AN ELECTRIC EVENING OF ANTIMATTER + Nosound + Rome In Monochrome (06/10/2017 @ Wishlist Club, Roma)
Evento: | An Electric Evening Of Antimatter, Nosound, Rome In Monochrome |
Data: | 06/10/2017 |
Luogo: | Wishlist Club, Roma |
Gruppi:
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Dopo aver appurato che, per quanto assistito da un navigatore GPS, come pilota valgo meno di zero, mi sono avvalso della infinita disponibilità di due amici per arrivare fino a Roma. Perché è da quando ho ascoltato per la prima volta “Conspire” che ho il desiderio di godermi gli Antimatter dal vivo. Si dà il caso che la Dark Veil Productions — in collaborazione con Kick Agency — me ne abbia dato la possibilità una manciata di giorni fa, molto prima di quanto potessi mai sperare.
Dopo un viaggio di due ore e mezza buone, passate a discutere di come preferiamo danzare nudi intorno al focolare nella notte di Samhain o di quanto zucchero di canna mettiamo o meno nel tè alla radice di ginepro, arriviamo (senza sbagliare strada nemmeno una volta) al Wishlist Club, perfettamente in orario per vivere l’esperienza del concerto dal primo all’ultimo secondo.
All’interno, una piccola area vede allestiti un paio di banchetti col merchandising delle tre band che da lì a poco si sarebbero esibite. E dietro quello degli Antimatter c’è niente meno che lui, Michele Mosso, col suo sorriso smagliante e la sua capoccia luccicante. Tra una foto di rito, un autografo qui e un paio di CD acquistati là, Mick dà prova di avere un cuore incredibilmente grande e di essere una delle persone più tenere al mondo. Non si vedrà in foto, ma io morivo letteralmente di gioia in quel momento.
Rome In Monochrome
Fattasi ‘na certa, come si dice in quel della capitale, prende posto sul palco la formazione dei Rome In Monochrome. LordPist ci aveva già parlato di loro in occasione della pubblicazione di Karma Anubis, l’EP di debutto del progetto. Tre chitarre, basso, voce e batteria: con in mente ancora vivi i ricordi del disco sopracitato, ho ascoltato per intero l’esibizione dei Nostri, godendo appieno della loro proposta.
Un amalgama dal sapore goticheggiante, fatto di un doom molto melodico e arricchito dalle melodie delle varie sei e sette corde che si intrecciano e si armonizzano. La voce pulita del cantante Valerio Granieri, affiancata solo in un paio di occasioni dal growl del chitarrista Gianluca Lucarini (Degenerhate, Exhume To Consume), riesce nell’impresa di dare un tocco molto post– all’atmosfera generale.
Diversi brani sono stati estratti dal primo album (Away From The Light, pronto ma in attesa di pubblicazione) del gruppo, tra cui spicca “Uterus Atlantis”: per l’esecuzione di quest’ultima traccia Marco Paparella abbandona la chitarra per imbracciare un violino elettrico. Un momento diverso da quelli precedentemente proposti dai Monochromers, quasi una ballata prettamente post-rock: intrigante.
Nosound
In linea con lo stile dell’ultima proposta monocromatica, arriva il turno di una band che di post– ne sa decisamente qualcosa. I Nosound, sotto l’ala della Kscope (Anathema e Steven Wilson, tra gli altri, ma non dovrebbe davvero esserci bisogno di dirlo), partono all’attacco con sicurezza e decisione, forti di una certa esperienza ma soprattutto con la consapevolezza di giocare in casa; letteralmente, dato che anche loro sono romani.
Che dire, sono rimasto davvero colpito dalla loro proposta: un post-rock senza troppi fronzoli, estremamente toccante, atmosferico, ammaliante ma anche e soprattutto diretto. Una strana scelta di aggettivi, la mia, me ne rendo conto. Un’esibizione lunga e sostanziosa, durante le quale i Nostri hanno regalato ai presenti uno spettacolo raffinato e pregevole, con pezzi (come “In Celebration Of Life” o “Evil Smile”) estratti tanto dal loro ultimo lavoro (Scintilla), così come canzoni ripescate dai dischi del proprio passato, quali “I Miss The Ground” e “She” (da Afterthougths) o “Fading Silently” (contenuto in A Sense Of Loss).
Sono rimasto piacevolmente colpito, più di tutti, dal basso: personalmente, il mio elemento favorito nel complesso quadro dipinto dalla formazione; rotondo, monolitico, preciso al millisecondo, capace tanto di sostenere l’intera struttura, fornendo solidi tappeti melodici, quanto di elevarsi a strumento solista; anche in questi casi senza troppi sfarfallii, in grado di squassare il versante opposto dell’universo nosoundiano con terremoti e tsunami. Grandioso!
Antimatter
Alle 23:30 circa gli Antimatter salgono finalmente sul palco e io mi sento già venire meno. Mentre tento di mantenere la prima fila e la dignità allo stesso tempo, la band britannica attacca a suonare. Piccola premessa: io sono solito godermi i concerti, okay, tuttavia allo stesso tempo mantengo un certo grado di lucidità, grazie al quale posso prendere appunti a caldo sull’esibizione, sulla scaletta ecc. Ecco: l’unica cosa che ho fatto mentre Mick e i suoi erano sul palco è stata scapocciare. E soffrire, ovviamente. Perché quando Loro fanno quello che fanno non si può non morire dentro e rinascere ciclicamente, canzone dopo canzone, in una sequenza di morte e resurrezione catartica potenzialmente senza termine.
Quindici canzoni estratte più o meno da tutta la loro discografia, un’ora e mezza minimo di goduria infinita. La sola partenza con “Monochrome” (da Fear Of A Unique Identity), seguita da “Killer” (contenuta in The Judas Table), “Paranova” e “Black Eyed Man”, mi ha devastato più di quanto tante altre serate non abbiano mai fatto finora. Non c’è stato verso di ascoltare “Conspire”, ahimè, ma non me ne dispiaccio davvero. Moss e compari hanno tirato giù letteralmente l’impossibile, mandando in visibilio i fan presenti e sconvolgendo quella manciata di persone che erano venute completamente a scatola chiusa.
Tra brani ripescati tanto da Saviour (“Saviour”, “The Last Laugh”, “Angelic” e la strappalacrime “Over Your Shoulder”) quanto da Fear Of A Unique Identity (tra cui “Wide Awake In The Concrete Asylum”), ulteriori collegamenti al più recente The Judas Table (“Can Of Warms”, “Stillborn Empires”) e inevitabili riferimenti a Leaving Eden (che quest’anno ha compiuto dieci anni di vita), si sono compiute le magie straordinariamente belle degli Antimatter.
Due ore e mezza di viaggio in notturna verso casa, per il sottoscritto, una stanchezza impossibile da quantificare e una gioia nel cuore altrettanto indescrivibile: questo mi ha lasciato la serata al Wishlist dello scorso 6 ottobre. Ringrazio di cuore lo staff del locale e l’organizzazione (Dark Veil Productions e Kick Agency), perché hanno messo su davvero una bell’evento, e soprattutto le band: tutti i musicisti e i tecnici, dal primo all’ultimo, hanno fatto sì che quel momento fosse perfetto. Non lasciatevi ingannare: si parla sì di assenza di colore, di suono e di materia, ma c’è qualcosa che indiscutibilmente non manca, la qualità.