LA VOCE DELLE PIANTE | Aristocrazia Webzine

LA VOCE DELLE PIANTE

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In un modo o nell'altro, la Natura è sempre stata presente nel mondo della musica fin dai suoi inizi. Si parte dai primissimi strumenti musicali, costruiti utilizzando i materiali che il pianeta offriva alla nostra specie: ossa, sassi, rami, perfino buche nel terreno. Con lo sviluppo di nuove tecnologie, tempi più vicini a noi ci hanno regalato nuovi metodi per utilizzare il mondo circostante quali field recording e campionamenti; a livello concettuale, sappiamo bene quanto il Black Metal sia spesso legato a un certo tipo di paesaggi, ed è altrettanto vero che anche artisti di altri generi si siano spesso ispirati a questa tematica; gli studi sui canti delle balene e di altri animali, le recenti registrazioni spaziali della NASA e i misteriosi suoni delle profondità marine sono infine alcuni esempi di come anche la scienza e la ricerca possano ancora fornire nuovi spunti sonori che i musicisti più temerari potranno sfruttare. Il termine sfruttare indica però che Madre Natura viene relegata a un ruolo passivo, come un mezzo a disposizione dell'artista; anche realtà più simili ai nostri ascolti abituali come i Caninus e gli Hatebeak, i cui cantanti sono rispettivamente due pit bull e un pappagallo, si sono limitate a inserire le registrazioni dei versi dei loro cantanti. Eppure, qualcuno è riuscito a portare questa collaborazione a un altro livello, e quel qualcuno si trova proprio in Italia.

Damanhur è il nome di una comunità etico-spirituale residente in Piemonte, più precisamente nella Valchiusella. L'ideologia su cui è fondata è costituita da diversi concetti, ma ciò che ci interessa approfondire in questo articolo è la volontà di creare un rapporto più stretto e armonioso con la Natura, prima di tutto cercando una maggiore comunicazione con essa. E quale potrebbe mai essere il mezzo di comunicazione preferito da noi umani, se non i suoni? In questo caso, però, si tratta di qualcosa di completamente diverso dagli esempi citati in precedenza, in primis per il fatto di aver scelto come collaboratore una realtà che notoriamente non sembra emettere suoni e che — almeno in apparenza — vive in modo passivo: il Regno Vegetale.

Gli esperimenti della comunità hanno inizio addirittura negli anni Settanta, la realizzazione del primo dispositivo avviene infatti nel 1977; si trattava chiaramente ancora di un modello primitivo, ma i risultati erano già evidenti. Il tempo e il progresso hanno permesso lo sviluppo di questo strumento che oggi è in grado di convertire i segnali generati dalle piante in formato MIDI, pronti per essere trasformati in suoni veri e propri. Tecnicamente, il sistema non fa altro che ricevere ed elaborare le variazioni elettriche tra le foglie e le radici; pertanto sono proprio i nostri amici vegetali a decidere — inconsciamente o meno — come e cosa suonare. Definire quanto le piante abbiano un ruolo attivo in tutto ciò è un argomento su cui si potrebbe discutere a lungo: se fino a non molto tempo fa si pensava che esse non sentissero dolore, recentemente sono stati notati alcuni comportamenti che farebbero pensare a una reazione in risposta a certi eventi; è possibile che i segnali che portano a questi suoni siano semplicemente derivati dalle loro funzioni vitali, come non è da escludere che ci possa essere dietro una sorta di consapevolezza più o meno primitiva. In entrambi i casi, comunque, la musica generata da questo processo sfugge parzialmente dal nostro controllo, passando sotto le mani di Madre Natura; parzialmente, poiché alcuni fattori ambientali quali la temperatura, l'umidità e altri elementi che pare possano variare il risultato sono più facilmente controllabili.

Negli anni, la musica delle piante ha acquisito un certo seguito nel mondo: si passa da esibizioni di singoli artisti a installazioni in giardini pubblici, fino ad arrivare a eventi importanti quali il Festival Della Scienza di Edinburgo del 2015. Alcune registrazioni sono inoltre disponibili sul web, in modo che chiunque possa ascoltare il canto delle rose o il duetto di un castagno e di una betulla; in circa un'ora di musica avrete modo di apprezzare una quercia suonare l'organo, i suoni magici di un pino al tramonto e addirittura la musica creata dalle semplice e innocua erba. Potete trovare "Music Of The Plants" in streaming su diverse piattaforme, tra cui Last.fm, Spotify, iTunes e molte altre.

Spesso si sente dire da musicisti o semplici appassionati che ormai è difficile — se non impossibile — creare qualcosa di realmente nuovo, ma quanto è vera questa affermazione? Il progresso ha sempre portato novità in questo mondo: in un secolo siamo passati dalla sola musica acustica alla possibilità di comporre tramite dispositivi di comune utilizzo come un computer; immaginare che la ricerca possa ancora sorprenderci non è così assurdo e lo sviluppo della musica delle piante dimostra come alcuni territori siano al momento pressoché inesplorati. È lecito quindi pensare che il l'evoluzione della musica abbia ancora parecchie strade da percorrere.