Pillole di Male #20: Eternal Sword, Death In June, Autonoesis | Aristocrazia Webzine

Pillole di Male #20: Eternal Sword, Death In June, Autonoesis

Quando parliamo di musica cerchiamo di farlo nel modo più approfondito ed efficace possibile, sviscerando aspetti salienti quali i contenuti dei testi ma evitando le sterili sbrodolate di un’analisi traccia per traccia forzata. Per questa ragione avere fra le mani il disco fisico è una necessità oltre che una gratificazione: studiare il libretto, verificare la qualità audio del supporto, ammirare la copertina. Talvolta però non è possibile ricevere il materiale promozionale o acquistare il cd/vinile/musicassetta in prima persona per una serie di motivi economici o logistici: perché magari prodotto in numeri limitatissimi (anche oltreoceano), troppo costoso, oppure già esaurito o ancora in attesa di essere stampato. In tutti questi casi solitamente avremmo alzato le mani, nonostante la qualità delle opere ascoltate, e ci saremmo dedicati ad altro, privando però i lettori di una occasione di conoscenza, seppur parziale. Fino a oggi. Perché la rubrica Pillole Di Male arriva per colmare questa lacuna: non vere e proprie recensioni, piuttosto dei consigli per gli ascolti in pastiglie… ma senza effetti collaterali! Un modo per stuzzicare il vostro appetito musicale e condividere quanto ci ha appassionato fra le uscite underground più recenti.

In questo numero due progetti di ambito black metal totalmente underground e misteriosi come Eternal Sword e Autonoesis fanno compagnia ai Death In June in una versione… inedita.


Eternal Sword – The Cursed Land

(autoprodotto, 22 maggio 2021)

The Cursed Land è l’ennesima occasione di questo periodo per tornare ai (bei?) vecchi tempi del black metal primigenio, fatto di registrazioni casalinghe e progetti misteriosi. Nulla è dato sapere su(gli) Eternal Sword, autore di un pregevole demo raw black metal a tinte epiche. Due tracce per mezz’ora di musica che stando a Bandcamp — per farla breve — narrano della presa di coscienza di un cavaliere sull’orrore della guerra.

I due pezzi, intitolati “Wandering In The Darkness Of Night”, sono lunghe composizioni in cui trovano spazio melodie eroiche, rallentamenti più riflessivi e sezioni più intransigenti, cupe e tormentate. Un flusso di note senza pausa, se non per la breve sosta fra le due parti, una epopea dal retrogusto agrodolce sulla cui qualità garantisce anche Sarah degli Smoulder.

Uscito inizialmente solo in digitale autoprodotto nel maggio 2021, dallo scorso anno The Cursed Land è disponibile in tre formati fisici: in cassetta tramite Forbidden Keep, CD su Humanity’s Plague Productions e vinile per Poisonous Sorcery.

[M1]


Death In June – Nada-Ized!

(New Europa Recordings, 16 dicembre 2022)

Sul finire del 2022 l’eccentrico e sfuggente Douglas Pierce ha pubblicato con i Death In June un disco ignorato o superficialmente snobbato dalla maggior parte della critica, intitolato Nada-Ized!. I motivi sono principalmente due: innanzitutto non si tratta di un nuovo album con tracce inedite; in secondo luogo, è a tutti gli effetti un disco electro-dance.

Avete capito bene. Il buon Douglas, che dai giorni dell’ultimo Essence! si è rifugiato in un apparentemente sterile isolamento, ha ri-registrato e ri-arrangiato una manciata di vecchi brani insieme a Miro Snejdr, che già avevamo visto al suo fianco ai tempi di Peaceful Snow. Dalla iconica “Heaven Street”, passando per stralci risalenti al periodo di The Rule Of Thirds e Peaceful Snow, fino a brani più recenti come “The Trigger”: la rilettura della produzione dell’artista britannico sotto una lente non del tutto inedita, viste le fascinazioni elettroniche presenti su dischi iconici come Nada del 1985, risulta sorprendente e coerente allo stesso tempo. Nonostante ciò, la spregiudicatezza degli arrangiamenti è encomiabile e quasi grottesca, avendo presenti le ben diverse tonalità della musica dei classici Death In June. Diciamocelo, da questo 2022 appena concluso ci saremmo aspettati di tutto, ma non di trovarci a ballare sulle parole di “Heaven Street”.

[Schlemihl]


Autonoesis – Moon Of Foul Magics

(Autoprodotto, 25 agosto 2022)

Del progetto canadese Autonoesis si sa ben poco. Non sono note né le facce né il numero dei membri, un velo di incognito che si rispecchia anche nella rigorosa autoproduzione dei loro due dischi. L’ultimo di questi, Moon Of Foul Magics, è passato misteriosamente inosservato durante l’anno appena trascorso, nonostante il suo contenuto di pregevolissima fattura. La formula degli Autonoesis si presenta come la fusione di thrash e black metal, con quest’ultimo indirizzato verso la sua forma più melodica e dai toni epici (stile Dissection, per intendersi). A donare profondità a questa accoppiata tutt’altro che inedita c’è una forte, ma oculata, presenza di spunti vicini al prog metal di gruppi come gli ultimi Opeth o i Ne Obliviscaris.

Si passa con disinvoltura da sassate dritte sulle gengive (“Raise The Dead” e “The Conjurer”) a complicati intrecci di riff glaciali, assoli vertiginosi e sezioni ritmiche intransigenti (“Nihility, Endless Winter” e “On Black Wings Of Eternity”). Una ricercatezza che si trova anche nelle numerose sezioni acustiche, utilizzate sia come intermezzi che come tasselli delle singole canzoni. Nonostante questa apparente tracotanza sonora, Moon Of Foul Magics scorre compatto e splendidamente ruvido durante l’ascolto e pur rimanendo nell’essenza un disco black-thrash riesce a rapire con le sue oscure melodie e a incantare con i suoi picchi strumentali di puro estro prog. Piccola e oscura gemma da recuperare a tutti i costi.

[Schlemihl]