THE MONOLITH DEATHCULT
Gruppo: | The Monolith Deathcult |
Formazione:
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Ebrei, capi di Stato mediorientali e sovietici… I Monolith Deathcult non hanno davvero risparmiato nessuno. All’inizio erano più diretti, una band brutal death più o meno normale, ma lungo il cammino si sono evoluti, il gruppo ha deviato e tutte le influenze al suo interno sono venute a galla e hanno trovato spazio nella musica. «Per difficile che sia da credere, non sono così appassionato di death e brutal death», racconta il multistrumentista Michiel Dekker. «All’epoca di The Apotheosis pensavamo che i Nile fossero una band davvero figa, e lo pensiamo ancora, ma abbiamo cercato di sviluppare un nostro modo personale, e il concetto di deviazione, come hai detto tu, si adatta perfettamente alla nostra situazione». E di sicuro hanno trovato un modo personale, soprattutto quando si tratta di…
Ironia. Probabilmente la ragione principale per cui mi piacete così tanto. Un sacco di gruppi si prendono estremamente sul serio (ho letto dei tuoi commenti rispetto alla faccenda «il death metal non dovrebbe essere divertente»)… Ma non è proprio il caso dei Monolith Deathcult.
Hmm, sì e no. Musicalmente ci prendiamo molto sul serio, ma la nostra immagine… Beh, sai come funziona il metal, con tutte quelle cose tipo Manowar, o gli Iron Maiden e quei palchi e quelle produzioni enormi, o la scena black metal delle origini che si prendeva dannatamente sul serio. Non mi piace. Tipo, i Dimmu Borgir: sono caduti dall’altro lato, si sono presi così tanto sul serio che hanno finito con l’essere ridicoli. Anche i Behemoth stanno entrando in quel regno: vendono cibo per cani, ma non c’è ironia in quello che fanno. Sono una band grandiosa, ma vendono qualsiasi cosa con il proprio logo sopra, e per me quello è un modo per non prendersi più sul serio; prendersi così tanto sul serio da non esserlo più. Ecco cos’è successo ai Manowar: erano una band normale, ma la loro immagine ha preso il volo ed è andata troppo lontano, e hanno finito col diventare caricature di se stessi. Noi cerchiamo di stare lontani da queste situazioni il più possibile. L’ironia che usiamo è la stessa che usavano i Laibach e i Type O Negative. Ci concentriamo sul lato musicale delle cose.
Ora una domanda molto specifica, proprio a proposito del lato musicale delle cose: ho qui una copia di Tetragrammaton, ed è foderata di citazioni ironiche, come quella di Al Gore: «non sarei sorpreso se TMDC fossero responsabili per il cambiamento climatico. Già me li vedo a sparare a quel povero orso polare dall’ultimo iceberg rimasto». Vi impegnate per fare questa roba o vi viene naturale?
È tutto naturale. Ci conosciamo da più o meno vent’anni, abbiamo lo stesso senso dell’umorismo, una cosa alla Monty Python, e di nuovo ritorna quello che facevano i Type O Negative: dire a tutti che band di merda fossero. Ed è molto più divertente fare così che non ripetere sempre quanto sei bravo. Quello lo fanno tutti: «Sì, il nostro prossimo album sarà il più brutale di tutti», dai, è sempre la solita solfa.
Quindi il vostro migliore album sarà il vostro peggiore album.
Assolutamente. L’hai detto prima, stiamo deviando. Deviando verso il basso. Sono sicuro che questa sia una delle ragioni per cui non siamo famosi come i Behemoth, ma hey, potremmo iniziare a vendere carta igienica firmata The Monolith Deathcult, o scopini per il bagno.
Pannolini, magari?
Esatto! Prendo nota, non si sa mai.
Sicuramente siete ironici, ma siete anche consapevoli, e la consapevolezza è qualcosa che non si incrocia spesso. Parlate di storia, e tu sei un docente di storia delle superiori, per cui sapete con che cosa avete a che fare. So anche che più volte avete dichiarato che TMDC non sono una band politicizzata, e agli inizi ve la prendevate solo con la religione, ma da Trivmvirate avete iniziato a inserire anche un po’ di politica, con canzoni come “Wrath Of The Ba’ath”. Ironicamente, alla maniera dei Monolith Deathcult, ma sempre politica è.
