10 ANNI DI BLACK METAL GIAPPONESE: ZERO DIMENSIONAL RECORDS #17: INFERNAL NECROMANCY – Infernal Necromancy
Gruppo: | Infernal Necromancy |
Titolo: | Infernal Necromancy |
Anno: | 2008 |
Ristampa: | 2012 |
Provenienza: | Giappone |
Etichetta: | Zero Dimensional Records |
Contatti: | non disponibili |
TRACKLIST
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DURATA: | 01:02:02 |
Questa recensione degli Infernal Necromancy chiude il cerchio sul nostro speciale dedicato al decimo anniversario dell’etichetta Zero Dimensional Records, attraverso il quale ci siamo addentrati nell’underground black metal nipponico. Attivo dalla metà degli Anni ’90, il trio si è dedicato come da tradizione a un gran numero di mini-uscite, sotto forma di demo, split, EP e compilation, fino a quando nel 2008 ha rilasciato un vero e proprio album per Nekrokult Nihilism, poi ristampato con alcuni bonus nel 2012 da Zero Dimensional Records.
La folla presente sulla copertina, rigorosamente in bianco e nero, rimanda al concetto di massa novecentesco, mentre all’interno del libretto viene celebrato lo spirito guerrafondaio del Giappone Imperiale attraverso un collage di scatti fotografici, con foglie di ciliegio a ricoprire bombardieri, caccia, mezzi corazzati e navi da guerra. Gli stessi titoli dei pezzi spingono in questa direzione: “Black Wolf War”, “Kamikaze – 神風 -” e “War Gods – 空の神兵 -“.
Dal punto di vista sonoro, il «Japanese Imperial Black Metal» (copyright Infernal Necromancy) è uno stile asciutto e viscerale, sia dal lato tecnico che compositivo, con un suono casalingo vecchio stampo ma definito per gli standard del filone, nel quale il tono lo-fi non va a inficiare la capacità di distinguere gli strumenti (basso compreso). Lo screaming invece è piuttosto irruente e spesso assume i connotati di un latrato, mentre sul fronte strumentale talvolta la chitarra si ricava degli spazi quasi solisti ed è dotata di volumi superiori alla voce, come a rimarcarne la maggior importanza.
La scaletta si apre con un paio di pezzi più diretti, dotati di riff reiterati, scarse variazioni e in generale un approccio che attacca alla gola dal primo all’ultimo secondo; si tratta del materiale del repertorio più datato della band. “Formless Ashes” invece ci fa conoscere un nuovo lato del terzetto, che rallenta i ritmi e dilata le atmosfere (e pure il minutaggio), dando spazio a momenti malinconici e dal sentore quasi epico. Le restanti tracce si collocano all’interno di questo continuum con gradazioni differenti, tuttavia sempre piacevoli. In coda alla scaletta infine troviamo le tracce dell’EP Freezing Blackstained Universe (2003), che spiccano più che altro per la registrazione molto più grezza rispetto al restante materiale.
Alla luce di quanto scritto, Infernal Necromancy è l’opera perfetta per fare la conoscenza dell’omonima band e di un pezzetto di underground nipponico, ed è dedicata a chi ama la passione e un certo gusto naïf nel mondo dell’estremo rispetto a soluzioni moderne a tutti i costi.