MALVENTO + Malauriu (04/12/2021 @ Lizard Club, Caserta) | Aristocrazia Webzine

MALVENTO + Malauriu (04/12/2021 @ Lizard Club, Caserta)

Sono passati diversi mesi dall’ultima volta che abbiamo pubblicato un live report, eppure il 2021 — specialmente la sua seconda metà — è stato tutt’altro che privo di occasioni; sì, mi riferisco a voi, Hate & Merda, siete sempre le più belle. Lo scorso 4 dicembre, poi, una congiunzione mistica ha visto Aristocrazia dare prova di serissima ubiquità, da nord a sud del Paese: tra le fila del pubblico del Black Winter Fest e della data congiunta di Malvento e Malauriu. Il sottoscritto si è fiondato all’evento nel casertano, armato di blocco note e macchina fotografica, per documentare un concerto davvero gretto e caprino.


L’ora non tarda ad arrivare e il palco del Lizard viene invaso dai satanissimi ambasciatori della Trinacria. Corpse paint, tupa tupa e chitarre zanzarose sono il marchio distintivo dei Malauriu assieme all’abbondanza di croci al contrario e di lumini, con contorno di abbastanza borchie e catene da autorizzarci a sospettare che nella vita di tutti i giorni qualcuno di loro lavori in ferramenta. L’oltranzistica proposta del quartetto siciliano è diretta e spietata, caratterizzata da una sincera blasfemia che farebbe felice ogni fan del black novantiano. Gli occasionali rallentamenti della sezione ritmica sono solo un’esca che i Nostri calano in acqua per attirare l’attenzione del pubblico, che poi tornano a far agitare con la classica formula old school pregna di male e odio per tutto e tutti. “Malauriu”, “Post Fata Resurgo” e “Vortex Of Supremacy” sono solo alcuni dei concentrati di schifo che i Malauriu vomitano addosso ai presenti, che diverse volte fanno partire poghi sotto al palco. Il congedo dei quattro alfieri del dimonio arriva dopo poco meno di quaranta minuti, con una “Evil Lust” becera e annichilente.

Passa una solida mezz’ora, il palco viene invaso da un densissimo muro di fumo e i feedback della sei corde iniziano a diramarsi in ogni angolo del locale. Il messaggio è chiaro, i Malvento stanno iniziando il loro set. Ecco un riff, segue un blast, ed è subito lode all’occultismo e al 666. Pezzo dopo pezzo, riff su riff, strato su strato, il trio mio conterraneo serve al pubblico nutrito una montagna di male degna del tavolo di coca di Al Pacino in Scarface. Un sound denso e annichilente come la nebbia, che non accenna a voler abbandonare la diretta prossimità del palco. I mid-tempo sembrano essere la soluzione preferita dai Malvento, che scavano sempre più a fondo nell’animo — e nelle orecchie — di chi li ascolta per offrire prelibati bocconcini di perversione mortifera. Le prime anime pie iniziano a essere immolate sull’altare del dio pogo e l’atmosfera torna a scaldarsi. L’esibizione prosegue e la band sembra inarrestabile, ma infine arriva un triplice «Hail Satan! Hail Satan! Hail Satan!» a segnare la conclusione del rituale mefistofelico dei Malvento: quarantacinque minuti netti di oscuri esperimenti contro natura da manuale.

Il rituale propiziatorio volto a favorire l’arrivo di un buon Namale si è rivelato un piccolo successo. L’evento organizzato da Antidisco Squad anche per festeggiare il compleanno di uno dei responsabili dell’agenzia ha richiamato diverse decine di spettatori. Da un lato è sempre bello vedere tra i presenti le brutte facce di personaggi invischiati con la scena black campana, dai Prison Of Mirrors ai Naga, passando per i Gort. Dall’altro, la presenza di membri di Ashram, Corde Oblique e Neila Invo, realtà che col metal c’entrano poco e nulla, è confortante, perché è la riprova di come anche in Campania ci sia fame di musica dal vivo. E se tra i presenti spiccano le solite facce, fa enormemente piacere vedere nuovi loschi figuri aggirarsi nel locale pieni di astio e tracotanza adolescenziale: giovani metallini imberbi che probabilmente la sanno più lunga di me alla loro età sulla musica di Belzebù.