(ECHO) + Hungry Like Rakovitz + Gospel Of Wolves + La Fin (27/05/2017 @ Circolo Colony, Brescia)
Evento: | (EchO) + Hungry Like Rakovitz + Gospel Of Wolves + La Fin |
Data: | 27/05/2017 |
Luogo: | Circolo Colony, Brescia |
Gruppi:
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Gli (EchO) sono senza ombra di dubbio una delle band più interessanti che il panorama metal italiano ha da offrire: non solo il loro stile è unico, un'altalena tra pesantezza doom-death e momenti di psichedelia onirica, ma in continua definizione. Il loro ultimo disco, "Head First Into Shadows", è una conferma di talento e di volontà di sperimentare.
Per chi vive nel nord Italia, il Colony non ha di certo bisogno di presentazioni: il locale è un punto fisso per ogni ascoltatore di metal, proponendo spesso serate interessanti per gli appassionati. Questa sera l'entrata è gratis per i soci, ultima prima di un cambio di politiche di gestione annunciato qualche mese fa dal proprietario.
Arriviamo in netto ritardo, sperando di non esserci persi troppo delle esibizioni di apertura, per scoprire che lo spettacolo sarebbe cominciato più tardi. A essere sinceri, io non avevo fatto i compiti, conoscendo solo la band bresciana, pertanto la mia intenzione era godermi le sorprese. Scambiate quattro parole con Paolo Copeta, batterista degli (EchO), e fatti un po' di acquisti, ci ritroviamo a sentire la band di apertura.
La Fin
Vestiti di nero e in gran quantità sul palco (la band è formata da sei persone), i La Fin attaccano e si rimane colpiti dalla pesantezza del loro mix tra post-hardcore e post-metal. I suoni sono perfetti e neri. Il caos e il dolore scaturiti dagli strumenti, insieme agli effetti di luce, fanno la propria parte, anche se la band — a eccezione del cantante — stenta a muoversi sul palco. Il pubblico non sembra troppo coinvolto, ma man mano che scorrono i brani si comincia a vedere un certo aumento delle persone.
Finito il loro set è il momento dei Gospel Of Wolves.
Gospel Of Wolves
Ammetto che i Gospel Of Wolves non mi hanno impressionato. Black metal con divagazioni tecniche, al posto della batteria una drum machine e un ritardo che porta a tagliare la scaletta. Durante la seconda traccia, sembra che abbiano sbagliato base di batteria e se ne rendono conto verso metà, troncandola di netto. Mossa non proprio ideale per il morale e di fronte a un pubblico molto difficile e forse dalle idee musicali non proprio efficaci.
Peccato, perché l'esibizione di per sé è pulita e l'impegno dei musicisti sul palco è tangibile.
Hungry Like Rakovitz
Quando i bergamaschi Hungry Like Rakovitz entrano in scena, il pubblico è già cresciuto, tutto lì per sentirli sparare addosso tonnellate di grindcore irregolare, nervoso e incazzoso, senza sbavature.
L'esibizione è perfetta: la band si muove scatenata e il cantante fa di tutto, arrivando ad arrotolarsi un jack intorno alla testa senza smettere di urlare. Il pubblico ha raggiunto una quantità rilevante e questo fa ben sperare per l'andazzo della serata. Con l'ultimo pezzo di una scaletta forse un po' lunga, il cantante scende dal palco e si agita in mezzo al pubblico, per poi andarsene via. Lo ritroviamo distrutto dietro il banco dei promo pochi minuti dopo.
(EchO)
Arriviamo al finale. Gli (EchO) partono con "Internal Morphosis" del debutto "Devoid Of Illusions", con quel suo crescendo lento e psichedelico che si abbatte sul pubblico. Si attacca subito dopo con la meravigliosa "Gone" dall'ultimo disco, una canzone che io amo ma che la band ha avuto difficoltà a far decollare, a causa di alcuni piccoli errori; c'è qualcosa che non va, ma sono riuscito ad accorgemene soltanto durante il brano successivo. «Boh», come è stata chiamata dal cantante stesso, è una nuova traccia che sarà nel prossimo album, attualmente in lavorazione. Ho avuto la sensazione che sia un ulteriore passo in avanti per la band, che spicca per maestosità su quanto fatto finora e — a essere onesti — l'ho apprezzata tanto.
Ora, dovete sapere che io ero in prima fila, attento a ciò che succedeva sul palco, e non mi era mai venuto in mente di girarmi per vedere come il pubblico stesse reagendo. Dietro di me ho visto il deserto quasi assoluto: sotto il palco eravamo solo io e una decina tra appassionati e membri del loro staff. Triste, specie per la band che riesce alla grande a farsi perdonare le indecisioni, chiudendo con il binomio "Once Was A Man" (dedicata a Chris Cornell per l'occasione) e "Beneath This Lake", eseguita con un po' di stanchezza in corpo, data forse anche l'ora tarda.
Malgrado tutto, gli (EchO) sono riusciti comunque a farci vivere quasi un'ora di note visionarie provenienti da un altro mondo e i problemi, alla fine, non hanno intaccato l'atmosfera creata. Di questo proprio non possiamo lamentarci.
Tutte le foto che state vedendo sono di gentile concessione di Moreno Antonini.