Pillole di Male #11: Koldovstvo, Stangarigel, Don Bolo, Homeskin e tanti altri | Aristocrazia Webzine

Pillole di Male #11: Koldovstvo, Stangarigel, Don Bolo, Homeskin e tanti altri

Quando parliamo di musica cerchiamo di farlo nel modo più approfondito ed efficace possibile, sviscerando aspetti salienti quali i contenuti dei testi ma evitando le sterili sbrodolate di un’analisi traccia per traccia forzata. Per questa ragione avere fra le mani il disco fisico è una necessità oltre che una gratificazione: studiare il libretto, verificare la qualità audio del supporto, ammirare la copertina. Talvolta però non è possibile ricevere il materiale promozionale o acquistare il cd/vinile/musicassetta in prima persona per una serie di motivi economici o logistici: perché magari prodotto in numeri limitatissimi (anche oltreoceano), troppo costoso, oppure già esaurito o ancora in attesa di essere stampato. In tutti questi casi solitamente avremmo alzato le mani, nonostante la qualità delle opere ascoltate, e ci saremmo dedicati ad altro, privando però i lettori di una occasione di conoscenza, seppur parziale. Fino a oggi. Perché la rubrica Pillole Di Male arriva per colmare questa lacuna: non vere e proprie recensioni, piuttosto dei consigli per gli ascolti in pastiglie… ma senza effetti collaterali! Un modo per stuzzicare il vostro appetito musicale e condividere quanto ci ha appassionato fra le uscite underground più recenti.

In questa edizione extralarge, qualche consiglio in più per districarsi nello sterminato mondo di Bandcamp in occasione del ritorno dell’iniziativa Bandcamp Friday. Ogni titolo è come sempre scelto sulla base dei gusti personali dei redattori.


Koldovstvo – Ни царя, ни бога = Ni Tsarya, Ni Boga

(Babylon Doom Cult Records / Extraconscious Records, 2021)

Ни царя, ни бога, all’incirca nessun sovrano, nessun dio, è stato uno dei titoli culto dell’anno passato. Nessuno sa chi siano i Koldovstvo (stregoneria) né da dove arrivino, e una volta tanto questo vecchio trucco sembra funzionare: dalla foto disponibile su Metal Archives si intravedono tre figure in lontananza, ma non è mai stata resa disponibile alcuna informazione di contatto e la band non ha alcuna presenza online, fatto salvo il Bandcamp delle etichette che si occupano della vendita dell’album, cioè Babylon Doom Cult in Europa e la Extraconscious Records di Jacob Buczarski (Mare Cognitum) negli USA. L’unico dato aggiuntivo è che il disco è stato mixato nei Blomberg Studios, studio dichiaratamente anti NSBM dall’ignota collocazione geografica.

Ni Tsarya, Ni Boga è riuscito a ritagliarsi uno spazietto nell’affollatissimo 2021 grazie alla sua aura di mistero e a una proposta particolarmente affascinante: un album lo-fi al cui confronto Lamp Of Murmuur sembra prodotto da Rick Rubin, con forti elementi post-black metal, uno scream violentissimo da depressive anni ‘90 e una serie di rimandi goth rock che arricchiscono il sound in modo del tutto inaspettato. Voci pulite qua, arpeggi da colonna sonora settantiana là, sotto la sporcizia del suono si sentono chiaramente altre cose che in un album black metal è raro trovare, tanto che la stessa definizione pare riduttiva per i Koldovstvo. Dopo due tirature in vinile finite sold out in tempi molto brevi, è stata annunciata una terza ristampa, in arrivo in primavera, che si sposa perfettamente con la ripresa dei Bandcamp Friday.


