A TRANSYLVANIAN FUNERAL – Gorgos Goetia
Gruppo: | A Transylvanian Funeral |
Titolo: | Gorgos Goetia |
Anno: | 2013 |
Provenienza: | Tucson, Arizona, USA |
Etichetta: | Forbidden Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 72:47 |
L'Arizona è storicamente una terra che rimanda a immaginari caldi e assolati, desertici come la propria morfologia. Sleepwalker, unica oscura entità alle spalle del progetto A Transylvanian Funeral (nonché padre e padrone della stessa Forbidden Records e dei Third Eye Audio Recording Studio, un uomo cui piace fare tutto da sé) è qui per mettere in discussione questo cliché. Terzo lavoro in studio in cinque anni, "Gorgos Goetia" è un disco che farebbe venire freddo a un pinguino nella savana.
Produzione scarna, up-tempo perenne o quasi, urla e strepiti incomprensibili, chitarre in putrefazione. Punto. Niente più e niente meno. Rispetto al passato, abbiamo qui il passaggio dalla drum machine all'utilizzo di una batteria "fisica", e l'abbassamento generale dei suoni a favore di un risultato meno graffiante e più sporco, più lo-fi. Tolta questa precisazione, quello che rimane è un lavoro black metal classico, che affonda le sue radici nella prima metà dei Novanta e non mancherà di riscuotere proseliti tra gli appassionati grazie all'uso scolastico — in accezione sia positiva che negativa — di tutti gli elementi del caso. Qualche vocalizzo pulito, sempre effettato e sporcato, fa capolino qua e là ("The Supreme Rite…"), alle volte la batteria rallenta e compare qualche tupa-tupa ("Burning Astral Hunger"), ma il succo rimane un buon black metal oltranzista.
L'occultismo di cui l'album è intriso, come ben si può immaginare, è piuttosto impenetrabile a causa della mancanza di un qualsiasi riferimento testuale nel libretto, all'infuori dei titoli dei brani. Tutto sommato, il lavoro di Sleepwalker è più che godibile, seppur inevitabilmente già sentito, canonico. Il motivo del mio poco entusiasmo mentre scrivo queste parole è principalmente dovuto all'incomprensibile lunghezza di "Gorgos Goetia": un album black metal lo si ascolta sempre volentieri, specialmente se confezionato con tutti i crismi e le attenzioni necessarie, e questo è sicuramente il caso della fatica di Sleepwalker. Un'ora e un quarto di registrazioni, però, è davvero un tempo esagerato, mancando alle spalle un concept (se questo esiste, quantomeno, a noi non è dato saperlo) o una qualsivoglia altra ragione per dilatare così tanto un lavoro che potrebbe benissimo durare la metà.