VOLAND + While Sun Ends (15/04/2022 @ Circolo Al Bafo, Seriate)
Sarà che il traffico è fra le cose che mi fanno maggiormente salire il crimine, ma ogni volta che mi trovo a percorrere la tangenziale che collega Milano alla bergamasca sento il fortissimo impulso di sfoltire il pantheon delle divinità di qualsiasi sistema religioso. Questo era, più o meno, lo spirito con cui venerdì 15 aprile, ovviamente in piena ora di punta, mi sono avviata verso Seriate, paese fino a quel momento noto solo per il fatto che vi viene prodotta una mozzarella niente male. A rendere il viaggio complessivamente più sopportabile è stata la consapevolezza che la traversata di quel girone infernale fatto di asfalto e di Autogrill era per una causa piacevole: il live che avrebbe visto Voland e While Sun Ends calcare le assi del Circolo al Bafo.
While Sun Ends
Avevo ascolticchiato la discografia dei While Sun Ends (in particolare Terminus, uscito nel 2016, e il singolo più recente “The Quiet Eyes”, uscito verso la fine dell’anno scorso) giusto per farmi un’idea di cosa ci sarebbe stato da aspettarsi durante la loro esibizione: un ascolto approssimativo mi aveva già convinta, ma ero curiosa di vederli suonare dal vivo. Il live del quintetto bergamasco non ha fatto che confermare le impressioni iniziali: fin dalle prime note, i While Sun Ends hanno preso possesso del palco e si sono mostrati più che capaci di scaldare gli animi del pubblico, forse non numerosissimo ma piuttosto attento e ricettivo.
Per chi non ne avesse ancora fatto la conoscenza, i While Sun Ends si innestano in quel piacevolissimo filone a cavallo tra la malinconia eterea e la pesantezza controllata che annovera tra i nomi illustri i Katatonia degli ultimi anni, i Novembre e, in misura minore, gli Anathema. Forse il paragone con la band inglese è suggerito dalla capacità di intrecciare la voce di Carlo Leone e quella melodiosa di Ania Limonta in modo molto equilibrato, creando proprio quell’atmosfera malinconica che i While Sun Ends non hanno mancato di far percepire durante il proprio live, facendo sì che la mezz’ora dedicata a loro scorresse assai velocemente e che il mio giudizio finale fosse il seguente: questa band merita sicuramente di essere riascoltata e approfondita.
Voland
Il tempo di un cambio palco abbastanza rapido e dettato non solo dalla scaletta della serata, ma anche da un surreale evento divino (come in un trailer di Padre Maronno, infatti, il passaggio di una processione cittadina ha reso necessario un epilogo anticipato del set dei While Sun Ends), ed ecco che è arrivato il momento dei Voland. I Nostri hanno aperto, senza troppi preamboli, con “Casa Ipatiev”, che costituisce anche il brano introduttivo del recente Voland III: Царепоклонство – Il Culto Degli Zar e ha subito catalizzato l’attenzione dei presenti. Hanno fatto seguito due pezzi tratti dal disco precedente, la solenne “Ottobre” e la epica “Ataman”, in grado di trasportare subito tra le fila di un drappello di cosacchi che cavalcano sulle steppe gelate.
Da uno scenario forse più bucolico, si è tornati poi a un ambiente nettamente più antropico, in particolare tra le cupole dorate di Mosca, decantate all’interno di “Terza Roma”; sentire questo pezzo mi ha provocato scariche di adrenalina aggiuntive, perché fin dal primo ascolto di Voland III è rimasta il mio brano preferito dell’album. “Terza Roma” ha segnato una sorta di cesura nel corso del live: i Voland hanno riportato il pubblico verso una dimensione più gelida e austera, ma non per questo meno epica, avvincente e coinvolgente, soprattutto nel corso di “1917”, dove il pubblico è stato invitato ad unirsi all’incitazione “давай” [davay], che potremmo rendere come «Avanti!». La degna conclusione del live è stata “Leningrad”. Confesso che ascoltarla in questa sede è stato davvero toccante, perché alle mie orecchie è suonata più attuale di quanto ci augureremmo tutti.
Durante questa serata, ho avuto l’impressione che il tempo passasse troppo velocemente, al punto che si è conclusa senza che quasi me ne rendessi conto. Alla fine, è valsa davvero la pena di sfidare il velenoso traffico che affolla la tangenziale nell’ora di punta; spero di aver l’occasione di ripetere questa esperienza per i prossimi concerti.