzitutto ti ringraziamo per i complimenti! Speravamo in risposte positive quando è uscito Feast For Water, ma le cose sono andate ben oltre le nostre aspettative. Capita che qualcuno ci parli di hype attorno al nostro nome, ma noi di sicuro non ce ne rendiamo conto. Ci siamo limitati a fare quello che amiamo fare, ovvero creare musica e suonare. È fondamentale essere soddisfatti e contenti del risultato, come band e come individui.

Feast For Water è un miscuglio di varie cose, sapientemente messe insieme da musicisti che, a prima vista, hanno poco a che fare con il suo lato più mellifluo e orientato su sonorità jazz. Come si è arrivati alla definizione di questo stile molto peculiare?

Comporre Feast For Water è stato un lavoro lungo e complesso, l’evoluzione è stata spontanea. Abbiamo voluto esplorare altri territori, mantenendo la nostra identità. Certe scelte sono state spontanee e non programmate, sicuramente sono cambiate delle cose nel periodo tra Belfry e Feast For Water. Il nostro primo disco è più jammato, pensiamo che gli arrangiamenti siano più acerbi, a nostro avviso è un disco più blues. Il jazz è un genere che apprezziamo e ascoltiamo da anni, è stato naturale virare verso un certo tipo di sonorità che ci piacciono. I contrasti all’interno del disco e i rapporti tra gli strumenti sono il risultato di scelte compositive ben precise. Abbiamo cercato di unire tutte queste parti diverse, lasciandole dialogare e mantenendone l’identità, unendole nella maniera meno scontata possibile.

A tal proposito, la scelta di includere strumenti come il sax e, ancora di più, il Fender Rhodes (strumento al quale dedicherei ipoteticamente una lettera d’amore) è stata un po’ la ciliegina sulla torta. Vi siete sentiti un po’ in soggezione nell’utilizzare questi strumenti o è stata una cosa spontanea? 

L’utilizzo del Rhodes è una delle scelte non programmate citate prima. Alberto (chitarra) ne ha acquistato uno per proprio interesse, e abbiamo notato che il suono liquido si sposava perfettamente con il concept acquatico che avevamo in mente. La presenza di questo strumento è stata fondamentale, poiché ci ha spinto ad avere più creatività, trovando soluzioni più distanti da quelle tipicamente metal. È stato particolarmente interessante e stimolante. Pensiamo che la presenza di certi strumenti (in questo caso il sax) porti all’immaginario jazz, ma le componenti concretamente jazz sul nuovo disco sono le scelte degli accordi (di piano e chitarra) e le parti solistiche. A livello strutturale ci siamo mantenuti su procedure tipicamente rock.

La differenza tra il precedente Belfry, ancora ben saldo ai dettami per così dire classici, e questo lavoro è impressionante, specie considerando che sono passati appena due anni. C’è stato un motivo particolare dietro a questo grande passo in avanti in termini di originalità e maturità? C’è un nesso che lega i due lavori?

Abbiamo semplicemente seguito l’istinto e lavorato tutti insieme. Non sappiamo se siamo maturati o meno, ma di sicuro abbiamo avuto un diverso approccio alla composizione. Abbiamo abbracciato di più la sperimentazione, abbiamo imparato a dialogare meglio tra di noi (come persone e come band), abbiamo capito come gestire i nostri personali limiti e le nostre possibilità. Stiamo tuttora crescendo, per rendere migliore la collaborazione: pensiamo che prima di tutto siano fondamentali il rispetto e la stima reciproca. Abbiamo concepito Feast For Water come un seguito diretto di Belfry, sia dal punto di vista musicale che concettuale. Il campanile chiama a sé i fedeli, i quali una volta riuniti sono trascinati nel profondo. È un viaggio nell’abisso. Essendo l’acqua il concept del disco, abbiamo cercato dei suoni che potessero dare l’idea di qualcosa di sommerso.

Le tracce presentano una grande varietà tra loro, basti pensare alle tinte quasi noir di “She Knows”, al sentore orientaleggiante di “Da Tariki Tariquat” o allo stile più inquadrato di “Snakeskin Drape” e “The Seer”. Qual è stata la sfida più grande nel comporre questo lavoro?

Probabilmente unire tutti i contrasti in un’unica entità, in maniera personale, trasponendo le nostre sensazioni in musica.

Il concept dell’album ruota intorno all’elemento Acqua e al carattere femminile della Natura. Potreste parlarcene meglio?

L’acqua è la chiave di lettura di Feast For Water. Rappresenta la semplicità, la potenza, è l’elemento dell’inizio. Dà la vita e la può togliere. Il senso di annegamento e di disturbato tepore, assieme al concetto di apnea (come stato mentale e fisico), ci hanno colpito e affascinato. Questo lavoro ha varie sfumature, abbiamo cercato di rappresentare le varie caratteristiche di questo elemento naturale tramite i testi, la musica, la fotografia scelta per la copertina. I suoni e i timbri di Feast For Water sono anch’essi liquidi e sommersi, pensiamo che rappresentino bene le nostre sensazioni.

Vari titoli fanno riferimento a elementi di carattere spirituale, con rimandi a culture e religioni diverse. Qual è il filo rosso che collega questi brani tra loro e che li collega a voi come individui?

Potremmo dire che alcuni di noi sono particolarmente interessati a certi campi, e che le nostre esperienze e conclusioni individuali sono state importanti per la creazione di questo lavoro. Le esperienze che ognuno di noi ha l’occasione di fare personalmente hanno una grande influenza in quello che poi viene creato tutti assieme. Tutte le canzoni risentono di una forte e profonda metabolizzazione interiore.

La voce di Sara è chiaramente una delle punte di diamante della band, capace di amalgamarsi a composizioni di prim’ordine senza mai rubare la scena, anzi lasciando molto spazio a tutto il resto, quando necessario. Ho apprezzato molto anche il suo lavoro nel progetto Sixcircles. Quali sono le influenze principali dal punto di vista vocale?

Le nostre influenze sono altamente eterogenee, ed è così anche con la parte vocale. Sicuramente le influenze di grandi cantanti come Billie Holiday e Dinah Washington hanno avuto una parte molto importante! Per quello che riguarda il versante rock, le vocalità aggressive ma dolci e sognanti di Grace Slick e Siouxsie hanno avuto un impatto.

Per quanto concerne l’attività dal vivo, ultimamente vi siete imbarcati in una serie di date sul suolo italiano e non, con svariati altri gruppi. Io personalmente non ho avuto ancora il piacere di vedervi, ma spero di rimediare a Trieste, dove suonerete con i Church Of Misery. Giunti a questo momento della vostra carriera, quale indichereste come l’esperienza più significativa finora e quale il gruppo con cui avete apprezzato di più condividere il palco?

Pensiamo che ogni esperienza fatta finora sia importante, in questi anni abbiamo avuto l’occasione di fare tante cose. Abbiamo suonato in Europa e in America, abbiamo conosciuto persone splendide con le quali abbiamo stretto legami di amicizia. Non sapremmo nemmeno dire con quale gruppo abbiamo preferito condividere il palco e i vari tour, perché è stato sempre bello e altamente costruttivo!

Grazie ragazzi per il tempo che ci avete dedicato, speriamo di vedervi presto dal vivo e buona fortuna per tutto!

Grazie a voi!