Pillole di Male #19: Ecclesia, Nero Or The Fall Of Rome, Self Hypnosis
Quando parliamo di musica cerchiamo di farlo nel modo più approfondito ed efficace possibile, sviscerando aspetti salienti quali i contenuti dei testi ma evitando le sterili sbrodolate di un’analisi traccia per traccia forzata. Per questa ragione avere fra le mani il disco fisico è una necessità oltre che una gratificazione: studiare il libretto, verificare la qualità audio del supporto, ammirare la copertina. Talvolta però non è possibile ricevere il materiale promozionale o acquistare il cd/vinile/musicassetta in prima persona per una serie di motivi economici o logistici: perché magari prodotto in numeri limitatissimi (anche oltreoceano), troppo costoso, oppure già esaurito o ancora in attesa di essere stampato. In tutti questi casi solitamente avremmo alzato le mani, nonostante la qualità delle opere ascoltate, e ci saremmo dedicati ad altro, privando però i lettori di una occasione di conoscenza, seppur parziale. Fino a oggi. Perché la rubrica Pillole Di Male arriva per colmare questa lacuna: non vere e proprie recensioni, piuttosto dei consigli per gli ascolti in pastiglie… ma senza effetti collaterali! Un modo per stuzzicare il vostro appetito musicale e condividere quanto ci ha appassionato fra le uscite underground più recenti.
In questo numero torniamo al 2020 con tre album dalle sensibilità e dagli stili completamente differenti.
Ecclesia – De Ecclesiae Universalis
(Aural Music, 13 novembre 2020)
Un titolo programmatico quale Witchfinding Metal Of Doom indicava chiaramente la via intrapresa dagli Ecclesia sin dal 2017. I cinque francesi mettono in scena uno spettacolo heavy-doom impersonando le figure dei predicatori-inquisitori di fede cattolica, per provocare il metallaro ormai assuefatto alle rappresentazioni sataniste-antireligiose.
Il cerimoniale racchiuso in De Ecclesiae Universalis, primo album del gruppo, è dotato di un carattere ecumenico e di una grande capacità di presa sull’ascoltatore. L’organo sprigiona un aroma di incenso e anni ’70, mentre la duttile voce di Frater Arnhwald predica inni al Concilio Vaticano III, alla purificazione di Montségur dall’eresia catara e alla revoca dell’editto di Nantes, alternando inglese e latino, con passaggi in cantato sporco e sporadici acuti (eredità dell’avventura in una cover band degli Helloween). Il suono degli Ecclesia è tradizionale e moderno al tempo stesso, con richiami a Candlemass e Cathedral, coinvolgente e roccioso a tal punto da correre il rischio di farmi intonare lodi al Signore e alla Santa Inquisizione!
Ringrazio la fanzine Holy Legions per avermi fatto scoprire questo divertente gruppo nel suo numero #0.
[M1]
Nero Of The Fall Of Rome – Beneath The Swaying Fronds Of Elysian Fields
(Naturmacht Productions, 27 aprile 2020)
Scegliere un nome accattivante e originale è il primo fondamentale passo per catturare un briciolo di attenzione nell’affollatissimo panorama metal odierno. E i Nero Or The Fall Of Rome hanno centrato in pieno l’obiettivo, spingendomi a conoscerli seppur a diciotto mesi dalla pubblicazione dell’esordio Beneath The Swaying Fronds Of Elysian Fields. Il gruppo nasce come costola dei Riul Doamnei (band di black metal sinfonico attiva dal 1999) e sfrutta i due decenni di esperienza alle spalle per realizzare un’opera drappeggiata da atmosfere epiche e colme di tragicità, sfruttando la feralità del black metal e l’introspezione del doom. Il nome a cui mi sento di accostare il gruppo è certamente quello dei Primordial per la potenza del messaggio trasmesso.
A dispetto delle apparenze, i Nero Or The Fall Of Rome non sono meri divulgatori delle vicende della Roma Antica, piuttosto le utilizzano come metafora per parlare della modernità attraverso topoi ancora attuali come la miseria umana, la decadenza e la corruzione della società, lo sfruttamento dei potenti verso i deboli, la follia delle guerre di religione. Insomma i protagonisti di Beneath The Swaying Fronds Of Elysian Fields non sono eroi mitologici o divinità, piuttosto gli antieroi che vivono «la tragedia dell’essere divisi ma uniti nel destino della morte». Il tutto in un contesto musicale che si professa sincero e old school, lontano dalla perfezione sonora sterile e dai ritocchi in studio.
[M1]
Self Hypnosis – Contagion Of Despair
(Svart Records, 21 agosto 2020)
Ogni tanto capita che qualche disco passi inosservato, ingiustamente e in certi casi anche inspiegabilmente: i Self Hypnosis, per il sottoscritto, ricadono decisamente in questa categoria. La creatura nata dalle menti di Greg Chandler e Kris Clayton — il primo autentico pilastro degli Esoteric e il secondo ai tempi new entry degli stessi — ha forse subìto gli effetti di una promozione non ottimale, perché altrimenti non si capisce come mai questo connubio psichedelico di doom, industrial, elettronica e riff storti non abbia fatto il botto.
Contagion Of Despair è a oggi l’unico lavoro del duo ed è uscito per l’attenta Svart Records. L’eredità che Clayton si porta sulle spalle ha verosimilmente influenzato il piglio del disco, dato che con i suoi Camel Of Doom sguazza nel doom-stoner sperimentale: il risultato è un disco ostico che unisce toni di chitarra meshugghiani, percussioni artificiali, atmosfere opprimenti per dirla con un eufemismo, ma che per qualche arcano motivo risulta più digeribile di una qualsiasi opera della band di Greg Chandler. Un’ora e un quarto di questa musica non è poco, ma la capacità di scrittura dei Self Hypnosis è di primissima qualità: una scaletta equamente divisa tra pezzi lunghi(ssimi) e altri più brevi e un sapiente dosaggio di tempi e intensità fanno di Contagion Of Despair un album da recuperare, senza se e senza ma.
[Giup]