ABISME – As Fear Falls In
Gruppo: | Abisme |
Titolo: | As Fears Fall In |
Anno: | 2020 |
Provenienza: | Spagna |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 39:24 |
A quanto pare Barcellona non è soltanto la meta turistica che vediamo sui dépliant delle agenzie e che nel nostro immaginario viene abbinata al caldo estivo, al divertimento, alle spiagge e al sole, la metropoli catalana nasconde un segreto molto più oscuro. Gli Abisme, che in quella città ci vivono, suonano come se non avessero mai visto in vita loro il sole; al contrario, la loro musica sembra arrivare da lidi lontani, quelli della Svezia.
In perfetto equilibrio tra death e black metal, seguendo i dettami stilistici della landa svedese, la musica di As Fear Falls In realizza una sintesi che riesce nell’infausto compito di suonare autentica, pur pagando pegno a formazioni come Necrophobic, Unanimated, Dismember e primi At The Gates. Per quanto la produzione sia abbastanza minimale, e di sicuro avrebbe meritato un po’ più di spessore, i suoni sono molto distinguibili e ci permettono di capire sempre cosa stia succedendo, nonostante la voce di Anna Vidal tenda a svettare un po’ troppo sul resto della musica.
Parlando del contenuto effettivo, notiamo lo sforzo degli Abisme di proporci una scaletta varia, dove gli assalti sonori si contendono lo spazio con tutta una serie di trovate che danno identità ai brani. Per fare degli esempi ho solo l’imbarazzo della scelta, ma se confrontate l’incedere lento degli arpeggi di “Gateless Call” (della quale potete vedere il video qui sotto) con le intrusioni melodiche della più diretta “Sins”, o il riffing di “Hive” importato direttamente da Stoccolma, noterete la presenza di molte idee diverse, che per quanto non originali rendono l’album scorrevole. Nulla sembra lasciato al caso, e seppure non si possa negare la presenza di qualche passaggio più lungo del necessario o di qualche indecisione qua e là, si vede che c’è stata molta attenzione affinché gli spunti musicali non fossero abbandonati a se stessi. Tra tutte le tracce mi trovo però a sollevare qualche dubbio sulla conclusiva “The Struggle”: l’idea di terminare l’album con un brano non metal ha dei precedenti di tutto rispetto, dopotutto a distanza di anni ce la ricordiamo ancora quella “The Flames Of The End” che chiudeva con un brivido Slaughter Of The Soul; mi duole dire però che i sette minuti di pianoforte non sortiscono affatto lo stesso effetto e mi assale il dubbio che siano stati inseriti per raggiungere un certo minutaggio.
Ho apprezzato invece il fatto che gli Abisme non siano l’ennesimo gruppo che parla solo di Satana e vichinghi (sì, succede anche in Spagna), e che invece abbiano preferito trattare tematiche più vicine alla loro esperienza e al loro pensiero, come le critiche al potere espresse nelle parole dell’iniziale “Amoral Era”: «It has escaped from our hands / The granted power to whom we did not see / Blind trust to support the miss-called democracy»; e non nego che qua e là nei testi emergano idee politiche di aree limitrofe. Dopotutto sulla pagina Bandcamp gli Abisme si descrivono come «una voce contro l’asfissiante e consumante mondo patriarcale, dove l’oro spadroneggia sulla vita, contro le idee incontestate e i comportamenti distruttivi», parole molto chiare se pensiamo al momento di polarizzazione politica che stiamo vivendo.