ABHORDIUM – When Depravity Incarnates
Ci dobbiamo decidere, è impossibile leggere in rete che se un album ha una produzione troppo densa o lo-fi allora fa schifo, però si vuole ascoltare death metal vecchia scuola suonato come vent'anni fa e con la stessa attitudine. O uno si gode anche questo tipo di uscite o fa finta di volere quello stile, prendendo però in considerazione solo un suono così nitido da far pensare a quintali di paccottiglia, vedasi quanto rilasciato dalla Nuclear Blast. C'è anche la via di mezzo ovvio, però un po' di coerenza sarebbe cosa ben accetta.
Mi è capitato, girovagando come di solito ancora faccio fra le desolate lande di Myspace, di imbattermi nella pagina dei finnici Abhordium e per il sottoscritto è stato amore al primo ascolto. Fetido, marcio, fottutamente brutale: è così che suona il gruppo di Salo. Immaginate di avere alle orecchie una versione odierna e altrettanto lercia dei Morbid Angel di "Altars Of Madness" e "Abomination Of Desolation" e degli Immolation (al solito qualche altro nome salterà fuori), inserite qua e là un tocco di brutallo annerito e la risultante è una carneficina sonora di quasi quaranta minuti, che ha come unico scopo mietere vittime a più non posso. Tale mazzata ha per titolo "When Depravity Incarnates".
Le canzoni sono un circolo vizioso e caotico in cui il puzzo di morte si espande, con il riffing di Jarkko Neuvonen che disintegra crani in una raffica di suoni blasfemi che attendono solo il momento dell'esplosione rabbiosa e acida dello growl-scream di Kari Laakson. È difficile resistere alla cattiveria primordiale che brani quali "Circulation Of Stygian Wings", "Shadow Of The Horns", "Dormant Mind" (un immenso e prominente scarico di odio) e il malevolo "Abyss Portal" fanno fluire in un mare sonoro di un colore nero impossibile da mutare.
Probabilmente una pecca risiede nella sezione ritmica leggermente sommessa rispetto al resto, c'è però da dire che Arttu Aalto dietro le pelli si fa sentire, colpendo senza mezzi termini; come spesso accade, è il basso a essere maggiormente penalizzato purtroppo.
Un disco come "Graves Of The Archangels" dei Dead Congregation è una gioia per le orecchie, regalataci dall'ondata death metal che ha rafforzato l'esercito del Cupo Mietitore negli ultimi anni. Gli Abhordium rimpolpano ora le file con "When Depravity Incarnates" e vi invitano decisamente all'acquisto, si pongono con fermezza e chiarezza, asserendo «ci siamo anche noi», sfoderando una prestazione di altri tempi. Adesso domandatevi se questo è il death metal che amate, in caso di risposta affermativa comprare l'album dei Finnici sarà automatico, perché certe perle non si possono lasciare ai porci, ma vanno custodite.