10 ANNI DI BLACK METAL GIAPPONESE: ZERO DIMENSIONAL RECORDS #04 JUNO BLOODLUST – The Lord Of Obsession
La prima volta che incontrammo Juno Bloodlust fu grazie allo split Oriental Abyss, nel quale riuscì a lasciare un’ottima impressione. Due anni dopo, il progetto pubblicava il proprio debutto — attualmente senza un seguito — intitolato The Lord Of Obsession.
Visivamente, l’album si presenta molto essenziale e con un’estetica chiaramente ispirata agli standard del black metal: i colori scuri dominano la scena e nel libretto sono riportati solo i testi, oltre a qualche foto e a illustrazioni semi-nascoste sullo sfondo; peraltro, l’intero comparto grafico è stato ideato e curato dallo stesso Juno Nitta, a dimostrazione dell’impegno infuso dall’artista nel proprio progetto.
Il black metal di Juno Bloodlust richiama nomi di un certo peso della corrente sinfonica, con gli ultimi Anorexia Nervosa a emergere nei momenti più concitati e, talvolta, persino nell’approccio vocale. Non mancano poi riferimenti alle atmosfere diaboliche degli Emperor e all’intera carriera dei Cradle Of Filth, sia per le orchestrazioni che per l’uso di alcuni riff.
Ciò detto, il musicista sembra aver studiato a fondo le lezioni dei maestri appena citati e non si è limitato a crearne una mera copia, infondendo invece una buona personalità all’opera. I brani sono caratterizzati da un alto livello di intensità, dettata dai ritmi dell’italianissimo batterista Summum Algor (già incrociato su queste pagine con gli Adversam) e dalle tastiere che, prendendo la forma di archi, pianoforti e organi, enfatizzano i momenti più tesi, intrecciandosi con le chitarre. “Total Eclipse, Sinister Prophet” riesce a essere uno dei pezzi migliori della scaletta proprio grazie all’efficacia di questo fattore, che rende maestosi i passaggi più spinti, mentre i cori inseriti nella parte centrale danno un momento di respiro e, contemporaneamente, contribuiscono a rendere evocativo il brano.
Per lo più orientata sulle classiche sinfonie infernali tipiche del genere, l’orchestra nera plasmata da Juno riesce anche a introdurre elementi meno scontati come il folle valzer accennato nell’apertura di “Moonlight”, le melodie vagamente circensi in “The Forest Of Despair” e le brevi incursioni sintetiche di “Justice Is Dead”. L’elevata attenzione rivolta alle orchestrazioni non toglie importanza alle sei corde che, anzi, ne traggono vantaggio e riescono a sfruttare la solennità della musica per dare maggiore vigore alle proprie trame intricate e al contempo melodiche, emergendo quando necessario con riff memorabili (ancora “Total Eclipse, Sinister Prophet” e la parte centrale di “In This Coffin Of Immortelles”) e numerosi assoli indemoniati quanto basta.
L’ultima nota positiva va alla qualità del suono, anch’essa a cura di Juno: pur non essendo perfettissima, i brani non risentono di particolari difetti e, tutto sommato, i vari elementi in gioco vengono valorizzati degnamente.
Tra atmosfere macabre e composizioni vigorose, l’esordio di Juno Bloodlust è assolutamente positivo e riesce a mettere in chiaro le potenzialità del gruppo. A quanto pare, non siamo di fronte a un artista particolarmente prolifico, ma — vista la cura che mette nella propria musica — possiamo solo sperare che il seguito di The Lord Of Obsession non si faccia attendere troppo.