Breve storia del war metal: dalle origini ad oggi (pt. II)
Dopo aver analizzato le caratteristiche peculiari del war metal ed esserci concentrati sui primi ispiratori ottantiani (probabilmente inconsapevoli) di questa nuova ondata di estremismo sonoro, della quale abbiamo identificato le prime istanze in Sud America, in particolare in Brasile e Colombia, ci ritroviamo per comprendere meglio l’evoluzione di questa corrente musicale anche in senso cronologico. È proprio ora che, come si suol dire, viene il bello e si può cominciare a usare il termine war metal in senso stretto: infatti la codifica di questo particolare stile si deve agli interpreti di cui parleremo in questa nella seconda parte dello speciale.
LA NASCITA DEL MITO: I BLASPHEMY
Dici war metal, dici Blasphemy. Tra le tante band che leggerete in questo speciale, il gruppo canadese è quello più rappresentativo in assoluto. Sono loro i veri fautori di questa corrente, grazie a una ricetta sonora scarna e violenta, fatta di produzioni low-fi, riffing vicino al black-thrash, blast beat continui, voci death metal e ritmi al limite del grindcore. Non a caso tra i punti di riferimento della band canadese ci sono i Repulsion, storico combo grindcore che apparentemente sembra lontano da ciò che oggi chiamiamo war metal. I Blasphemy, inoltre, sono responsabili della codifica di uno degli aspetti maggiormente rappresentativi del filone dal punto di vista estetico: le copertine. L’idea delle cover art in bianco e nero con logo e titoli in rosso, infatti, diverrà un topos del genere: Archgoat, Black Witchery, Beherit, Proclamation… sono in tanti a essersi ispirati a questo approccio, rendendo riconoscibili sin da subito dischi di questo tipo. Non solo: i Blasphemy hanno reso leggendario nell’immaginario war metal anche il cimitero di Ross Bay, oltre all’usanza di scegliere nomi da battaglia altisonanti, bellicosi e minacciosi come Nocturnal Grave Desecrator And Black Winds o Caller Of The Storms.
In realtà i Blasphemy potrebbero rientrare benissimo nel discorso sugli anni Ottanta, dal momento che la formazione della band risalirebbe ufficialmente al 1984. La prima, leggendaria demo, è però Blood Upon The Altar del 1989. Qui i ruggiti espressi dal songwriting assassino e dalle chitarre distortissime dei Nostri sono già a livelli mai ascoltati prima, tuttavia si compiono definitivamente in Fallen Angel Of Doom, il loro primo album, uscito l’anno successivo. Questo è senza ombra di dubbio il vero e proprio manifesto del war metal, il pilastro che chi si avvicina a queste sonorità non può ignorare. Nel 1993 arriva il secondo album, Gods Of War (dal cui nome si può far derivare l’origine dell’espressione war metal), che si mantiene lungo le stesse coordinate di Fallen Angel Of Doom, pur senza raggiungere la medesima aura di leggenda. I Blasphemy sono tuttora attivi, avendo ultimamente stampato diversi promo e dischi live: chissà se prima o poi ci regaleranno anche un terzo album…
GLI ALTRI PROTAGONISTI DEGLI ANNI NOVANTA
Piccola (ulteriore) premessa: non è facile scrivere in modo relativamente stringato su queste band. Ciascuna di esse ha una storia importante che andrebbe approfondita e condensarla in poche righe non renderebbe loro giustizia. Inoltre, sono tante le entità war metal che in questo decennio lasciano un segno importante per lo sviluppo di questa corrente musicale. Un ruolo di prim’ordine nei primi anni Novanta è assunto dai finlandesi Beherit e Archgoat. I primi, sebbene si allontanino dalle sonorità war metal già dal disco d’esordio Drawing Down The Moon (che invece è più black metal in senso stretto, seppur con varie influenze), sono da annoverare tra i precursori grazie a The Oath Of Black Blood (1990). Questa va intesa come una compilation di tracce delle demo precedenti, anche se sarebbe dovuta originariamente essere un album, cosa che non si concretizza perché l’etichetta Turbo Music non concede sufficiente denaro ai Beherit per registrare un full length. A prescindere, The Oath Of Black Blood rappresenta una pietra miliare, avendo influenzato molte band successive: basti pensare che diversi gruppi hanno preso il loro nome dalle tracce presenti su quella compilation: Demonomancy, Witchcraft, Goat Worship.
