AALBORG – And This Is How…
Leggendo il nome Aalborg, avevo subito pensato a una qualche band post-metal proveniente da un paese dell’Europa settentrionale, e invece no. Il quartetto si è formato infatti a Clermont-Ferrand, città della Francia centrale dalla lunga storia a pochi chilometri dal sito Unesco di Chaîne des Puys. I quattro provengono da vari progetti del sottobosco locale, dai trascorsi post-punk e hardcore come gli Untitled With Drums o addirittura indie rock come i Niandra Lades. Questa nuova incarnazione si affaccia per la prima volta al mondo della musica in maniera ufficiale con And This Is How…, esplorando sonorità ancora diverse, pur portandosi dietro un po’ delle proprie esperienze.
Un po’ rock, un po’ shoegaze
Contrariamente alle mie aspettative iniziali, gli Aalborg si rivelano effettivamente promotori di un rock alternativo di matrice post- e shoegaze, un mix che non mancano di arricchire con qualche sfumatura gothic quando necessario, come in “Velvet Water” dal sound quasi ottantiano. I quattro vanno raramente sopra le righe, proponendo 38 minuti di riflessione (“Space Ribbon”) in cui le chitarre distorte fanno solo qualche comparsata (come nel singolo “Wind Walkers”).
Il digipak, semplice ma tutto sommato efficace, include un’opera dal sapore surreale del bassista Martin Le Borgne (artista piuttosto noto nell’ambiente), che ha curato anche il logo della band. Una dimensione a suo modo onirica ma inquietante ci aspetta fin dalle prime battute di And This Is How… e ci accompagna per tutta la durata. Tra l’altro, c’è anche un po’ d’Italia in questo lavoro, masterizzato da Maurizio Baggio presso La Distilleria di Bassano del Grappa.
Oltre ai nomi più ovvi della scena che possono aver influenzato gli Aalborg, And This Is How… mi ha a tratti ricordato anche progetti meno noti, come i Junius o i nostrani En Declin, in maniera simile affascinati da queste atmosfere rarefatte. Non mi ha colpito in maniera particolare la voce, che potrebbe forse acquistare più spessore e spazio in un eventuale prossimo album.
C’è sicuramente una base interessante su cui costruire per gli Aalborg, scopriremo presto se si tratterà di un progetto di lunga durata, oppure di un semplice divertissement per quattro artisti che volevano cimentarsi con questi suoni.