Non siamo una band politicizzata. Per come l’hai messa giù tu, sì, parliamo di politica, ma ai miei occhi i gruppi politici sono System Of A Down, Rage Against The Machine, U2, Napalm Death. Non è quello che facciamo noi. Noi usiamo la storia recente, siamo molto interessati al XX secolo, alle dittature e cose del genere. Personaggi come Saddam Hussein, che voleva ritratti di se stesso in tutte le città, la stupida Unione Sovietica, dove Stalin uccise venti milioni di persone del suo stesso popolo, quel genere di cose. O la prima Guerra del Golfo, ne abbiamo parlato in Tetragrammaton. Per noi le band politicizzate sono quelle che prendono posizione, dicono cose come: «Il veganesimo è la via» o «Fanculo Donald Trump». Se dovessimo scrivere di Donald Trump, probabilmente lo loderemmo, così da far incazzare qualcuno, ma quello non è essere politici, quella non è la nostra opinione politica. Eppure, ancora, qualsiasi cosa può essere politica, anche l’assassinio di Cesare è politica.
Lasciami essere provocatorio allora: per come stanno andando le cose nel mondo, e visto che siete interessati alle dittature, magari tra dieci anni inizierete a scrivere canzoni su Trump…
Non penso scriveremo mai di Donald Trump. Certo, è un tipo strano, ma è stato eletto, e tutti se la prendono sempre con lui, qui in Olanda. E poi, quando qualcuno negli States dice qualcosa di male ci offendiamo tutti: «Ah, spalano merda su di noi». Beh, ogni politico progressista qui spala merda sugli Stati Uniti, ed è abbastanza ridicolo. «Ogni giorno negli Stati Uniti qualcuno viene ucciso!», fanculo, è un intero continente con 325 milioni di abitanti, è ovvio che qualcuno muore ogni giorno! In Olanda siamo 17 milioni, ci mancherebbe anche che avessimo sparatorie o assassini ogni giorno! Ah, quanto odio la gente stupida. Certo che Donald Trump è strambo, ma è stato eletto, non ha preso il potere con la forza o con un colpo di Stato militare. Piuttosto, potremmo scrivere canzoni su Paperino.
O magari su Walt Disney, d’altronde era notoriamente di estrema destra.
Sì, beh, ma era fascista prima che Hitler salisse al potere? O lo è diventato dopo? Hai votato per, poniamo, il Movimento 5 Stelle, perché te la passavi male e l’ultima arma che avevi a disposizione era il tuo voto per il Movimento; dopo cinque anni il Movimento apre i campi di lavoro e ammazza un sacco di gente. Sei responsabile di ciò? In Olanda la gente ha votato per il partito fascista, nel 1930. Il partito diceva di voler sistemare l’economia, che dopo la recessione era in un pessimo stato, e portavano Hitler come esempio di ciò che il partito avrebbe potuto raggiungere. La gente li ha votati. Poi sono arrivati la guerra e l’Olocausto e la gente è stata ritenuta responsabile per una preferenza politica espressa dieci anni prima, in un momento in cui quella roba non era neanche concepibile. Quindi: puoi ritenere le persone responsabili per qualcosa che non sapevano sarebbe successo?
È un argomento molto interessante. In realtà, oggi, sono passati ottant’anni e avremmo dovuto imparare qualcosa da quel che è successo allora. Dovremmo essere più consapevoli (appunto) dei nostri nonni negli anni ‘30. Noi ora abbiamo l’esperienza e gli strumenti per essere informati, per sapere che qualcosa di così orribile potrebbe essere generato da determinate situazioni. Ma torniamo ai TMDC: ora siete un trio. Questa trilogia è il vostro primo lavoro con questa conformazione, visto che siete sempre stati quattro, se non addirittura cinque. Com’è stato lavorare solo in tre?
