Evoken + (EchO), Shores Of Null - 26/07/2022 @ Legend Club (MI) | Aristocrazia Webzine

EVOKEN + Shores Of Null + (EchO) – (26/07/2022 @ Legend Club, Milano)

Scrivere il resoconto di una serata avvolta dalle soffocanti spire del doom dopo pochissime ore di sonno è, di per sé, un’esperienza mistica e straniante. La mia mente continua a richiamare immagini di Evoken, Shores Of Null ed (EchO), le band che il 26 luglio 2022 hanno calcato le assi del meneghino Legend Club, e queste emergono come spettri dalla nebbia dei sensi che mi sta perseguitando a diverse ore di distanza dalla fine del live. Nonostante ciò, credo che la mia attuale condizione di bradipo basti a rappresentare la prova che questo evento sia degno di essere narrato ai posteri, facendo leva sulla regola sempreverde in base alla quale scripta manent. 


(EchO)

La nostra avanguardia per la discesa nelle tenebre sono gli (EchO), band bresciana di cui avevo sentito molto parlare in precedenza, spesso anche su Aristocrazia, senza mai avere però l’occasione di vederla dal vivo. Ebbene, da assoluta profana rimango subito colpita dalla capacità del quartetto di intrecciare in maniera efficace la freddezza marmorea del funeral doom con una forte componente melodica che risulta armoniosa, come una pianta di rovo che avvolge una lapide e suscita un apprezzamento che non sarebbe uguale se si osservasse solo uno di questi due elementi separatamente. 

Metafore à la Cradle Of Filth a parte, gli (EchO) regalano un set di circa quaranta minuti (o due minuti percepiti, vista la scorrevolezza della loro esibizione), durante il quale assistiamo alla presentazione di alcuni fra i brani dell’imminente Witness, album la cui uscita è prevista per l’autunno; la stagione doom per eccellenza, diciamocelo. Dopo una esibizione del genere, la mia considerazione è una sola: gli (EchO) hanno irrimediabilmente guadagnato una nuova seguace.


Shores Of Null

Mentre all’esterno il cielo che sovrasta Milano viene percorso da fulmini che lasciano presagire il temporale che si sarebbe di lì a poco abbattuto sulla metropoli dell’ossobuco, arriva il momento degli Shores Of Null, che ci accompagnano in un viaggio attraverso le fasi del lutto narrate all’interno del meraviglioso Beyond The Shores (On Death And Dying).

Se questo album mono-traccia rappresenta già su disco un esperimento ottimamente riuscito, poterlo ascoltare dal vivo è un’esperienza ancora più immersiva e travolgente: senza perdere di vista l’oscurità mortifera in qualità di un vero e proprio punto di riferimento, gli Shores Of Null ci catapultano in una dimensione fredda, pervasa dal ciclico rincorrersi tra un impeto violento e momenti più distesi e pacati. A rendere ancor più coinvolgente la loror performance contribuisce la proiezione del cortometraggio che accompagna Beyond The Shores, in cui si assiste alle vicissitudini di una coppia di esseri umani che sembra venire costantemente separata da una serie di circostanze nefaste, per poi alla fine ritrovarsi in un gelido abbraccio.


Evoken

Complice la pioggia che ormai inzuppa il suolo del dehor del Legend Club, la serata prende una piega talmente oscura che la famosa selva dantesca susciterebbe più di un paragone con il reparto lampadari di una nota catena di arredamento fai da te. Con queste premesse, ecco che gli Evoken fanno la loro comparsa sul palco tra volute di fumo, come spettri strisciati fuori dai peggiori incubi. I maestri statunitensi del funeral doom innalzano subito un muro sonoro di quelli che squassano completamente chiunque capiti a tiro e partono in quarta — per quanto tale espressione si possa applicare al contesto doom — con una immersione nella loro fatica discografica più recente, Hypnagogia.

Dopo “The Fear After”, è il momento di tornare ad alcuni capolavori del passato, fra cui “Where Ghosts Fall Silent”, tratta da Quietus, oppure “Shades Of Night Descending”, dal demo omonimo del 1994. Nonostante le pause che scandiscono i vari brani, la pesantezza del sound degli Evoken catapulta i presenti in una sorta di trance onirica che si potrebbe accostare più a una paralisi ipnagogica che all’esperienza di un sogno come solitamente lo intendiamo. Non mancano poi altri pezzi celeberrimi della band statunitense, fra cui “In Solitary Ruin” e “Into Aphotic Devastation”.

Così, intorno a mezzanotte si conclude questa serata all’insegna del doom, dell’oscurità e del gelo, per una volta non solo metaforico, dal momento che la temperatura esterna è nel frattempo calata di una decina di gradi; di questi tempi, una simile escursione termica rasenta il fiabesco. La sensazione ricorrente è che il tempo non sia realmente trascorso, ma che si sia creata una bolla mortifera che ha risucchiato il pubblico del Legend Club, per poi liberarlo nuovamente in un mondo più tetro di prima. Ecco uno dei tanti elementi che rendono il doom così affascinante: riesce a emanare gelo e freddo anche durante una torrida estate come quella che stiamo vivendo.