DOOL + Harakiri For The Sky (10/03/2018 @ Revolver Club, San Donà di Piave) | Aristocrazia Webzine

DOOL + Harakiri For The Sky (10/03/2018 @ Revolver Club, San Donà di Piave)

Evento: Dool + Harakiri For The Sky
Data: 10/03/2018
Luogo: Revolver Club, San Donà di Piave
Gruppi:

  • Afraid Of Destiny
  • Ishvara
  • Harakiri For The Sky
  • Dool

Serata ricca ed eterogenea quella di sabato 10 marzo al Revolver di San Donà di Piave: che vi piaccia il post-black metal di stampo atmosferico o preferiate un’attitudine più grezza e stradaiola pur restando su sonorità non proprio allegre, gli austriaci Harakiri For The Sky e gli olandesi Dool hanno regalato uno show valido, specialmente i secondi, motivo per cui ero presente. Tutto ciò al netto di un’acustica non proprio ottimale per musicisti e avventori, che solo nel finale di serata si è assestata su livelli accettabili.


Il piatto è stato arricchito grazie alle esibizioni in apertura di due gruppi locali, per cui spenderemo qui giusto due parole: i giovanissimi Afraid Of Destiny, autori di una prova incoraggiante con il loro depressive black ancora molto acerbo a livello compositivo, e i debuttanti Ishvara, con i loro estremismi sperimentali che hanno fatto pensare a più spettatori «interessanti, ma non ci ho capito un cazzo».


Harakiri For The Sky

BRUTAL ASSAULT 2013 - Parte IIIl duo austriaco degli Harakiri For The Sky, composto dal tuttofare M.S. e dal cantante J.J., è da pochissimo tornato sul mercato con Arson, un lavoro che segue pedissequamente i binari sicuri tracciati dalla formazione dal 2012 a oggi. Nonostante per la prima volta si siano avvalsi di un batterista reale (e che batterista, dato che stiamo parlando di Kerim “Krimh” Lechner, impegnato da qualche anno nei Septicflesh), il disco ha ancora una volta mostrato il grandissimo problema della band, che tende a ripetersi fin troppo e perdersi in se stessa.

Pecca che, purtroppo, si è presentata anche dal vivo, aggiungendosi ai suoni impastati e al trigger della grancassa che ha deciso di lavorare part-time. Dopo aver osservato il manipolo di adolescenti in calore in prima fila (ambo i sessi) e cercato di apprezzare la proposta, si suppone concentrata sull’ultimo disco, ho provato a spostarmi per il locale — sui divanetti, in fondo, ai lati del palco, al cesso — per vedere se le cose migliorassero, ma non è servito a molto. Raccolto qualche commento unanime sulle problematiche già citate, è finalmente arrivato il turno degli headliner.


Dool

Come per magia, il blocco di regazzini nelle prime file scompare, manco fosse in vigore qualche coprifuoco, per lasciare posto a un più sobrio gruppo di astanti; a eccezione di qualche individuo leggermente molesto a ridosso del palco. I Dool, legati in qualche modo a un’altra realtà olandese finita in modo tragico, i The Devil’s Blood, calcano il suolo italiano per la prima volta in questa doppietta che li ha visti il giorno prima in quel di Pavia e lo fanno nel migliore dei modi. Rock’n’roll dalle influenze ottantiane sporco, grezzo e aggressivo, che si personifica benissimo nella cantante e chitarrista Ryanne van Dorst. La sua prova è sanguigna, non risparmia neanche una goccia di sudore, cercando di coinvolgere la folla (poca e un po’ fredda anche nel momento clou) sorretta da un comparto strumentale di primo livello, con la sezione ritmica solidissima e gli altri due chitarristi sugli scudi, specialmente Nick Polak in veste solista con il suo look da rockstar consumata.

Quasi tutta la serata si basa sull’unico album pubblicato, con un po’ di spazio per due nuovi brani (che ci auguriamo di sentire prestissimo su disco) e una cover dei leggendari Killing Joke: dall’iniziale “Vantablack” alla chiusura con il singolone “Oweynagat”, il quintetto guadagna via via consensi con una sorta di doom-rock con tinte post-punk che farebbe muovere in maniera scomposta anche il più indifferenti degli spettatori. Davvero, davvero bravi, andateveli a sentire e vedere se ne avrete l’occasione.