Stangarigel – Na Severe Srdca

(Hexencave Prouctions, 2022)

La genesi degli Stangarigel parte da lontano, dagli anni ‘90 e dai ragazzini (spesso norvegesi) che amavano le foreste e le leggende che le popolavano, e che prendevano in mano gli strumenti per raccontarle. Le origini di Ulver, Borknagar e tanti altri, oltre ad avere in comune la voce di Garm, avevano tutti gli occhi puntati verso il limitare del bosco, e a quanto pare Adam Sičák (qui indicato come Lesodiv e supportato dal batterista e cantante Stalagnat) è rimasto particolarmente colpito dall’approccio originale dei padri norvegesi, tanto che ha deciso di creare un progetto parallelo ai suoi Malokarpatan proprio per rendere omaggio a quella specifica formula e a quel preciso momento nel tempo.

Nessunissima suggestione avantgarde o sperimentale quindi, ma un semplice, diretto black metal a tinte naturalistiche, intriso di miti e leggende, proprio sulla scia di Bergtatt e Borknagar, ma anche Dark Medieval Times o Arntor. Brani lunghi, ammalianti e dalla forte componente melodica, su cui Lesodiv canta di come nascono le leggende, solstizi e alberi di cedro. Se da una parte Na Severe Srdca paga dazio per un’origine dichiaratamente derivativa, dall’altra riesce perfettamente a rievocare una malinconia romantica oggi spesso dimenticata in favore di dissonanze ed escatologia. Gli Stangarigel sono quindi una non-novità assolutamente piacevole in questo inizio di 2022.


Don Bolo – Bahamut

(???, 2022)

Gli ecuadoriani Don Bolo si presentano sul proprio profilo Bandcamp come «experimental music for people with mental issues». Una descrizione decisamente singolare che non può non attirare l’attenzione. Effettivamente, però, schizzati lo sono per davvero: il quintetto sudamericano ha pubblicato proprio lo scorso mese Bahamut, un album difficilissimo da decifrare. Semi-strumentale, tra sezioni jazz-rock e punk che flirtano con l’avantgarde metal più folle che mai, Bahamut rappresenta un episodio in grado di soddisfare palati anche molto differenti tra di loro.

Le parti più metal, unite alla perenne influenza jazzosa che permea tutta l’opera, ricordano vagamente certi episodi dei Naked City di John Zorn, se non altro per il connubio di chitarroni distorti e sassofoni. Se vi è piaciuto Holoceno dei brasiliani Papangu, del quale abbiamo parlato in uno dei nostri listoni di fine 2021, molto probabilmente apprezzerete anche l’ultima fatica di questi ecuadoriani. Certo, il prezzo non è proprio favorevolissimo come acquisto per un Bandcamp Friday, ma quei dieci dollari l’album li vale tutti.


Homeskin – Integument Crystallization

(???, 2022)

Homeskin è una delle tante incarnazioni di Garry Brents, geniale musicista della scena underground estrema di Dallas e dintorni. Già attivo in Gonemage e Cara Neir, qui opera con un black metal molto più grezzo e istintivo, quasi come fosse un flusso di coscienza, testimoniato dalle rapidissime sessioni di registrazione da cui nascono le sue uscite. Integument Crystallization è un disco breve ma sorprendente, con tante sfaccettature: black metal nella produzione, progressivo nel songwriting, totalmente punk nel suo approccio anarchico e selvaggio.

L’estrema velocità delle registrazioni (l’album sarebbe stato realizzato in appena undici ore!) non deve però far pensare che sia tutto lasciato al caso: c’è un sapiente uso del basso, un’atmosfera quasi psichedelica e una piacevole alternanza di sfuriate black metal (dal sapore quasi islandese) e momenti più riflessivi. Insomma, sì all’improvvisazione, ma con una cognizione di causa di fondo. Contrariamente al disco dei Don Bolo di cui sopra, quello degli Homeskin lo potete addirittura scaricare gratis essendo disponibile con la formula name-your-price; per i cultori del formato fisico, è disponibile anche in versione CD.


