Pillole di male #14: Grot, Notturno, Dungeon Steel
Quando parliamo di musica cerchiamo di farlo nel modo più approfondito ed efficace possibile, sviscerando aspetti salienti quali i contenuti dei testi ma evitando le sterili sbrodolate di un’analisi traccia per traccia forzata. Per questa ragione avere fra le mani il disco fisico è una necessità oltre che una gratificazione: studiare il libretto, verificare la qualità audio del supporto, ammirare la copertina. Talvolta però non è possibile ricevere il materiale promozionale o acquistare il cd/vinile/musicassetta in prima persona per una serie di motivi economici o logistici: perché magari prodotto in numeri limitatissimi (anche oltreoceano), troppo costoso, oppure già esaurito o ancora in attesa di essere stampato. In tutti questi casi solitamente avremmo alzato le mani, nonostante la qualità delle opere ascoltate, e ci saremmo dedicati ad altro, privando però i lettori di una occasione di conoscenza, seppur parziale. Fino a oggi. Perché la rubrica Pillole Di Male arriva per colmare questa lacuna: non vere e proprie recensioni, piuttosto dei consigli per gli ascolti in pastiglie… ma senza effetti collaterali! Un modo per stuzzicare il vostro appetito musicale e condividere quanto ci ha appassionato fra le uscite underground più recenti.
Grot – Hymns Of The Woodland
(Autoprodotto, 22 luglio 2021)
La passione per il black metal non conosce confini, né geografici che di genere, età o qualunque altra caratteristica individuale. Ce lo ricorda anche il progetto Grot (caverna in olandese), one woman band statunitense creata dalla giovanissima Houston nell’ultimo anno di scuole superiori, poco prima dell’arrivo dei disastri causati dal Covid-19. L’ep Hymns Of The Woodland è la sua prima opera organica dopo un singolo del 2020 ed è alimentata proprio da quella passione motore più sincero della buona musica estrema. Ecco allora che anche una teenager alle prime armi, aiutata soltanto da un amico per batteria e mixing, può regalarci un ep black metal promettente la cui qualità migliore è il dinamismo. Le quattro tracce (più intro e outro) infatti scorrono fluide ed equilibrate, abbracciando un approccio old school viscerale che però non sfocia mai nel caos ed è aiutato da minutaggi sempre contenuti con cui si va dritti al punto. I suoni invece sono un buon compromesso fra la voglia di estremo e quella di chiarezza nei singoli strumenti; menzione d’onore per lo scream spettrale di Houston che impreziosisce il tutto. Hymns Of The Woodland è stato pubblicato lo scorso settembre da Cemetery Horror Productions in cassetta, mentre Night Of The Palemoon (etichetta collegata alla scena del black indigeno nordamericano) dovrebbe occuparsi del futuro vinile.
Notturno – Obsessions
(Hypnotic Dirge Records, 29 aprile 2022)
Col tempo abbiamo imparato a conoscere Vittorio Sabelli, deus ex machina di Dawn Of A Dark Age, come un instancabile musicista continuamente impegnato su tanti fronti, un vulcano di idee concretizzate in progetti interessanti e ben realizzati. Se l’anno scorso aveva unito le forze con Wynter Arvn nell’omonimo progetto neofolk-neoclassico, pochi giorni fa è tornato a farsi sentire con la nuova avventura denominata Notturno, in compagnia di Sven Vinat (chitarrista degli Himinbjorg) alla batteria e Kjiel (cantante-chitarrista degli Eyelessight) alla voce. Questa volta lo sguardo di Sabelli passa dalla maestosità di Madre Natura ai tormenti della psiche, un punto di vista introspettivo col quale esprime malinconia e dolore attraverso un black metal super atmosferico, venato di depressive e a tinte doom. Obsessions si articola in appena tre brani, riflessivi e dilatati, che vanno dai nove ai quasi quindici minuti, dove si ritrovano anche i momenti più melodici dell’esperienza Dawn Of A Dark Age. Crescendo di tensione ed esplosioni di energia improvvise intervengono per rompere la stasi apparente, prima di assistere a un nuovo ripiegamento interiore, a sua volta infranto poco dopo. Notturno è solo un’altra delle tante anime di un musicista preparato e di talento che in questa occasione guarda dentro se stesso e ne condivide le angosce.
Dungeon Steel – Bloodlust
(Signal Rex, 10 luglio 2021)
Dall’Ecuador con furore riecco i Wampyric Rites (già apparsi da queste parti con uno split insieme a Vampirska), stavolta nella loro incarnazione più ottantiana e alcolica ribattezzata Dungeon Steel. Dal raw black metal passiamo allo speed-thrash venato di nero nelle sei tracce dell’ep Bloodlust, pubblicato la scorsa estate dalla portoghese Signal Rex. Un licantropo armato di birra e spada è l’eroe in copertina che non ci meritiamo ma di cui abbiamo bisogno: con la sua ignoranza sfrenata il trio si getta all’assalto a testa bassa, senza alcuna paura, gasando l’ascoltatore con la sua carica rock, il cantato a tratti sbilenco e una valanga di assoli heavy. Insomma l’armamentario standard dell’headbanger provetto. Purtroppo devo segnalare che il bassista-chitarrista Vrolok è venuto a mancare lo scorso anno.