INFECTION CODE + Shabda (01/11/2013 @ Officine Sonore, Vercelli)
Evento: | Infection Code + Shabda |
Data: | 01/11/2013 |
Luogo: | Officine Sonore, Vercelli (VC) |
Autore: | Dope Fiend |
Gruppi:
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La serata è fresca, certi tratti dei rigori invernali iniziano a manifestarsi e da poche ore ci siamo lasciati alle spalle la sacra notte di Samhain. L'occasione è questa volta di quelle davvero ghiotte: l'esordio in sede live di Shabda, una delle creature musicali da cui più sono stato toccato nell'arco di quest'ultimo anno. Il centinaio di chilometri che ci separa dalle Officine Sonore di Vercelli scorre veloce e dopo poco più di un'ora di viaggio ci ritroviamo nell'ex area industriale in cui è ubicato il locale, a quanto pare un vecchio magazzino riadattato per ospitare concerti.
Dopo pochi minuti incontriamo Anna e Marco, due delle tre menti che compongono Shabda, con il cuore colmo della felicità di rivederli dopo quasi otto mesi dalla serata in cui avevamo avuto la fortuna di assistere all'anticipazione del nuovo disco, il quale dovrebbe uscire a maggio 2014. Pare interminabile l'attesa, ma nei dintorni della mezzanotte il trio finalmente sale sul palco, pronto a dare vita a un'esibizione che mi rimarrà marchiata a fuoco nello Spirito fino alla fine dei miei giorni. Marco si sistema dietro le pelli, Anna manovra gli strumenti di programmazione e Riccardo imbraccia la chitarra: la cerimonia a base di tantra e droni sta per iniziare. "Tummo", il nuovo album in uscita, viene eseguito per intero: tre pezzi, circa quaranta minuti di musica, un paradigma sensoriale e spirituale senza limiti. Le posizioni cambiano: Anna si siede a terra e imbraccia il sitar, mentre Marco si dedica alle percussioni e alla parte effettistica. L'energia sprigionata da questo turbinio di suoni è impossibile da descrivere quando coloro che occupano il palco smettono di essere tre creature distinte e diventano un'unica, immensa e superiore entità in cui non esiste più traccia di materia terrena. Mente e Corpo si allontanano sempre più tra di loro, mentre un'estasi spirituale ci inonda e ci sovrasta; imponente e immortale si dimostra l'energia creata e insita nel connubio tra frequenze basse e stordenti, canti sciamanici, misticismo orientale e violenza trascendente. La vista è completamente offuscata, i sensi del tutto irretiti da quell'orizzonte di sensualità meditativa che si sta delineando di fronte a noi, da quell'emanazione di incontrollabile Purezza che scaturisce dal cuore terribile e in continua rinascita di Shabda. Il climax generato permea ogni cosa nel proprio raggio d'azione, tanto che nemmeno gli inevitabili rumori di sottofondo riescono a intaccare la perfezione raggiunta. Non mi è davvero possibile parlare lucidamente di quanto sto vivendo: mi è possibile soltanto abbandonare del tutto il mio subconscio a questa ondata di spiritualità così intensa e vibrante che si imprimerà nella mia mente e che non potrà più abbandonarmi. Ero veramente curioso di capire come una proposta tanto intima come quella di Shabda potesse essere trasportata in sede live: ebbene, non avrei mai potuto immaginare un risultato tanto intenso, un'atmosfera tanto fitta e pregnante, un movimento tanto inglobante.
Dopo qualche minuto di defaticamento all'esterno, ancora storditi dall'effetto impetuoso dell'esibizione di Shabda, rientriamo per assistere alla performance degli alessandrini Infection Code. Un paio di anni fa avevo avuto l'occasione di recensire "Fine" e di intervistare il cantante Gabriele ed è ora con vero piacere che accolgo l'opportunità di godermi il quartetto anche in sede live. Il carismatico frontman cattura completamente la scena, sbraitando rabbiosamente nel microfono tutta l'aggressività della proposta, e un distruttivo retroterra Industrial si accoppia con sapori Hardcore e Post Metal, a volte infettato da intrusioni rumoristiche: il risultato è un'acida deflagrazione di furore compresso che demolisce ogni cosa incontri. Facendo idealmente da contraltare alla spiritualità evocata da Shabda, gli Infection Code, in meno di un'ora, polverizzano senza pietà le orecchie, le ossa e le menti degli astanti. Un annichilimento totale è quello che Gabriele ci abbaia incessantemente nei timpani, ormai completamente frantumati. Un compendio di intricata violenza sonora e verbale da manuale: ecco come posso riassumere in poche parole ciò che gli Infection Code ci riversano addosso.
Arriva però presto il momento di levare le tende. Esausti, ma incredibilmente soddisfatti e rinvigoriti, imbocchiamo la strada di casa; il tragitto non sarà lungo e, a notte ormai fonda, un meritato riposo ci attende. Per innumerevoli eoni, però, sentiremo ancora gridare e agitarsi dentro di noi la forza illimitata di cui ci sentiamo ricolmi.