ANATHEMA + Alcest (22/10/2017 @ Kino Šiška, Lubiana)
Evento: | Anathema + Alcest |
Data: | 22/10/2017 |
Luogo: | Kino Šiška, Lubiana |
Gruppi:
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Prendete uno dei gruppi di punta in termini di feels e malinconia, che ha saputo reinventarsi più volte dagli inizi degli anni ’90 fino a oggi. Prendete anche coloro che, ormai una decade fa, hanno rivoluzionato la frangia più emotiva del metal estremo. Metteteli insieme, in uno di quei locali a cui è difficile muovere delle critiche di qualsivoglia genere, e avrete una serata a cui è un vero peccato mancare, se siete tra quelli che amano crogiolarsi nella musica triste.
Stiamo parlando della data degli Anathema, con gli Alcest in apertura, al Kino Šiška di Lubiana, la sempre meravigliosa capitale della vicina Slovenia. Una fredda e piovosa serata autunnale da incorniciare, grazie alla durata considerevole delle esibizioni e al livello qualitativo decisamente elevato.
Alcest
Il gruppo formato da Neige e Winterhalter, affiancati dai fidati Zero e Indria, sale sul palco puntuale sulle note di “Kodama” e subito abbiamo modo di calarci nell’evento con l’esperienza tipica di un concerto degli Alcest: muri di suono (ma con i vari strumenti ben definiti, una cosa per niente scontata) e di luce, atmosfere eteree che si sposano perfettamente con la musica dei francesi. La voce di Neige è sempre sullo stesso piano degli strumenti, mai al di sopra, sia in pulito che nel suo particolare scream che riporta i transalpini ai tempi d’oro, prima dei più o meno discussi “Shelter” e “Les Voyages De L’âme”. I dieci anni intercorsi dal debutto discografico vengono ripercorsi quasi completamente, unico grande escluso “Souvenirs D’un Autre Monde”, un peccato vista anche la recente ristampa commemorativa. Si riesce comunque ad avere uno spaccato di tutte le sfaccettature della loro produzione: il redivivo blackgaze dell’ultimo lavoro, la sognante “Autre Temps”, per arrivare all’inevitabile crollo emotivo con “Percées De Lumière” e concludere con “Délivrance”.
Sette canzoni per un’ora piena di concerto praticamente senza difetti, da parte di un gruppo di artisti ormai decisamente a proprio agio con il successo e l’esposizione mediatica, ma che comunque si dimostrano con i piedi saldamente per terra: sono loro, infatti, a smontare la propria strumentazione per poi andare in platea ad assistere al gruppo d’oltremanica e accogliere i numerosi fan per saluti, foto e autografi. Sublimi.
Anathema
La band, composta questa sera dai tre fratelli Cavanagh, più Lee Douglas e Daniel Cardoso, sale sul palco riallacciandosi idealmente a quanto lasciato in sospeso nel 2001 con A Fine Day To Exit, di cui l’ultimo The Optimist è il seguito naturale. La spiaggia proiettata sullo sfondo è infatti la stessa di quell’album, e l’atmosfera è subito palpabile, tanto più che l’inizio è di quelli da lasciare senza fiato, con “Untouchable, Part 1/2” e un primo blocco di brani tratti dall’ultima fatica discografica. Come i più attenti di voi avranno notato, all’appello manca un nome abbastanza importante, quello di John Douglas, il quale ha rinunciato ai lunghi tour per essere presente durante l’infanzia della figlia: Cardoso lo sostituisce degnamente dietro le pelli (nonostante qualche attimo di incertezza e una performance piuttosto lineare e quadrata), mentre Vincent Cavanagh si divide equamente tra tastiere e chitarra.
In generale l’aria sembra un po’ tesa, probabilmente per i motivi appena citati e anche perché il pubblico fatica a lasciarsi coinvolgere, salvo nei pezzi più celebri: ciò sembra colpire più Danny Cavanagh, il quale tenta e ritenta di incitare il pubblico che risponde in maniera tiepida, lasciandolo un po’ stizzito. Poco male, lo spettacolo va avanti e si ripercorre tutta la storia recente del gruppo di Liverpool, a partire da “Barriers” e “Pressure” del 2001, per arrivare al penultimo disco di qualche anno fa, senza tralasciare altre perle come l’emozionante “Dreaming Light” (sulla quale Danny chiede e — stavolta — ottiene la partecipazione degli astanti che accendono i flash dei telefoni, con un effetto meraviglioso nel buio della sala).
Il clima si fa più rilassato nella seconda metà della serata, con frequenti scambi di parole con il pubblico, aneddoti e un breve siparietto sulle squadre di calcio locali tra i due riccioluti e Lee Douglas, impegnata su quasi tutti i brani e autrice di un’esibizione da incorniciare. I bis arrivano quasi inaspettatamente, con “Firelight” che introduce “Distant Satellites” per poi tornare al presente con “Springfield” e l’immensa “Back To The Start”, uno dei momenti più alti del nuovo disco e della serata, che si conclude con un omaggio agli immortali Pink Floyd, con Vincent che intona l’ultima strofa di “Breathe (Reprise)” e Danny che si esibisce nell’assolo introduttivo di “Shine On You Crazy Diamond”. Il gran finale è affidato a “Fragile Dreams”, unica concessione da quella pietra miliare che è “Alternative 4”, prima di salutare un pubblico forse un po’ ostico ma decisamente soddisfatto da una serata fuori dal comune.
«Home, home again / I like to be here when I can / When I come home cold and tired / It’s good to warm my bones beside the fire» diceva il caro David Gilmour, e lasciarsi andare all’emotività di fronte a questi signori è stato, effettivamente, un po’ come rilassarsi davanti al caminetto in una fredda e piovosa serata autunnale.