Abbiamo perso il nostro batterista dopo Tetragrammaton, ma è stato tutto molto facile, e abbiamo semplicemente deciso di andare avanti con lo zoccolo duro: Robin al basso e alla voce, Carsten alla chitarra e ai sintetizzatori e io alla chitarra e alla voce. Al batterista su V1 e V2, Frank, abbiamo chiesto di entrare nel gruppo, ma preferisce rimanere come turnista, visto che suona anche negli Incantation. Eravamo un po’ scettici all’inizio, ma abbiamo visto che funziona per tutti. Se dovessimo suonare e Frank non potesse in quell’occasione, chiederemmo a qualcun altro di prendere il suo posto. Ed essendo un trio ci sono molte meno cose da discutere, mentre musicalmente non cambia nulla visto che sono io a scrivere il 95% della musica e dei testi, e Carsten ha il suo stile sia alle chitarre che con i sintetizzatori. Non ci servono altri membri.
Dalla formazione all’etichetta: state promuovendo questo album da soli, ma avete avuto un’opportunità con la Season Of Mist su Tetragrammaton. Avete detto che le vostre etichette vanno in bancarotta, alla SoM non è successo, ma…
Non si sa mai, può sempre succedere.
Gli diremo di toccare ferro. E mi auguro che non siate voi ad andare in bancarotta, ora che siete soli. Com’è andata e da cosa è stata motivata la transizione da piccole etichette a una quasi-major a una totale autoproduzione?
È una storia interessante. Season Of Mist pubblicò Illud Divinum Insanus dei Morbid Angel e io gli scrissi un’email dicendo: hey, state promuovendo il nuovo Morbid Angel, ma noi facciamo quella roba lì da un po’, e la facciamo meglio! E ottenemmo un contratto. Pubblicammo Tetragrammaton e l’ep Bloodcvlts. Il piano era di andare avanti con loro, ma ci dissero che le vendite non andarono bene quanto sperato per lo sforzo che l’etichetta mise nella promozione. Avremmo potuto vendere di più, ma avremmo dovuto cambiare la nostra immagine, e non volevano costringerci a farlo. Ne parlammo in maniera molto serena e piacevole all’Inferno Festival qualche tempo fa, e siamo ancora in ottimi rapporti con loro. Più avanti tornammo sotto Hammerheart, che aveva pubblicato The White Crematorium, ma gli altri ragazzi nella band iniziarono a chiedersi per quale motivo stessimo vendendo la nostra musica attraverso un’etichetta. Fui l’ultimo a soffermarmi sulla cosa, ma stavamo effettivamente vendendo i diritti sulla nostra musica per dei pezzi di plastica e cera. Così chiedemmo ad Hammerheart di modificare l’accordo, per ricomprarci i diritti e pagare le nostre spese, ma rifiutarono. Lo capisco, perché se The Monolith Deathcult diventano i nuovi Ghost, poi loro avrebbero i diritti sulla musica. Per cui abbiamo deciso semplicemente di andare avanti da soli. Abbiamo creato un’etichetta nostra, Human Detonator, che però non è una reale etichetta, ma serve solamente a pubblicare la nostra musica. Paghiamo le nostre spese e siamo proprietari della nostra musica, e siamo felici. Ma possiamo permetterci di farlo perché abbiamo una band relativamente grossa, se fossimo dei debuttanti saremmo considerati degli sfigati perché non in grado di trovare un’etichetta.
Posso dirti che il rischio delle band che si autoproducono non è tanto quello di essere ritenute sfigate, quanto di diventare semplicemente una delle tante. Se il tuo nome è associato a un’etichetta conosciuta, ha decisamente più probabilità di essere considerato rispetto ad altri; d’altro canto, se sei The Monolith Deathcult te lo puoi permettere, perché il pubblico conosce questo nome e si interessa alle sue uscite.
Assolutamente. Prima di pubblicare Trivmvirate non avremmo mai provato qualcosa di simile. Le etichette hanno persone che si occupano della promozione e si fanno il culo quadrato per questo. Il fatto è che non sono membri della band, magari promuovono quaranta gruppi a settimana, e tu finisci per essere uno tra i tanti. Ora abbiamo una persona che si dedica a noi e soltanto a noi. Lo sentiamo su Skype ogni sera per discutere di cosa potrebbe funzionare e cosa no. Con una band appena nata il rischio è molto alto, ma noi non abbiamo più vent’anni, abbiamo dei lavori e dei risparmi, e possiamo permettercelo. Ed è interessante capire come funzioni la filiera: qual è il prezzo di un cd, quali sono i costi di produzione. Ah, e una cosa divertente: la nostra distribuzione viene gestita da Season Of Mist. Abbiamo preso l’idea da Watain e Marduk.
