Pillole di male #9: Nothingness, Eoront, Ignivomous, Sumerian Tombs
Quando parliamo di musica cerchiamo di farlo nel modo più approfondito ed efficace possibile, sviscerando aspetti salienti quali i contenuti dei testi ma evitando le sterili sbrodolate di un’analisi traccia per traccia forzata. Per questa ragione avere fra le mani il disco fisico è una necessità oltre che una gratificazione: studiare il libretto, verificare la qualità audio del supporto, ammirare la copertina. Talvolta però non è possibile ricevere il materiale promozionale o acquistare il cd/vinile/musicassetta in prima persona per una serie di motivi economici o logistici: perché magari prodotto in numeri limitatissimi (anche oltreoceano), troppo costoso, oppure già esaurito o ancora in attesa di essere stampato. In tutti questi casi solitamente avremmo alzato le mani, nonostante la qualità delle opere ascoltate, e ci saremmo dedicati ad altro, privando però i lettori di una occasione di conoscenza, seppur parziale. Fino a oggi. Perché la rubrica Pillole Di Male arriva per colmare questa lacuna: non vere e proprie recensioni, piuttosto dei consigli per gli ascolti in pastiglie… ma senza effetti collaterali! Un modo per stuzzicare il vostro appetito musicale e condividere quanto ci ha appassionato fra le uscite underground più recenti.
Nothingness – The Hollow Gaze Of Death
(Autoprodotto, 2019)
In Minnesota fa un freddo boia, e i Nothingness per scaldarsi hanno deciso di guardare nell’abisso. E ci hanno guardato a fondo e a lungo, tirando fuori dal nulla un album con tutti i crismi: spinge quando deve spingere, rallenta quando deve rallentare, e alla fine ti prende per mano, ti porta al cimitero, ti mette una pala in mano e ti fa cominciare a scavare.
Uscito originariamente come autoproduzione nel 2019, The Hollow Gaze Of Death è riuscito a ottenere un po’ di visibilità nel 2021 grazie a una prima stampa ufficiale su CD in qualche centinaio di copie da parte di Memento Mori, ma è ancora orfano di una distribuzione più capillare (e di un’edizione in vinile), ed è un vero peccato considerando la qualità del materiale. Oltre a essere ben scritto e ben suonato, l’album gode anche di una produzione dinamica e in grado di definire i suoni e al tempo stesso non snaturare le radici old school del progetto. Nati come trio e ora stabilmente assestati con una formazione a cinque, i Nothingness offrono death metal ispirato, variegato e al profumo di tomba profanata.
Eoront – Gods Have No Home
(Drevo Music, 2020)
Gli Eoront sono una delle molte facce di Foltath Eternum, all’anagrafe George Gabrielyan, musicista siberiano che da queste parti abbiamo incrociato a più riprese negli anni, anche nella sua più recente one man band Gloosh. Gods Have No Home è arrivato a tre anni dal precedente Another Realm, ma non esce più per la nostrana Code666, bensì per l’etichetta di Gabrielyan stesso.
L’intero album è un concept basato sulle poesie di Maximilian Voloshin, poeta simbolista, traduttore e critico letterario russo-ucraino del tardo Ottocento e primo Novecento. Sui versi di Voloshin, gli Eoront costruiscono sei canzoni atmospheric black metal ispirate e affascinanti, dalla fortissima impronta melodica e di una freddezza tutta siberiana. Ad arricchire riff e blast beat, la band di Krasnojarsk ha chiamato a partecipare una serie di ospiti che contribuisce con violini, flauti e strumenti acustici che si sposano perfettamente con le atmosfere dell’album e non ne alleggeriscono mai la tensione. Per tutti gli amanti delle derive più naturalistiche e melodiche della musica del male, la Siberia è il posto giusto.
Ignivomous – Hieroglossia
(Nuclear War Now! Productions, 2019)
Da Melbourne al settimo cerchio dell’Inferno, quello dei violenti, la strada è particolarmente breve. Gli Ignivomous quella strada l’hanno percorsa più e più volte nell’arco della propria carriera, fatta di tre album in studio, un demo, un EP e uno split, e hanno deciso di imboccarla un’ultima volta con Hieroglossia, un lavoro che in tre quarti d’ora ti passa sopra con il rullo compressore e di te non lascia che polpa tumefatta.
Lontani dalla bestialità più ignorante, i veterani di Melbourne inanellano una serie di testi molto affascinanti: la title track soprattutto, in cui un bambino (presumibilmente ritratto in copertina) tenuto segregato in una nobile corte un giorno decide di liberarsi in modo piuttosto violento. Da lì in poi è tutto un susseguirsi di demoni, devastazioni, violenze e cose turpi perpetrate da personaggi che bazzicano l’underground australiano da decenni in gruppi come Voidchrist, Inverloch, Altars e Abominator. Gli Ignivomous sono stati alfieri di un death metal bestiale e oltranzista per oltre quindici anni, e a seguito della pubblicazione di Hieroglossia hanno deciso di sciogliersi, dopo aver dato tutto ciò che avevano, pronti ora per concentrarsi su qualcosa di nuovo. Un concentrato di malvagità di questo livello merita però di essere ricordato.
Sumerian Tombs – As Sumer Thrones At Night [demo]
(Helhallen Tape Worship, 2021)
Le fascinazioni mesopotamiche sono sempre state abbastanza frequenti nel metal estremo, dai Behemoth ai Melechesh, per cui un demo d’esordio di una band che si chiama Sumerian Tombs potrebbe rischiare di passare sottotraccia. A rendere particolare queste due canzoni più intro, per un totale di una decina di minuti o poco più, è che si tratta di un progetto personale di artisti coinvolti da decenni nell’underground teutonico, che per l’occasione hanno però scelto di mantenere l’anonimato.
As Sumer Thrones At Night ci mette davanti un raw black metal dalle tinte vagamente melodiche e produzione scarnissima, freddo come il ghiaccio nonostante le notti sumere solitamente evochino temperature ben più miti. I riff si susseguono senza posa, creando melodie inaspettate nel turbinio di violenza dei due brani, e le atmosfere da Mezzaluna Fertile portano con sé un che di vampiresco. Decisamente figlio del black metal scandinavo dei primi ‘90, il black metal dei Sumerian Tombs deve però molto anche al revival lo-fi degli ultimi tempi, da Departure Chandelier a Lamp Of Murmuur. Ottimo inizio per i tedeschi, che dovrebbero avere un album in arrivo nella prima parte del 2022.