HAIM – Sister Sister Sister Tour 2018 (03/06/2018 @ Fabrique, Milano)
Evento: | HAIM – Sister Sister Sister Tour 2018 |
Data: | 03/06/2018 |
Luogo: | Fabrique, Milano |
Gruppi:
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Vaniglia: questo l'odore che si espandeva per il Fabrique quella domenica sera. L'aroma dettato da bagnoschiuma delicati di millennial, tra cui inevitabilmente mi sentivo un po' fuori posto. Ma felice, perché in fondo se le HAIM sono conosciute più dagli adolescenti che dalla gente della mia età, vuol dire che un po' di speranza ancora c'è. È un attimo, però, e mi rendo conto che oltre a essere uno dei meno giovani (dall'alto dei miei 33 anni), sono ancora uno dei pochissimi italiani nella mia zona del locale: una massa di francesi, tedeschi, perfino una coppia ammmeregana alle mie spalle non vede l'ora che parta il concerto. Ed è subito festa.
Grace Carter
Non avevo la benché minima idea di chi fosse la bella Grace Carter, fino a domenica mattina. Cosa che può pure starci: vent'anni, britannica, un R&B malinconico, a tratti melenso, ma con una verve che è tale e quale in video come dal vivo. Ammetto di non essere arrivato con le migliori speranze, eppure dopo appena due brani, tra cui una delle sue hit ("Ashes"), sono rimasto piacevolmente colpito dal suo timbro, dal suo movimento di bacino e dal fatto che è un peccato che tutti i suoi brani, sotto sotto, si assomigliassero. Come direbbe qualcuno che conosco: acerba, ma promettente. E in effetti sia lei che i suoi due compari, tra batteria e tastiere, svolgono il compitino come da programma, con un enorme elogio del pubblico che mi lascia il dubbio che forse solo io e i pochi altri stronzi italiani non sappiamo chi è la brava e visibilmente emozionata Grace.
Dopo una manciata di altri brani, sfoggiando gli altri suoi singoli, "Silhouette" e "Silence", saluta timidamente e lascia spazio alle regine della serata. Brava, ma con riserva.
HAIM
Si fanno attendere un po' le tre sorelle californiane delle HAIM, sia per la vagonata di tamburi, tamburelli e strumentistica varia che viene montata sul palco, sia perché sono ancora talmente sotto effetto di jet lag che Este (la più grande nonché più folle delle tre) a un certo punto della serata ha svalvolato. Ma ci arriviamo, anche perché la loro dozzina scarsa di brani è volata, purtroppo, e credo di aver perso una parte di udito a forza delle urla particolarmente acute delle giovani al mio fianco.
L'inizio è la presentazione perfetta del trio: prima Alana, poi Este e infine Danielle si fanno spazio tra gli strumenti e iniziano a suonare delle percussioni, creando una melodia che si incastra perfettamente, polifonica e armonica che sembra dire «Benvenuti al nostro show belli, mo ci divertiamo». Una intro inaspettata che lancia immediatamente due dei brani più famosi, "Falling" e "Don't Save Me". Le tre ragazze sono cariche e, anche per via di un pubblico particolarmente generoso, entrano in sintonia immediatamente, alternando i brani del nuovo album ("Little Of Your Love" e "Ready For You") ad alcuni momenti di scherzo: scopriamo che Alana cerca l'amore in Italia (scandendo piuttosto bene le poche parole apprese nella nostra lingua) e poi il devasto.
Este posa il basso e si avvicina al pubblico, cercando di non rimanere nuda per via della gonna di latex super aderente che non l'aiuta nei movimenti: si allunga e tira fuori un cartello di una giovane fan che elenca i tre pregi delle ragazze, li legge ed è subito guerra tra sorelle. Parte uno scambio di battute divertenti tra lei e la più piccola, Alana, che proseguirà anche più avanti, prima di "Want You Back" quando, dopo aver fatto la figa dicendo che è solo grazie a lei che hanno composto la canzone, verrà smascherata da Este sulla maternità completa del brano. In tutto questo, Danielle guarda, sghignazza e cerca di non prendere parte, ma solo perché durante i brani lascia parlare la sua chitarra. Certo, non sarà la versione femminile di Santana, ma durante l'assolo della strepitosa "The Wire" si lascia andare e si fa notare eccome.
Il concerto vola, letteralmente: tra l'affiatamento delle sorelle e un pubblico che non perde modo per ringraziare tra urla e applausi, si arriva al bis in un attimo. L'ultimo brano è cantato a squarciagola ("Right Now"), solo per far posto alla firma finale. Proprio come all'inizio, le tre donzelle si piazzano dietro alle percussioni e inizia un assolo di cinque minuti tra loro e l'abile batterista. Un gioco di luci e suoni tribali che fa ballare e saluta tutti nel migliore dei modi.
Un concerto davvero di qualità, con un'ottima performance, la giusta misura di spettacolo e la sensazione netta che gruppo e pubblico fossero lì per un semplice motivo: divertirsi. Spero davvero che le HAIM continuino così, perché non c'è niente di meglio che uscire dal locale e avere ancora voglia di cantare e scherzare con gli artisti che hai appena visto. Regine.