CULT OF PARTHENOPE BLACK METAL FEST 2019 (02/11/2019 @ I’m Club, Caserta)
Evento: | Cult Of Parthenope Black Metal Fest 2019 |
Data: | 02/11/2019 |
Luogo: | I’m Club, Caserta |
Band:
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Lo stato di salute della cosiddetta scena campana è indiscutibile. È da qualche anno, ormai, che seguiamo da vicino la nascita e la crescita di nuove band ed eventi locali e senza alcun dubbio il più promettente fra questi ultimi è il festival black metal organizzato da Giulian e Alberto di Cult Of Parthenope. Arrivato alla sua quarta edizione, il Cult Of Parthenope Black Metal Fest di quest’anno si è tenuto nella stessa location del 2018 con un bill altrettanto — se non maggiormente — invidiabile. Gli headliner sono stati i leggendari Darkened Nocturn Slaughtercult e i più giovani ma non meno noti Harakiri For The Sky, mentre tra i nomi di spicco del resto del bill figuravano anche le oscure stelle del nero metallo olandese Asagraum, che nel 2020 saranno all’Inferno Metal Fest in Norvegia assieme a realtà del calibro di Kampfar, Ihsahn, Sylvaine e Bölzer.
L’apertura della quarta edizione del fest è stata affidata ai Madvice, formazione campano-toscana della quale vi avevamo già parlato; tra l’altro anche in occasione dell’uscita del loro album di debutto, Everything Comes To An End. Il quartetto tricolore, in questa sede, ha sfoggiato il suo personale death metal melodico di matrice svedese e sfoderato il meglio del suo arsenale, tirando fuori brani dal disco sopracitato (come l’eponimo”Everything Comes To An End”, “A Day To Fight, A Day To Die” e il ben più annerito “The Gate”) e presentandone alcuni nuovi in anteprima, come “Warpath” ed “Extinction”. L’esibizione ha visibilmente entusiasmato una buona parte degli oltre quaranta spettatori tra le fila del pubblico; cifra per nulla scontata, visto che la band si è esibita dalle 16:10 alle 16:30.
Venti minuti di cambio palco e un rapido line check portano in scena i primi ospiti internazionali: il giovane duo svizzero dei Daerachas. Behevras e Humbakha, rispettivamente batterista e chitarrista-cantante della formazione di Losanna, hanno dato ai presenti il primo assaggio di black metal vero e proprio, proponendo diversi brani inclusi nella loro attualmente unica pubblicazione, ovvero l’EP The Executioner. Urla gutturali, distorsioni ruvidissime, folli alternanze di blast beat e rallentamenti al limite del funeral doom. Corpsepaint, cappi nel loro logo e maschere da boia. Ecco cosa hanno portato in dono gli svizzeri: non tavolette di fine cioccolato ma diversi blocchi di nerissimo metallo che, nonostante la giovinezza del progetto, fanno sperare in bene per il futuro.
Impegnato a intervistare i precedenti artisti, purtroppo mi sono perso i primi minuti del set della terza band, ma ciò non mi ha impedito di tornare di corsa in sala non appena possibile, al massimo dell’esaltazione per poter godere dell’esibizione dei bergamaschi Voland. Perché di questa elitarissima realtà del sottobosco italico abbiamo parlato fin dai suoi primissimi esordi su ReverbNation e ora posso finalmente affermare con certezza che vederla dal vivo è, effettivamente, una piacevolissima esperienza! C’è da dire che il quartetto è solamente alla sua terza esibizione di sempre (come Voland, si intende, visto che i musicisti coinvolti — tra cui due membri dei Veratrum e uno dei Sojourner — sono tutt’altro che alle prime armi) tuttavia ciò non ha impedito di regalare ai presenti, già leggermente più numerosi, momenti di grande epicità, specialmente sulle note di “1917”, il brano che ho più apprezzato della loro scaletta.