Owls Woods Graves – Secret Spies Of The Horned Patrician

(Malignant Voices, 2022)

Becero, brutale e bastardo sono tre aggettivi che si adattano benissimo a descrivere Secret Spies Of The Horned Patrician, il nuovo, marcissimo lavoro firmato Owls Woods Graves. Il progetto è una sorta di spin-off dei Mgła, se vogliamo, considerato che i suoi membri storici sono The Fall (Medico Peste, Over The Voids) ed E.V.T., che nei Mgła ci suonano dal vivo, ai quali quest’anno si è aggiunto M., l’insondabile leader di Mgła e Kriegsmaschine. Una lineup che già di per sé promette malissimo, per cui è lecito avere delle aspettative dal secondo disco del trio. E Secret Spies Of The Horned Patrician, queste aspettative, non le delude.

Nove brani per mezz’ora di caciaronissimo, cafonissimo, grezzissimo punk-black che si barcamena tra un’influenza e l’altra, dando talvolta più spazio al nero metallo, talvolta cedendo la priorità all’efferata immediatezza del punk. No filler, all killerSecret Spies Of The Horned Patrician è un album per cui si balla durissimo, sgomitando peggio che a un concerto dei Midnight o a un rave in un centro occupato, lasciandosi guidare dai cori squisitamente punk di pezzi come “Antichristian Hooligan”, versione dissacrante e deturpata del classico sing-along Celtic punk e quindi di gran lunga il pezzo più divertente dell’intero lotto. Serve davvero aggiungere altro, o hai già messo anche tu il secondo disco degli Owls Woods Graves nel carrello?


VanhelgaEnfin Morte

(Cult Of Parthenope, 2021)

Enfin Morte è solo l’ultimo tassello della cangiante e multiforme spirale evolutiva dei Vanhelga. La creatura svedese capitanata da J. Ottosson (che nel progetto usa il numerico soprannome 145188) ha diffuso questo mefitico ep quasi esattamente un anno fa in formato digitale, dopodiché è stata premura di Cult Of Parthenope realizzarne cd e vinili vari. Vuoi perché pubblicato presto rispetto alla compilazione delle varie Top 10 e listoni annuali, vuoi perché si tratta solamente di un cinque tracce per una ventina di minuti e spiccioli, Enfin Morte sembrerebbe essere uscito fuori da molti radar, quando invece meriterebbe di essere ricordato da più persone.

Come sempre, i Vanhelga sono imprevedibili e taglienti, e sono riusciti a incapsulare nella contenutissima scaletta dell’ep tutte le sfumature della loro proposta: dalle spinte più grevi di “Totalt Jävla Urspårad” alla nera depressione di “Dagar Som Denna”. Un mini che tiene sinceramente fede al più recente motto della band: «Positive Music For Positive People».


OssaertPelgrimsoord

(Argento Records, 2021)

Proveniente da Zwolle, in Olanda, il progetto Ossaert è una one man band fautrice di un black metal grezzo e al contempo melodico, ispirato alla seconda ondata (Darkthrone in particolare) sia dal punto di vista musicale che lirico, trattando prevalentemente tematiche blasfeme e anticristiane. Quello che rende particolarmente interessanti gli Ossaert è l’utilizzo della componente ritualistica che dona alla band e alla sua musica un alone misterioso e impenetrabile, perfettamente rappresentato dall’immagine raffigurata nella copertina di Pelgrimsoord, e che rende meno banale la trattazione di certe tematiche ormai trite e ritrite.

I quattro brani che compongono l’album durano in media dieci minuti e sono estremamente variegati: si passa da convenzionali sfuriate black metal a momenti più lenti, fino a sfociare in cori dal sapore liturgico, rigorosamente cantati in olandese. Per quanto il concetto non sia particolarmente originale (vedere Urfaust e Batushka, giusto per citare due esempi), Pelgrimsoord è un album solido, composto ed eseguito con cognizione di causa e dotato di un’atmosfera mistica e oscura che saprà conquistare gli amanti del genere.