Torniamo alla musica: siete nel mezzo di una trilogia. Perché una trilogia, come si concluderà? So che volete pubblicare il terzo capitolo entro il 2020, idealmente. Un cambio notevole per un gruppo che era abituato a pubblicare album ogni quattro o cinque anni. Cos’è successo?
L’idea di album più corti e di pause più brevi tra l’uno e l’altro ci è venuta dagli amici di Hammerheart. Vediamo il modo in cui i giovani ascoltano la musica: non ascoltano un album intero di Lady Gaga o Ed Sheeran. Prendono le canzoni. Per cui per quale motivo dovremmo — e di nuovo io sono stato l’ultimo a pensarci, perché sono vecchio e oh, quando ho comprato Cruelty And The Beast ho speso settimane a studiarmi i testi anche quando andavo in bagno — continuare a registrare musica per cinquanta o sessanta minuti quando la gente non la ascolta? Lo vedi anche su Youtube, le ultime canzoni dei nostri album hanno molte meno visite delle prime. Per cui abbiamo deciso di scrivere album più brevi, di circa trenta minuti, e poi aggiungere un po’ di materiale extra come versioni alternative, ri-registrazioni e cose così, in questo modo possiamo pubblicare ogni due o tre anni anziché cinque, e rimanere nel giro. Vedi, Trivmvirate mi è costato cinque anni di lavoro. Da fuori sembrava che fossimo spariti per tutto quel tempo, ma stavamo sempre lavorando a nuovo materiale.
Vi siete davvero dedicati al marketing!
L’abbiamo sempre fatto. Siamo sempre stati molto commerciali! Dateci i vostri soldi!
Beh, l’ho fatto, ma muovendomi da quello che hai detto tu: ho tutti i vostri album, eppure li ho presi tutti di seconda mano. E raramente vedo TMDC nominati come influenza dalle formazioni più giovani. È una cosa che mi sorprende sempre, perché siete un gruppo estremamente personale: siete genuini, brillanti e molto divertenti. I miei due centesimi a riguardo di questo paradosso sono che potreste essere un po’ troppo intelligenti per il metallaro medio. Ci avete mai riflettuto?
Non direi troppo intelligenti, penso sia in ragione dei molti stili che mescoliamo. I nuovi gruppi di solito decidono di suonare come qualcuno che ha uno stile ben definito. Noi ne usiamo troppi, penso che le nostre influenze siano troppo diverse per essere un paragone per formazioni appena nate. Se dicessi: hey, voglio suonare come TMDC. Ti direi: ok, quindi cosa vuoi fare? Dovresti usare cori, grugniti, growl, blast beat, break-beat, tutto. Non ci ho mai pensato, ma ora che ne parliamo sono abbastanza sicuro che sia così. O magari abbiamo semplicemente degli hater, chissà.
Non credo, se incontro qualcuno che conosce TMDC è sempre un wow, geniali. Magari intelligente era l’aggettivo sbagliato, forse è più corretto dire che siete troppo difficili per il metallaro medio. Potrei impiegarci ore per trovare tutti i riferimenti all’interno di un vostro singolo testo.
Assolutamente, c’è un’intera ondata di gente tra i quaranta e i cinquanta, totalmente dedita al death metal classico tipo Dismember, Grave e tutto il resto, che ci odia dal profondo. Sì, potresti avere ragione, però per noi questo modo di lavorare è assolutamente naturale, non facciamo nulla di proposito. Tra noi c’è sempre stata questa mutua provocazione di lanciarci spunti a vicenda: guarda questo, prova quello, pensa a quest’altro, questa cosa potrebbe funzionare così e cosà. Non ci sono confini. Abbiamo una cornice, ma è una cornice estremamente ampia. Non farei mai uscire della musica che non fosse abbastanza brutale o elaborata; e brutale non significa solo che devi infilarci dei blast beat. Questo modo di fare ci tiene concentrati.