Tra una chiacchiera con un amico e l’arrivo di un conoscente, è così che verso le 18:00 sono saliti sul palco i Release The Blackness, anch’essi già passati sulle nostre pagine in precedenza. L’arrivo del quartetto salernitano ha spostato nuovamente il focus del pubblico verso orizzonti più vicini al death metal, se non addirittura al thrash e al groove. Pur stilisticamente fautori di una proposta più eterogenea del resto delle formazioni coinvolte nel fest, i Nostri hanno saputo gestire molto bene il palco e gli spettatori, dando prova di essere una realtà affiatata ed effettivamente in fase netta di crescita e maturazione. Tra i brani estratti dal loro EP Antares è spiccata dal vivo la performance di “The Way Of Hollow Self”, eseguita con grande foga e convinzione in chiusura di un soddisfacente set.
L’arrivo dei Natas ha definito il punto di svolta della manifestazione, sia nel bene che nel malae. La numerosa band norvegese (composta infatti da sei membri, di cui due cantanti) ha rilasciato lo scorso anno il suo primo album, På Veg… Til Helvette, tramite la nostrana Dusktone ed è per questo motivo che non mi aspettavo una performance misera dal sestetto, pur non sapendo nulla di loro; e infatti le mie aspettative non sono state deluse. Sebbene in primis non abbia apprezzato lo stile dei sei, in termini di genere, non posso negare l’evidente coinvolgimento che sono stati capaci di creare con il pubblico e questo ha giocato fortemente a loro favore: tra sonorità marcatamente old school, violenza e rumore, i Natas hanno chiamato a raccolta e convinto un gran numero di spettatori. For the glory ov Seitan, ovviamente!
Nel tentativo di recuperare le precedenti video-molestie ai danni di Voland, Release The Blackness e Natas (impresa non da poco, visto che questi ultimi erano davvero molto ubriachi), purtroppo mi è stata preclusa una buona fetta dell’esibizione dei maltesi MartYrium (link all’intervista). Come se non bastasse, accedere successivamente alla sala per godermi la seconda parte del loro spettacolo si è rivelata un’impresa difficilissima: a limitare l’accesso all’area antistante il palco c’era un numero non indifferente di persone, attirate, sono certo, soprattutto dal mix peculiare di industrial e symphonic black-death metal (direi a metà tra Carach Angren, Cradle Of Filth e Septicflesh) proposto dalla band mediterranea e non solo dalla bella presenza della loro cantante. A posteriori, posso dire che la manciata di brani estratti dai quattro album pubblicati nei vent’anni di carriera (tra cui “Serpents Of The Horned Apparition” e “Vital”) ed eseguiti durante un’esibizione complessiva di mezz’ora sono valsi più di dieci lettere di raccomandazione per il quintetto fondato da Count Mortem: wow!
Passate le 19:00, i Kyterion (intervista qui) sono stati accolti dal centinaio inoltrato di presenti con profonda veemenza. Il quartetto italiano è ormai in giro da un po’ e si è creato una certa reputazione, dopo la pubblicazione di Inferno I e Inferno II, le prime due parti di una impegnatissima trilogia dalle tinte death-black, come rilevato dal buon Mourning a suo tempo. I brani estratti da questi dischi hanno ampiamente soddisfatto i presenti (me incluso, ovviamente!), esaltati dall’autentica possanza della proposta dei neri portavoce della Commedia dantesca così come dalla loro perizia tecnica. Dopo essermi ripreso da questa esperienza ultraterrena, non posso che confermare come il mascherato quartetto costituisca oggigiorno una delle più solide nonché valide realtà nazionali. “Tra La Perduta Gente”, “Onde La Rena S’Accendea”, “Cerbero Il Gran Vermo”: queste e altre le mine sganciate, bombe capaci di sfondare il pavimento e far sprofondare il pubblico nel più dolce dei gironi infernali.
Sono riuscito a seguire solo una piccola parte della performance del quartetto olandese delle Asagraum, per varie vicissitudini, ciò nonostante le sacerdotesse della Fiamma Nera hanno messo in scena uno spettacolo di indubbia qualità che ha colpito la totalità dei presenti, con un black metal rabbioso e feroce che però non sfocia mai nel dissonante o nel confusionario. L’unica pecca rilevata dal sottoscritto sta nel fatto che le quattro, per qualche motivo, sono sembrate un po’ troppo caute nell’approccio, finendo per lasciarsi andare maggiormente solo sul finale. La breve storia del progetto di Obscura, iniziata meno di cinque anni fa, ha portato la formazione dei Paesi Bassi a un certo livello di fama nel sottobosco dei fan del genere, con la pubblicazione prima di Potestas Magicum Diaboli e poi di Dawn Of Infinite Fire, uscito quest’anno. I quaranta minuti di performance oscura e devota alla violenza hanno infiammato l’animo dei presenti, preparandoli al meglio per le esibizioni dei due nomi grossi-grossi-in-modo-assurdo della serata.
