Breve storia del war metal: dalle origini a oggi (pt. I)
Solo negli ultimi anni, nel circolo degli appassionati italiani del metal estremo underground, ha cominciato a diffondersi in modo convincente il termine war metal. In parte, il merito è da ascrivere (anche) a pagine Facebook che sfornano meme in continuazione sull’argomento, come Prendere casa a Parma per farsi tutti i concerti war metal o Gente con l’occhiale war metal. Tra il serio e il faceto, tuttavia, c’è tutto un substrato legato a band come Blasphemy, Revenge, Archgoat che ha saputo raggiungere un numero sempre maggiore di fan, e altre realtà più underground hanno goduto di un seguito in forte crescita. Se dunque, in passato, questa corrente è stata relegata a un posto di nicchia, è innegabile che oggi se ne parli esponenzialmente di più. Eppure, tuttora per molti il termine resta estremamente ambiguo, tanto che il significato dello stesso lemma war metal è spesso dibattuto o comunque difficile da definire. Partiamo proprio da questo: che cos’è il war metal?
Tanto per cominciare, c’è subito un problema perché non è chiarissimo se si sta parlando di un genere, di un sottogenere o semplicemente di una corrente musicale. Per fare un esempio pratico, il noto sito enciclopedico Metal Archives non riconosce l’espressione war metal, facendo ricadere le band che lo suonano sotto un più generico black-death metal, cosa che a dire il vero non sembra sufficientemente specifica dal momento che questo lemma comprende realtà estremamente diverse come Behemoth e Belphegor da una parte e Antichrist Siege Machine e Black Witchery dall’altra. Diverso, invece, l’approccio di un altro sito web arcinoto come Rate Your Music, che riconosce il war metal come un genere a sé stante. A complicare ulteriormente il quadro potremmo metterci anche un’ulteriore suddivisione, quella tra war metal e bestial black metal, distinzione invero puramente tematica. Il primo infatti si riconduce a un’estetica prevalentemente guerresca (Revenge, Diocletian), il secondo soprattutto a temi satanici e anticristiani (Archgoat, Morbosidad). Anche sotto il profilo lessicale il termine non smette di suscitare incomprensioni soprattutto ai meno avvezzi a queste sonorità, dal momento che, non di rado, può accadere che questa etichetta venga interpretata semplicemente come metal con testi sulla guerra: nelle discussioni online non è difficile imbattersi in band come Sabaton o Bolt Thrower che vengono erroneamente identificate come war metal.
Al contrario, ci sono delle coordinate sonore piuttosto specifiche per identificare questa particolare espressione musicale. Di base, è un misto di black metal (per il songwriting, lo stile dei riff e l’immaginario) e death metal (per le accordature ribassate e il cantato, spesso in growl). La durata dei brani è solitamente piuttosto contenuta (spesso intorno ai tre minuti) e ciò lo avvicina al grindcore, unitamente ai ritmi forsennati e al massiccio utilizzo della tecnica del blast beat, anche se non mancano rallentamenti sparsi a seconda dell’interpretazione della singola band. Molto spesso sono presenti anche elementi thrash metal, da rintracciare nel gusto del riffing o nella composizione degli assoli da parte di certi gruppi, magari più vicini all’interpretazione del black metal di prima ondata. Ed è proprio nel cosiddetto black metal di prima ondata che vanno ricercati i primi vagiti di quello che potremmo definire war metal.
LE ORIGINI: GLI ANNI OTTANTA
Il discorso introduttivo del war metal va in qualche modo retrodatato alla metà degli anni Ottanta. In questo periodo il black metal sta già iniziando a prendere lentamente forma, grazie ai primi spunti offerti da band come Venom e Hellhammer (poi Celtic Frost), che insistono su un sound grezzo e diretto che sarà alla base di ulteriori sviluppi sempre più estremi. In questi anni cominciano inoltre a comparire leggere variazioni sul tema, in un calderone in realtà piuttosto confuso, dove si tende ad accorpare sotto lo stesso vessillo un po’ tutte le band estreme dell’epoca. Spesso il termine preponderante è death metal, nel quale vengono fatti confluire soggetti musicali che oggi consideriamo lontani da certe sonorità, come i Running Wild. L’impatto per certi versi sociale e culturale che tale musica ottiene in questo periodo consente una diffusione capillare in tutto il mondo, sebbene a livelli puramente underground. Ciò introduce un altro aspetto molto interessante, ovvero quello geografico. Se il black metal che si svilupperà in seguito avrà il suo centro in Europa e nella regione scandinava (in particolare in Norvegia), le origini del war metal sono da ricercare altrove. Dobbiamo infatti cambiare addirittura continente e volgere lo sguardo all’America. Nel caso dei primi vagiti di queste aberrazioni sonore, sono forse due i Paesi che ci hanno lasciato le maggiori testimonianze: Brasile e Colombia.