Ora mi riferisco al vostro ultimo video: quindi stai dicendo che mettere insieme alieni, astronavi, sparatutto vecchia scuola e commando segreti israeliani vi viene naturale?
Sì. Ho letto un sacco di libri sui Nakam, c’è anche un film su Netflix che si chiama Operation Finale, ho scritto un testo che ne parla, poi abbiamo messo insieme la canzone, che per me è un tributo a Divine Intervention degli Slayer. Poi abbiamo deciso di fare un lyric video, e avevamo tutta ‘sta roba sulla Seconda Guerra Mondiale, ma abbiamo pensato che sarebbe stato banale, e commercialmente non è mai saggio fare un video pieno di svastiche e cose nazi. Per cui abbiamo pensato a qualcosa che per noi fosse fico: perché non facciamo una roba in stile Wolfenstein 3D o Doom? Ho trentanove anni e quelle sono le cose che per me erano cool. A quel punto abbiamo infilato tutti i riferimenti e le citazioni nel video, ed ecco fatto. Non c’era nulla di programmato. Certo, “Dawn Of The Planet Of The Ashes” è una citazione da Dawn Of The Planet Of The Apes, cui abbiamo unito un riferimento ai sopravvissuti dei campi di concentramento. È un argomento molto serio, e non vogliamo prenderci gioco di ciò che è successo, è solo il nostro modo di comunicare col mondo. I temi difficili non devono essere sempre trattati in modo difficile, e magari in questo modo porteremo qualcuno a cercare su Google cosa fossero i Nakam.
Mi vengono in mente due cose. Prima: qualche anno fa ho seguito una sorta di conferenza dove un comico italiano parlava di mafia, e disse che il suo obiettivo era quello di far ridere gli spettatori del crimine organizzato. Non perché fosse un tema poco serio, ma perché se ridi di un argomento del genere riesci a esserne meno spaventato.
Assolutamente. In Olanda lo chiamiamo gallows humour. Sono d’accordissimo.
Seconda. La mia prossima domanda sarebbe stata: avete mai pensato di contattare la ID Software? Stavo ascoltando “The Furious Gods” e ho pensato che sarebbe bellissimo sparare ai nazi ascoltando TMDC.
No, ma sarebbe interessante! Se conosci qualcuno lì, faccelo sapere! Mixiamo sempre tutte le nostre canzoni anche senza le voci. I Fear Factory donarono tre loro pezzi a Carmageddon, senza voci, e quando li sentii per la prima volta pensai: wow, che ficata, perché diavolo Burton Bell ci urla sopra?. Parlerò con Carsten, che segue queste cose, sono sicuro che “The Furious Gods” funzionerebbe perfettamente in un castello bavarese pieno di svastiche.
Un ultimo argomento che vorrei toccare: so che tutti voi avete un lavoro. Vi sta bene così? Vorreste essere musicisti a tempo pieno con TMDC?
No, preferiamo così. Tutti i nostri lavori ci piacciono, la band funziona bene, posso andare dal mio capo e dirgli: devo andare in Italia per tre concerti; e ottenere il permesso di farlo. A volte non c’è ispirazione, sai. Niente. Una volta avevo sei settimane di vacanza e sono rimasto a casa con la chitarra in mano, ma non è venuto niente. Ho finito per guardare tutti gli episodi di 24. Ora posso dire a tutti che non ci sarà un album per un tot di tempo e andare avanti con la mia vita. Se vivessi della mia arte, non sarebbe possibile. E sono sicuro che se lo facessi sarei sotto pressione e il risultato finale non sarebbe altrettanto buono.
Bene, direi che è tutto, grazie per le risposte molto esaustive. Vuoi aggiungere qualcosa?
Sì: vogliamo tornare in Italia! Abbiamo fatto qualche show e abbiamo anche rovinato un Rock Hard Festival una volta! La dogana ci distrusse il pc e quando siamo saliti sul palco non funzionava nulla. Ma ci siamo sempre divertiti dalle vostre parti, e se qualcuno volesse invitarci a suonare, basta chiedere! Non abbiamo neanche un’agenzia di booking, ci siamo solo noi!
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