AMENRA + Hate & Merda (03/04/2022 @ Circolo Magnolia, MI)
Colpito alla base del collo dalla notizia della data a Milano degli Amenra con in apertura gli Hate & Merda ammetto lì per lì di essermi sentito sopraffatto. Due band enormi, tanto simili quanto diverse, accomunate da una viulenza e da una profondità uniche. Mancare era vietato proprio com’è vietato scopare e, approfittando della possibilità di salire a Milano e trovarmi finalmente davanti amici di nuova e di vecchia data (come il buon Giup, il maestro Jacopo e la nostra rockstar di Twitch, Icilio), la missione aristocratica è stata organizzata celermente.
Grazie alla cortesia degli organizzatori della serata, tra Hardstaff Booking e responsabili del Circolo Magnolia, possiamo anche offrirti una piccola galleria di foto del concerto scattate per noi da Francesca Papasodaro. Tutto per dare maggior sostanza alle descrizioni, ma anche e soprattutto per farti rosicare un po’ nel caso in cui te la fossi persa.
Hate & Merda
Alla mia prima volta di sempre al Magnolia, ammetto di essere rimasto piacevolmente colpito quando, alle 21:00 spaccate, unn2 e unn27 hanno preso posto sul palco. Il primo imbracciando la chitarra e impugnando microfoni ed effetti vari, il secondo armato di bacchette e pessime intenzioni: due secondi per presentarsi ai già numerosi presenti e via, lungo Diamante Street in direzione capitale del male. Scaletta ripresa quasi pari pari dalla tracklist del loro ultimo Ovunque Distruggi, a meno di qualche titolo, e su per giù quaranta minuti bastano e avanzano ai nostri fiorentini di fiducia per annichilirci. La spasmodicità di “Zoster” e “Andrà Tutto Muori” ha subito settato il tono dell’esibizione degli Hate & Merda, mentre “Cardioide” e “Sotto Voce” hanno offerto agli astanti un assaggio della possanza del duo quando si dedica anima e cuore al drone.

Ultraviolenti e annichilenti, ma anche strappalacrime, i Nostri hanno salutato quello che a occhio e croce è stato il quasi centinaio di spettatori con l’inarrestabile “Incontrovertibile”, scheggia ultrasonica che non smetterò mai di difendere e decantare da qui al prossimo futuro. Una prova superlativa, quella degli H&M, nel pieno di un tour che li ha portati già in giro per l’Europa e nei mesi prossimi li vedrà aggirarsi per tutto lo Stivale, disseminando distruzione ogni dove. Ronzii, riverberi, echi e rimbombi hanno saturato l’area e conquistato chi non li aveva ancora mai visti dal vivo come chi alla loro violenza aveva già fatto l’orecchio: avessi bisogno di riascoltarli per capire meglio se ti piacciono o meno o fossi semplicemente alla ricerca di una nuova occasione per sbracciarti dal vivo mentre loro si dimenano forsennatamente su un palco, qui i prossimi appuntamenti con loro.

Amenra
Il tempo tecnico del cambio palco ed è toccato al main event della serata, un piatto forte come ce ne sono pochi in circolazione. Anche gli Amenra arrivano sul palco perfettamente in orario, ma la loro entrata in scena ha evidenziato da subito una cosa, un prendersi il giusto tempo per fare tutto nella giusta misura, avendo sempre pienamente il controllo della situazione. Una metriotes che si rivelerà essere il leitmotiv della loro intera performance. I cultisti di Ra hanno preso ognuno il suo posto e, scese le luci, è partita l’introduzione al rituale: un crescendo funereo e nefasto di riverberi e droni che, all’arrivo di Colin sul palco, è esploso con la delicatezza di una mina antiuomo. “Boden” prima e “Razoreater” poi hanno subito decretato l’inizio della messa e, da lì, è stata tutta una spirale di male discendente.

Il quintetto belga ha pescato a piene mani dal suo ultimo lavoro, De Doorn, ma anche dai precedenti Mass IIII, V e VI, costringendo il pubblico a un arrocco emotivo. Il trittico centrale dell’esibizione degli Amenra, costituito “Plus Près De Toi”, “De Evenmens” e “Ter Ziele” ha lanciato l’assalto definitivo della formazione contro gli astanti, arrembata che si è conclusa con “Am Kreuz”, “A Solitary Reign” e “Diaken” e con la disfatta degli spettatori, psico-fisicamente demoliti. Un’ora e venti, mi dicono dalla regia, di sberle e ceffoni che a confronto le cinquine di Bud Spencer e Antonino Cannavacciuolo sono carezze eteree; esibizione che ha visto i tanti, numerosissimi presenti condividere strazio e sofferenza in un unico, sincronizzato muro di headbanging.
Se la risposta del pubblico è stata stupefacente, la prestazione degli Amenra lo è stata dieci volte tanto, se non anche cento, o addirittura mille. Da dietro il suo set, Bjorn è stato chirurgico; ai lati del palco, Mathieu e Lennart hanno sfregiato gli astanti con le loro sei corde. Faccia a faccia con la folla, l’ultimo arrivato Tim De Gieter è stato protagonista di una performance più che convincente, tra urla infervorate e basso annichilente, mentre a portare tutto su un altro piano di esistenza ci ha pensato Colin, rivolgendosi verso di noi per non più di una manciata di volte, con una maschera di dolore e ferocia al posto della faccia.

Un primissimo plauso al Magnolia per l’organizzazione, perché dal primo all’ultimo secono in cui siamo stati lì tutto si è svolto come da programma. Le esibizioni sono iniziate e terminate secondo tabella di marcia, gli spazi divisi e organizzati, accessi e uscite controllate. Insomma, non la seratina organizzata sommariamente all’ultimo minuto. Una seconda, doverosissima menzione va all’attenzione ai dettagli che le band hanno dimostrato; come l’adesivo con cui i maestri dell’alta moda degli Hate & Merda hanno offerto una traduzione per il testo stampato sulla loro ultima maglia (che sul davanti porta la scritta “Vietato Scopare”) che recitava “It is forbidden to fuck”, o — tornando dolorosamente seri per un secondo — la chirurgica e maniacale attenzione al dettaglio di Colin e soci durante l’esibizione degli Amenra, che mi ha scosso a tal punto da rendermela indescrivibile ancora oggi.
Poco da dire e poco da fare: al Magnolia, la scorsa domenica sono state mazzate. Certo è che, fosse anche solo per una volta, tra il dolore e il nulla, abbiamo scelto il dolore e ne è valsa tremendamente la pena.