Pillole di male #13: Falls Of Rauros, Cailleach Calling e Mauled | Aristocrazia Webzine

Pillole di male #13: Falls Of Rauros, Cailleach Calling e Mauled

Quando parliamo di musica cerchiamo di farlo nel modo più approfondito ed efficace possibile, sviscerando aspetti salienti quali i contenuti dei testi ma evitando le sterili sbrodolate di un’analisi traccia per traccia forzata. Per questa ragione avere fra le mani il disco fisico è una necessità oltre che una gratificazione: studiare il libretto, verificare la qualità audio del supporto, ammirare la copertina. Talvolta però non è possibile ricevere il materiale promozionale o acquistare il cd/vinile/musicassetta in prima persona per una serie di motivi economici o logistici: perché magari prodotto in numeri limitatissimi (anche oltreoceano), troppo costoso, oppure già esaurito o ancora in attesa di essere stampato. In tutti questi casi solitamente avremmo alzato le mani, nonostante la qualità delle opere ascoltate, e ci saremmo dedicati ad altro, privando però i lettori di una occasione di conoscenza, seppur parziale. Fino a oggi. Perché la rubrica Pillole Di Male arriva per colmare questa lacuna: non vere e proprie recensioni, piuttosto dei consigli per gli ascolti in pastiglie… ma senza effetti collaterali! Un modo per stuzzicare il vostro appetito musicale e condividere quanto ci ha appassionato fra le uscite underground più recenti.


Falls Of Rauros – Key To A Vanishing Future

Eisenwald Tonschmiede / Gilead Media, 25 marzo 2022

Passato estremamente in sordina, il nuovo lavoro di casa Falls Of Rauros è una piccola gemma di squisita raffinatezza. Key To A Vanishing Future marca il diciassettesimo giro di boa della formazione del Maine e sembrerebbe segnare anche una svolta nelle sonorità tradizionali a cui gli americani ci hanno abituati nel tempo. Figlio della collaborazione tra Eisenwald e Gilead Media, battezzato con una copertina di Austin Lunn (Panopticon) e passato tra le mani esperte del super-affaccendato Colin Marston dei Krallice, l’ultimo album dei Falls Of Rauros vira marcatamente verso il prog e il death pur restando saldamente ancorato alle sue radici black-folk.

Le atmosfere sembrano più rarefatte, l’aria che si respira durante l’ascolto è gelida e i suoi quasi tre quarti d’ora di durata sono sferzanti. Non una folata di caos incontrollato, ma un assalto calibrato e studiato nei minimi dettagli, fatto di passi in avanti poderosi (“Poverty Hymn”), di cambi di direzione spiazzanti (“Survival Poem”, “Known World Narrows”) e di attese logoranti che portano a risultati appaganti (“Daggers In Floodlight”). Non il classico Falls Of Rauros, ma decisamente un gran bel Falls Of Rauros.


Cailleach Calling – Dreams Of Fragmentation

Debemur Morti Productions, 11 marzo 2022

Restando nel Nuovo Continente, il disco di debutto dei Cailleach Calling ha fatto un po’ di rumore, la cui eco è giunta anche da queste parti. Dreams Of Fragmentation, in ogni caso, non ha ricevuto l’accoglienza che meriterebbe e anche per questo ha trovato un posto in questo numero della rubrica. Il trio di Oakland, California, non è il progettino post-cosmic black da cameretta dei primi sprovveduti: il polistrumentista Tony Thomas e la cantante Chelsea Murphy sono già colleghi nei Dawn Of Ouroboros, col primo anche in forze ai Botanist, e a loro si affianca Yurii Kononov, ex batterista dei White Ward.

Come sottolineato da molti, la copertina è molto poco metal, ma si inserisce appieno in uno spaccato urbano-cittadino molto a dimensione d’uomo che, negli ultimi anni, specialmente in ambito post-black ha caratterizzato alcune gemme, come il devastante Leave di Sadness o l’ottimo Love Exchange Failure dei già citati White Ward. Dal punto di vista musicale, visti i trascorsi dei personaggi coinvolti, c’è ben poco da dire: la prova è superlativa, il songwriting è ispirato e la resa finale è grandiosa. Dreams Of Fragmentation non è l’album adatto a chi vorrebbe vivere in una bolla in cui è sempre il ’93, ma per chi è alla ricerca di voci caustiche, blast beat allucinanti e pianole della Chicco prodotte bene (“Bound By Neon”) il debutto dei Cailleach Calling potrebbe rivelarsi un ascolto interessantissimo.


Mauled – Ruins Of Megiddo

Autoprodotto, 3 marzo 2022

Ruins Of Megiddo non sembra affatto un album che appartiene ai giorni nostri: dà più l’idea di essere una scheggia impazzita di venticinque anni fa, a essere buoni, che ha bucato il continuum spazio-temporale e si è ritrovata per sbaglio nel 2022. Non che a noi dispiaccia un salto indietro nel tempo, specialmente se fatto bene — e quindi super male — come nel caso di questa demo. L’operazione nostalgia dei Mauled, al cui microfono ritroviamo l’illustratore Roberto Toderico, non prova nemmeno per un secondo a suonare moderna o a sembrare tale.

Qualità: brutta. Stile: grezzo. Viulenza: tanta. Sette tracce per venticinque minuti scarsi di death metal vecchia scuola, imbastardito qui da una spinta d-beat e là da un rallentamento doom-sludge, senza mai venire meno al mantra del gruppo: far caciara e far sbracciare tanto chi è cresciuto a pane e HM-2 quanto chi è nel giro dell’hardcore-punk più che in quello del metal. C’è tanto da ballare, in Ruins Of Megiddo, ma anche tanto da menarsi dal vivo — provare per credere — per cui il consiglio è di non perdere tempo: scegli il tuo doom e aspetta che i Mauled tirino fuori dal cilindro un’edizione fisica di Ruins Of Megiddo. Qui non si inventa nulla di nuovo, ma il sorriso che ti mette in faccia un calderone di ugh! e tupa-tupa è insostituibile.