Uno dei momenti più attesi dell’intera giornata da parte della totalità dei presenti è stato senza ombra di dubbio il turno degli Harakiri For The Sky. La formazione austriaca capitanata da J.J. e M.S. (con cui successivamente ho scambiato due parole) è salita sul palco forte della pubblicazione nello scorso anno di Arson, disco ampiamente apprezzato dalla critica, e ha regalato al pubblico al completo uno show di altissima qualità. I tre brani da quest’ultimo album assieme ai due dal precedente III: Trauma (tra cui “Calling The Rain”) hanno incantato gli spettatori, in stato di estatica sofferenza, per tutta la durata della performance del quintetto. Su tutti, è stata probabilmente “Fire, Walk With Me” a colpire maggiormente chi c’era, anche se la stessa “Heroin Waltz” ha regalato altrettante lacrime ed emozioni agli astanti. Non c’è stata quasi traccia di sbavature o di errori da parte della band, che non ha risparmiato sudore e passione, meritandosi tutti gli applausi riservati dopo ogni singolo brano.
E infine il gruppo di punta della serata, lo show che ha richiamato da mezza Italia (ed Europa, a dire il vero) i presenti. I Darkened Nocturn Slaughtercult, nome di straculto della scena tedesca, sono arrivati sul palco del club casertano leggermente in ritardo sulla tabella di marcia, ma l’attesa è stata ampiamente ripagata. Dopo un’entrata scenografica, la performance della formazione teutonica è stata fenomenale, titanica: il quintetto ha letteralmente tenuto una lezione magistrale su come una realtà che sta nell’ambiente da più di vent’anni debba comportarsi. Presenza scenica monolitica, tasso tecnico elevatissimo e personalità da vendere: ci credo che lo spettacolo imbastito da Onielar e soci abbia fatto saltare la corrente e venir meno parte dell’illuminazione del locale! Quest’ora di indottrinamento a base di estratti dal loro ultimo Mardom così come dagli storici Nocturnal March (tra cui la stessa “Nocturnal March”) e Saldorian Spell è stata capace di placare la sete di malignità dei presenti, in un unico, immenso rituale che ha privato il pubblico delle sue energie, sacrificandole al Signore Oscuro a sua lode e gloria. In definitiva, uno spettacolo immenso sotto ogni punto di vista.
La quarta edizione del Cult Of Parthenope Black Metal Fest è stata un enorme successo. L’evento è finito con un meritatissimo sold-out e non c’è stata una persona che il sottoscritto abbia sentito delusa: tutti hanno apprezzato da cima a fondo l’intera situazione, nessuno escluso. Tra spettatori entusiasti provenienti anche dall’America, dalla Polonia e dalla Repubblica Ceca e gente accorsa dal nord tanto quanto dal sud del nostro Paese, l’evento più nero della Campania ha raccolto anche quest’anno il consenso e l’approvazione di tutti i partecipanti e delle band coinvolte. La mia esperienza all’interno di questo contesto non è ovviamente finita qui, perché in collaborazione con il disponibilissimo Stefano Mastronicola di Metal In Italy ho realizzato diverse video-interviste che saranno a breve disponibili su YouTube. Intanto potete vedere qui sotto il risultato dei nostri sforzi congiunti, nel momento in cui (alle due di notte inoltrate) abbiamo avuto modo di scambiare alcune parole con Giulian e Alberto. Cult Of Parthenope Black Metal Fest, ci rivedremo l’anno prossimo: è ancora una volta una promessa!
La gallery della serata
Nota: anche questa volta tutte le foto presenti all’interno dell’articolo sono state realizzate da Marco Alfieri, al quale vanno di nuovo i miei ringraziamenti per avermi concesso di utilizzarle.