GORT + Eyelids (15/02/2020 @ Circolo Culturale Happy Days, Pianura)
Evento: | Nome evento |
Data: | 15/02/2020 |
Luogo: | Circolo Culturale Happy Days, Pianura (NA) |
Band:
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Foto: | Ivan Nothus |
La serata all’insegna del diaulo e della morte in compagnia di Gort e Eyelids al Circolo Culturale Happy Days di Pianura è arrivata subito dopo quella grossa, grassa giornata di San Valentino che proprio tutti amano. Per mettere a tacere gli ultimi uccellini che ancora cinguettavano nell’aere, prendere parte al concerto era tassativo.
Prima di quella sera conoscevo gli Eyelids solo di nome e devo ammettere che, sebbene sia inizialmente andato a vederli armato di quel confortevole pessimismo che ti salva dalle delusioni della vita, il quintetto è riuscito in buona misura a sorprendermi. Alfieri di un black metal di matrice depressive, i lucani hanno preso posto sul palco bardati, (apparentemente) tagliati e coi volti coperti da passamontagna in stile Mgła e hanno dato il via a un discreto massacro. Synth e ululati hanno settato l’atmosfera nel locale, dopodiché sulle due o tre decine di presenti è calato un gelo micidiale e le mazzate sono iniziate: il suono complessivo della formazione è stato fin da subito definito e chiaro, con le sei corde fredde e affilate come rasoi, il basso bello tondo, ma non per questo meno incisivo, scream virulento al punto giusto e una batteria complessivamente molto equilibrata.
Ci sono stati, durante i tre quarti d’ora del set, momenti più dissonanti ma in generale l’approccio degli Eyelids si è dimostrato molto orientato verso il melodico, tra aperture un po’ post- nelle corde degli Harakiri For The Sky e decelerazioni diastoliche che hanno concentrato l’ascoltatore sulle linee zanzarose di chitarra e lo hanno accompagnano in esplosioni emotive dal sapore dolceamaro. C’è qualcosa degli Shining nella proposta dei Nostri, così come c’è qualcosa dei summenzionati Harakiri e dei nostrani Eyelessight e Dreariness, il che depone tutto a loro favore. L’unico elemento seriamente criticabile dell’operato dei cinque, quello che durante la performance mi ha disturbato maggiormente, è relativo alla chiusura dei singoli brani eseguiti: le capacità compositive e le idee sono presenti, è evidente, per cui possiamo lecitamente aspettarci che la band arrivi a pensare a più di un solo modo per concludere i pezzi eseguiti dal vivo.
Il nome dei Gort, d’altro canto, mi era tutt’altro che sconosciuto. Marco è stato vittima della mia primissima intervista su queste pagine, in occasione della sua doppia esibizione al primo festival della Cult Of Parthenope, mentre il lavoro del quartetto, negli anni, non era passato inosservato a questa redazione. I Nostri sono saliti sul palco vestiti di odio, corpsepaint e misantropia e hanno iniziato a tartassare gli astanti con i primi quattro assalti che, nei prossimi mesi, sentiremo nel nuovo album. Si è tornati indietro nel tempo, a un sound grezzo e ruvido, ma non per questo impreciso o imperfetto: la vecchia scuola continua a ispirare il quartetto, assieme ai più moderni approcci provenienti dalla Finlandia più buia, risultando nel sound attuale della creatura tanto thrashosamente old-school quanto solidamente glaciale.
Nei sessanta minuti dell’esibizione sono stati portati in scena anche estratti dai precedenti lavori, ovviamente, come la sulfurea “Worship Us” dallo split con Umbra Noctis, “Nigra Imperatrix” (dall’EP A Morte Ad Mortem) e “Hate Manifesto” (incluso nel primo album Sixth Day’s Cancer, del 2008), ma l’apice della serata è stato raggiunto con una cover del gran maestro Vikernes, la “War” di burzumiana memoria. Quasi un’ora di black metal incalzante e oltranzista, arricchito da rallentamenti doomeggianti e spinte al limite del punk: è così che i Gort hanno deciso di combattere la vita, le gioie e l’intera umanità, ma — soprattutto — i residui della giornata degli innamorati. A rimarcare la propria misantropia, il crocifisso utilizzato durante l’esibizione, costruito con due rami d’albero intagliati e tenuto insieme con nient’altro che spago, attitudine e odio: sempre contro Cristo, ma nel rispetto della natura.