Finlandesi sono anche gli Archgoat, che nei primi anni Novanta si fanno notare per tre lavori ultra blasfemi e cruenti: Jesus Spawn (1991), Penis Perversor (1993) e Angelcunt (Tales Of Desecration) (1993). Quest’ultimo è lo storicamente più importante, anche se in seguito la band godrà di uno status sempre crescente grazie soprattutto ai primi album, Whore Of Bethlehem (2006) e The Light-Devouring Darkness (2009) su tutti.
A proposito di Finlandia, una menzione d’onore spetta ai Barathrum, il cui approccio singolare (spesso usano due bassi, come pure i greci Necromantia e, talvolta, gli italiani Mortuary Drape) li pone un po’ fuori dall’universo war metal in senso stretto. Tuttavia, vanno citati perché “Warmetal” è il nome di un loro brano del disco Infernal (1997), che rappresenta la prima apparizione di questa espressione letterale in ambito estremo.
Ci sono anche un paio di band australiane ascrivibili al war metal che nei primi anni Novanta fanno parlare di sé: Sadistik Exekution e Bestial Warlust, entrambe figlie di un approccio più vicino a quello del black metal di prima ondata. Soprattutto i Sadistik Exekution, già attivi negli anni Ottanta e poi saliti alla ribalta con i loro primi due album, The Magus (1991) e We Are Death… Fukk You! (1994).
Agli anni Novanta risalgono anche i tedeschi Naked Whipper, che col loro unico disco Painstreaks (1995) spingono più prepotentemente l’acceleratore sulla componente grindcore. Negli Stati Uniti, intanto, nel 1992 c’è l’exploit dei Von, con la loro demo Satanic Blood, molto legata al black metal degli anni Ottanta ma anche straordinariamente vicina al nascente war metal. Sempre nel continente americano, inoltre, a metà anni Novanta si fanno notare i Sacramentary Abolishment, autori dei devastanti River Of Corticone (1996) e The Distracting Stone (1997), in realtà molto debitori al death metal. La band poi si evolve negli Axis Of Advance, che ne raccoglie il testimone e gode di una maggiore fortuna (sempre a livelli underground, beninteso).
Non si possono non citare, infine, Order From Chaos e Conqueror. I primi sono noti per essere stati, tra le altre cose, una delle band di Pete Helmkamp, a sua volta conosciuto per il suo ruolo nei Revenge (ne parleremo più avanti) e negli Angelcorpse; questi ultimi più indirizzati verso un death metal morbidangeliano ma con punte black. Degli Order From Chaos è irrinuciabile l’esordio Stillbirth Machine, datato 1992 e tuttora disco fondamentale, più dinamico rispetto alla maggior parte del war metal attuale e adiacente a territori death metal.
Altrettanto leggendari i Conqueror di Ryan Forster (che dal ’99 entra nei Blasphemy con il sobrio nome di battaglia di Deathlord Of Abomination And War Apocalypse) e James Read, quest’ultimo indiscutibilmente il batterista più noto della scena war metal grazie al suo stile inconfondibile. Nonostante il periodo di attività estremamente ridotto (la band, nata nel 1996, si scioglie l’anno seguente), i Conqueror rimangono vivissimi nell’immaginario dei cultori principalmente per War Cult Supremacy, il loro unico album uscito postumo nel 1999. La fama dei canadesi (anch’essi originari del British Columbia, come i Blasphemy) è così importante che viene organizzato un comeback nel 2014 con l’esibizione al Nuclear War Now! Fest IV a Berlino. In quel caso la formazione live è allargata con il supporto di Tim Grieco (Antediluvian, Revenge) al basso e Chris Ross (Revenge, Axis Of Advance e Sacramentary Abolishment) alla voce. L’esperienza dei Conqueror dà poi vita ai già citati Revenge, probabilmente il nome più grande in ambito war metal degli anni 2000. Ma questa è un’altra storia e ne parleremo nella terza parte del nostro speciale.