Pillole Di Male #27: Labyrinthus Stellarum, Krallice, Iskandr
Quando parliamo di musica cerchiamo di farlo nel modo più approfondito ed efficace possibile, sviscerando aspetti salienti quali i contenuti dei testi ma evitando le sterili sbrodolate di un’analisi traccia per traccia forzata. Per questa ragione avere fra le mani il disco fisico è una necessità oltre che una gratificazione: studiare il libretto, verificare la qualità audio del supporto, ammirare la copertina. Talvolta però non è possibile ricevere il materiale promozionale o acquistare il cd/vinile/musicassetta in prima persona per una serie di motivi economici o logistici: perché magari prodotto in numeri limitatissimi (anche oltreoceano), troppo costoso, oppure già esaurito o ancora in attesa di essere stampato. In tutti questi casi solitamente avremmo alzato le mani, nonostante la qualità delle opere ascoltate, e ci saremmo dedicati ad altro, privando però i lettori di una occasione di conoscenza, seppur parziale. Fino a oggi. Perché la rubrica Pillole Di Male arriva per colmare questa lacuna: non vere e proprie recensioni, piuttosto dei consigli per gli ascolti in pastiglie… ma senza effetti collaterali! Un modo per stuzzicare il vostro appetito musicale e condividere quanto ci ha appassionato fra le uscite underground più recenti.
Nella ventisettesima somministrazione di Pillole Di Male il medico prescrive i viaggi cosmici di Labyrinthus Stellarum, il lato sognante dei Krallice e il black metal raffinato degli Iskandr.
Labyrinthus Stellarum – Tales Of The Void
(Autoprodotto, 24 marzo 2023)
Ci spostiamo virtualmente in Ucraina per tuffarci nel black atmosferico dei Labyrinthus Stellarum, terzetto che debutta direttamente con l’album Tales Of The Void, senza passare dal demo o dall’EP. Una mossa audace ma ben riuscita.
Qualcuno probabilmente dirà che il black metal cosmico con i synth ha stancato. Personalmente da fan delle atmosfere oniriche miste a melodie articolate e linee vocali crude e violente non sono affatto d’accordo. I Labyrinthus Stellarum offrono un lavoro meritevole di attenzione e sono dotati di un logo sufficientemente trve da riuscire potenzialmente a farsi apprezzare da un pubblico più ampio nel breve termine, naturalmente tutto sta a loro.
Tales Of The Void è esattamente il disco atmosferico che ci si aspetta, articolato in sette brani totali le cui tematiche sono — naturalmente — il vuoto, galassie lontane in cui passato e presente sembrano fondersi, un luogo impalpabile eppure visibile in cui tutto è interconnesso ed è la voce delle stelle a guidarci. Tra i brani più significativi vanno citati “Void Dwellers”, “Nebulare Temple” e “Star Chant”.
Tales Of The Void si configura come il perfetto accompagnamento per quarantadue — che sia un numero scelto a caso? — minuti in compagnia del nulla, o del tutto, che in fin dei conti da un punto di vista esistenziale è probabilmente la stessa cosa.
[Elisunn]
Krallice – Porous Resonance Abyss
(Hathenter / P2, 5 maggio 2023)
I veterani Krallice sembrano prendere gusto a chiudersi nei loro studi di New York, dato che Porous Resonance Abyss esce come quinto di una serie di album in soli quattro anni.
Si tratta di una unica suite divisa in quattro movimenti, del tutto strumentale. Le influenze black metal (o post-black metal, per meglio dire) sono particolarmente in secondo piano in questo caso, in favore delle radici progressive e soprattutto di una dominante presenza di sintetizzatori dal taglio synthwave. Con queste premesse, Porous Resonance Abyss non può che privilegiare la verve spaziale e sognante del quartetto, pur lasciando l’impressione che abbia le capacità per interpretare letteralmente ogni genere musicale possibile.
I momenti epici abbondano in particolare nella quarta parte, che con i suoi ventuno minuti rappresenta metà dell’intera suite, mentre la mancanza della voce non toglie nulla a una proposta organica e avvolgente. Menzione d’onore infine per la produzione che bilancia perfettamente precisione e genuinità, come sempre opera del tastierista-batterista-compositore Colin Marston.
Porous Resonance Abyss è un disco riuscitissimo, la perfetta rappresentazione del lato più tranquillo dei Krallice e apre interessanti sviluppi nel caso i newyorkesi decidessero di farne una rampa di lancio per future evoluzioni.
[Botta]
Iskandr – Vergezicht
(Eisenwald, 24 settembre 2021)
I Paesi Bassi continuano a sfornare nomi di rilievo nel panorama estremo e stavolta è il turno degli Iskandr, duo proveniente da Nijmegen e formato dal cantante-polistrumentista Omar K (aka O) e da Mink Koops, già batteria nei noti Fluisteraars. L’ultimo album dei due musicisti si intitola Spiritus Sylvestris ed è un lavoro neofolk freschissimo di pubblicazione, ma non ne parlerò.
Faccio infatti un passo indietro al 2021, anno di pubblicazione di Vergezicht, termine che significa sia panorama che visione del futuro. Il disco propone un black metal molto raffinato e a tinte melodiche, con una densità non insolita per il genere ma sicuramente notevole visto che sole sei tracce occupano oltre un’ora di durata. La protagonista di Vergezicht è la natura e il modo in cui si relaziona con l’uomo e con le altre creature viventi, a volte gentile come una madre, altre dura e irremovibile come una matrigna.
Le parti strumentali abbondano, articolate e ricamate di suoni che si intersecano tra loro come in una pianta rampicante, a tratti intervallate da sezioni acustiche in cui anche la voce è melodica e solenne come in un inno sacro. Un esempio tra i vari è rappresentato da “Bloeddraad”.
Valeva la pena retrocedere di qualche anno per conoscere Vergezicht, se non perché è indubbiamente dotato di eccellente profondità anche solo per dare una prospettiva diversa a Spiritus Sylvestris, che veicola senz’altro il medesimo messaggio permeato di paganesimo e natura vista come una divinità multiforme a sé stante, ma attraverso atmosfere abbastanza diverse. Provare per credere.