Bilwis – Sagenwelt

(Northern Silence Productions, 2020)

Uscito nell’agosto del 2020 in formato digitale e riproposto poi da Northern Silence in cd e cassetta a gennaio 2021, il debutto dei Bilwis si intitola Sagenwelt (mondo leggendario): una dichiarazione di intenti che prosegue con la copertina e termina nei testi, in quanto i tedeschi trattano prevalentemente tematiche legate alla mitologia e al folklore del nord Europa, rigorosamente in chiave black metal.

I ventuno minuti che compongono l’ep ci trasportano nel cuore dell’Europa tra i suoi miti e leggende, grazie a melodie a volte epiche, altre volte malinconiche scaturite dai riff di chitarra e dalle tastiere, di cui possiamo ascoltare diverse tracce (spesso piano e archi contemporaneamente) in ogni brano. Le composizioni hanno durata variabile, e nonostante la sovrapposizione di diverse tracce strumentali, non sono particolarmente complesse: Bilwis infatti privilegia la melodia e l’atmosfera alla quantità di riff e cambi di tempo, avendo comunque l’accortezza di non sfociare mai nella monotonia. Un ottimo esordio e un progetto sicuramente interessante che si spera torni presto a sorprenderci.


Chaos Perversion – Petrified Against The Emanation

(Sentient Ruin Laboratories, 2022)

Vengono dal Cile. E vengono per demolire tutto il demolibile. Il secondo ep dei Chaos Perversion, Petrified Against The Emanation, è un omicidio sonoro di diciannove minuti. Una «dichiarazione di guerra», come presentato da Sentient Ruin Laboratories. Black metal e death metal che pestano senza pietà l’ascoltatore, con qualche spietata pugnalata doom. Giusto per non farsi mancare nulla. Sei brani, comprensivi di intro e outro dal sapore dark ambient, per annichilire il nostro udito.

Petrified Against The Emanation è violenza sonora di una forza e di una intensità rare. Si tratta di un buco nero che prosciuga ogni concetto di bellezza ed eleganza, lasciando solo morte, devastazione, raccapriccio. Certo, di nuovo c’è ben poco, lo stile maleodorante è quello dei fetori emanati dall’extreme metal cileno (Perversor, Cenotafio e Wrathprayer, tra gli altri). L’ascolto, però, non risulta statico né banale. I Chaos Perversion hanno saputo far propri gli insegnamenti degli orrori che li hanno preceduti, per rielaborarli secondo la propria squisitamente perversa sensibilità.


Temple Of Gorgon – Throats Of Lie

(Plague Demon Records, 2021)

Sembra esserci una spinta solipsista nella carriera di Geist: con un passato in veri e propri gruppi, col tempo si è a poco a poco isolato. Temple Of Gorgon risulta essere la sua terza one man band (la seconda tuttora in attività) e ha debuttato nel 2021. Throats Of Lie è un album black metal infuso di death metal e melodie dissonanti. Otto pezzi, per un totale di poco inferiore ai quaranta minuti, che macinano le ossa dell’ascoltatore.

Molto del merito, insieme all’eccellente riffing di chitarra, è sicuramente da attribuire alla batteria. Furibonda, sempre tesa e sul pezzo, non di rado si prende le luci della ribalta: è una vera e propria co-protagonista (basti sentire la folle doppia cassa nelle fasi più concitate di “Worshipers Of The Serpent”), non un semplice strumento di accompagnamento; sorte che, invece, è toccata al basso, relegato a un ruolo secondario in fase di missaggio. Altra grande forza del disco è la pulizia del suono: è un disco black metal, sì, ma rivendica anche la professionalità di Geist. Niente registrazioni da scantinato e mixing sporco. Throats Of Lie è tanto lucente quanto oscuro: un gioiello di un nero profondissimo.