UN VIAGGIO IN BRASILE: SARCOFAGO E HOLOCAUSTO
In entrambi i casi dobbiamo viaggiare a ritroso nel tempo sino alla metà degli anni Ottanta, in piena first wave black metal. La scena brasiliana è una delle più fiorenti dell’epoca, in un marasma di sonorità estreme che confluisce sotto l’etichetta di black metal, ma che in realtà comprende grosse influenze provenienti dal thrash e dal death metal. Sono gli anni di gloria dei primissimi Sepultura (con Morbid Visions del 1986 e Schizophrenia del 1987), dei Vulcano e dei Sextrash, tutti progetti seminali e decisivi per lo sviluppo delle branche più estreme del metal. Ma sono due le band che lasceranno un’eredità fondamentale in quello che poi sarà noto come war metal.
I primi sono i Sarcofago, che si formano nel 1985 e, dopo qualche demo, nel 1987 danno alle stampe I.N.R.I., uno degli esempi più feroci di metal estremo mai pubblicati all’epoca. Potrebbe essere definibile come un album black-death-thrash che ha fatto scuola, con riff violenti come rasoiate e batteria su ritmi infernali, per un totale di appena 28 minuti di durata. I testi, puramente anticristiani, sono di un’ingenuità quasi adolescenziale, eppure si completano bene con la musica, grazie al loro sapore così selvaggio e smaccatamente anti-sistema. Ne risulta un maelstrom caotico e anti-religioso di una violenza sino ad allora inaudita.
Assieme ai Sarcofago, i progenitori brasiliani del genere sono sicuramente gli Holocausto, che con i succitati condividono l’anno di formazione (1985) e l’anno di stampa del primo album (1987). Se I.N.R.I. porta all’eccesso satanismo e anticristianesimo, il loro Campo De Exterminio invece anticipa quell’estetica a sfondo guerresco di cui parlavamo nell’introduzione. L’album è cantato interamente in portoghese e ripercorre diversi avvenimenti bellici del XX secolo, dalla Germania nazista alla guerra del Vietnam. Potremmo definirlo come un black-thrash sparato a mille chilometri all’ora, che anticipa di diversi anni quello che poi riproporranno (con le dovute differenze) band come Conqueror prima e Revenge poi. Tra l’altro agli Holocausto si deve anche l’introduzione di una certa iconografia proibita: nella prima stampa di Campo De Exterminio, il soldato in copertina ha in bella mostra una svastica sulla manica, poi censurata nelle edizioni successive. Sebbene gli Holocausto non abbiano un’ideologia politica dichiarata, molto war metal gioca proprio su queste ambiguità politiche, estremizzando quei concetti di nichilismo, odio e misantropia che ben si legano con le ideologie autoritarie.
LA SCENA COLOMBIANA E L’EREDITÀ DEI PARABELLUM
Il ruolo pionieristico della scena brasiliana è riconosciuto più o meno universalmente. Meno noto è invece ciò che avviene in Colombia negli stessi anni, se non addirittura in anticipo. Risale addirittura al 1983, infatti, l’anno di formazione dei mitologici Parabellum, band tutt’oggi riconosciuta e molto rispettata in Sud America, sebbene non abbia mai pubblicato un full length. La loro discografia è infatti estremamente contenuta: appena una demo e due EP, condensati in cinque anni di attività tra l’83 e l’88. Anche in questa circostanza l’annata decisiva è il 1987: quando Holocausto e Sarcofago pubblicano i rispettivi dischi d’esordio, i Parabellum danno alle stampe il loro primo EP, Sacrilegio. Si tratta di un due tracce su vinile con una produzione che oggi definiremmo indegna, ma che ricalca fedelmente gli stilemi del war metal che andrà a formarsi negli anni a venire. Dopo lo scioglimento del progetto, il cantante Ramon Reinaldo Restrepo e il chitarrista Jhon Jairo Martinez (quest’ultimo morto nel 1998) formeranno i Blasfemia, band black-thrash attiva tutt’oggi che ha raccolto l’eredità dei Parabellum.
Accanto ad altri nomi minori della scena colombiana (Nekromantie, Mierda, Nemesis, Sacrilegio per citarne alcuni), un altro posto di un certo rilievo è occupato dai Reencarnacion. Questi ultimi regalano ai posteri quattro uscite importanti per l’evoluzione del cosiddetto war metal a cavallo tra il 1987 e il 1989. Se la prima demo Dioses Muertos vira leggermente più verso il thrash metal e la pessima registrazione non consente di distinguere granché, con Reencarnacion del 1988 la band compie un importante salto di qualità. L’album propone un black-thrash velocissimo, con divagazioni quasi al limite dell’hardcore. Sebbene anche qui la registrazione non brilli per limpidezza e qualità, emerge un dinamismo molto interessante, figlio dell’approccio legato al thrash metal e meno presente nel war metal attuale. Di un certo rilievo anche i due lavori successivi, il 7″ Acompaname A La Tumba e la demo Alucinogeno, tra l’altro ristampata lo scorso anno su vinile da Nuclear War Now! Productions, a testimonianza di un lascito importante della band per gli appassionati del genere.