10 ANNI DI BLACK METAL GIAPPONESE: ZERO DIMENSIONAL RECORDS #01 A.A.V.V. – The Far East Black Metal
Quando si parla di metal estremo in Giappone, solitamente i nomi che vengono citati sono quelli di poche band che — anche per motivi storici — sono riuscite a guadagnarsi una certa fama a livello internazionale: tolti gli immancabili Sigh, bisogna fin da subito scavare nell’underground per trovare realtà più di nicchia come Sabbat e Abigail. In realtà, il sottobosco del Sol Levante è habitat di numerosi artisti che fin dagli albori della seconda ondata cercano di proporre al mondo la propria visione del black metal, talvolta anche con ottimi risultati tristemente rimasti pressoché nell’ombra per questioni meramente geografiche.
Questi ultimi dieci anni hanno visto la nascita e l’ascesa di una realtà che nel tempo è riuscita a diventare un nuovo punto di riferimento per il panorama nipponico: si tratta di Zero Dimensional Records, etichetta che — partendo praticamente dal nulla — si è sviluppata fino ad avere contatti anche con band occidentali di tutto rispetto, tra le quali spiccano Satanic Warmaster e Negură Bunget. Dopo oltre sessanta album pubblicati è arrivato il momento di celebrare i dieci anni di attività con una compilation distribuita gratuitamente con lo scopo di dare maggiore risonanza al black metal giapponese. Un doppio album in cui ventinove band mettono in mostra le proprie potenzialità è indubbiamente un ottimo modo per dare un primo sguardo a una scena così poco conosciuta; realtà del passato e del presente, dall’intransigenza più estrema ai riff più melodici, passando per timide sperimentazioni e contaminazioni varie: ogni singolo aspetto del genere viene sviscerato in The Far East Black Metal.
Se è vero che l’apertura affidata ai Cataplexy deriva puramente dall’ordine alfabetico della scaletta, non si può negare che il loro brano sia un ottimo biglietto da visita: formatisi nel lontano 1991 e con due album alle spalle, la band di Osaka si presenta come una delle più competenti del fronte tradizionalista della scena nipponica, seppur palesemente legata alla scuola norvegese. Le sonorità più classiche del black metal vengono riprese da molti altri gruppi, come la tripletta formata da Ephemeral, Eredcigiøn e Fatal Desolation che — pur senza far gridare al miracolo — offrono una prova tutto sommato gradevole. Apprezzabili anche i contributi di Galga Falmul e Pure, il cui approccio melodico regala due brani in grado di scorrere senza troppi intoppi; allo stesso modo, 懺鉄 (Zantetsu) e specialmente 言挙げせぬ国 (Kotoage Senu Kuni) dimostrano di avere una buona base da cui partire per il proprio percorso.

I Cataplexy non sono l’unica band storica ad aver partecipato alla compilation: sono presenti, infatti, perfino progetti ormai inattivi da tempo che pubblicarono lavori proprio tramite Zero Dimensional Records. Masanori “Woods”, sotto l’alias Hurusoma, propone un brano tratto dal suo unico album Welcome To Hurusoma World in cui esplora il misticismo giapponese con il suo sound primitivo e ritualistico, con tanto di percussioni e voci pulite cerimoniali; il collega Gorugoth, invece, infesta il disco con quasi undici minuti malsani e diabolici in cui una batteria elettronica meccanica si scontra con voci demoniache e chitarre claustrofobiche. Altro nome degno di menzione è quello degli Infernal Necromancy, la cui corposa discografia è testimone dell’intensa attività del gruppo e dell’esperienza derivata da essa perfettamente incanalata nei riff maligni della loro “キスカ”.
Chiaramente, non tutte le ciambelle riescono col buco e spesso il principale limite delle realtà più underground riguarda la qualità del suono: è il caso di Knave e Koozar, di cui risulta abbastanza difficile giudicare in maniera completa le effettive abilità, anche se l’apparenza è quella di due band non ancora pienamente mature; discorso leggermente diverso per i Mass Kontrol Genocide, per i quali — dietro alla cacofonia totale che occupa soprattutto la prima metà del loro pezzo — sembrano nascondersi anche altre difficoltà, bilanciate solo in parte da qualche piccola buona idea qua e là. C’è anche chi, invece, riesce a fare del lo-fi il proprio credo: Fra Hedensk Tid — nostra vecchia conoscenza, grazie allo split Oriental Abyss — da tempo vive di registrazioni pessime e chitarre esageratamente zanzarose e non sembra avere intenzione di cambiare; rientra parzialmente in questa categoria anche il sound malevolo degli Insanity Of Slaughter, capace di unire riff melodici a una produzione a tratti poco chiara.
Al di là delle sonorità più tradizionali, anche le numerose varianti del black metal fanno la propria comparsa. La corrente prediletta sembra essere qualla sinfonica, regno delle melodie maligne dei Sungoddess e della maestosità pomposa di Juno Bloodlust; una nota a parte va invece spesa per Le Jardin D’Alice che unisce una sorta di blackgaze decadente a orchestrazioni neoclassiche con risultati indubbiamente affascinanti. L’uso delle tastiere caratterizza anche i contributi degli ancora acerbi — ma tutto sommato apprezzabili — Combine e dei Neurosexxx, più vicini però all’abisso del DSBM; dello stesso universo di sofferenza fanno parte anche gli Ebola, che si distinguono per l’ottima idea di inserire elementi etnici.

Tanto black metal in questa compilation, ma c’è anche dell’altro: varie realtà flirtano con suoni differenti del mondo metallico. Il death metal non è certo uno sconosciuto in Giappone e lo dimostrano da un lato Charlotte The Harlot e Ungodly pescando dalla sua variante melodica, dall’altro gli Yvonxhe — unici ad aver inserito due brani, probabilmente a causa della breve durata degli stessi — che non temono di spingersi anche verso il grind, mentre il grezzume dei 怒号 (Dogō) riprende le basi di questo stile. A tutto ciò, gli ottimi Miasma Death aggiungono una discreta dose di doom, a rendere il proprio brano più paludoso e minaccioso; allo stesso genere si ispira la traccia annichilente dei Lifeblood, il cui approccio rallentato non lascia scampo. C’è spazio, infine, per l’ibrido con il mondo post- rappresentato dai Desire Of The Moth, band che — sistemando qualche difetto formale — potrebbe evolversi in una realtà degna di nota nel suo ambito.
Con queste due ore e mezza di musica, Zero Dimensional Records è riuscita a creare non solo una presentazione delle proprie produzioni, ma anche un’introduzione a un’intera scena ancora poco esplorata. The Far East Black Metal riesce pienamente nell’intento di fornire una panoramica sul sottosuolo nipponico e la distribuzione gratuita è un’ottima occasione per chiunque fosse interessato ad approfondire l’argomento. Dal canto nostro, nelle prossime settimane andremo ad approfondire alcuni gruppi passati sotto l’etichetta, molti dei quali presenti anche in questa compilation.