ABSENCE OF THE SACRED – Era Of The Apostate
Si può in soli trenta minuti racchiudere delle composizioni che rasentino la perfezione e riescano ad essere anche originali pur richiamando il passato? Vi avrei detto di no fino ad oggi o almeno prima d'aver ascoltato il secondo lavoro degli Absence Of The Sacred. La formazione capitanata da Mike Priest (Impiety) si diletta con un thrash/death che lascia spazio a venature heavy metal ottantiane e sprazzi di richiamo svedese senza nessuna concessione a cali nella sua breve e incalzante durata.
I giochi si aprono con "Anno Domini" breve intro basata su canti gregoriani che annuncia l'arrivo dell'Era Dell'Apostata che, oltre ad essere la titletrack, è il primo esempio diretto di come la band abbia elaborato un suono potente e dinamico, aspetti che potremo continuare ad apprezzare nello scorrere dei minuti a seguire.
"Catalyst For Cataclism" nel suo atteggiamento più fruibile non perde in presa e passione sprigionata, la traccia, pur se maggiormente melodica rispetto a quella iniziale, mantiene l'aggressività che contraddistingue il lavoro e così si scivola attraverso "Divine Failure", fermandosi obbligatoriamente ad ascoltare "These Hollow Graves", canzone dalle venature gotiche all'interno della quale fa la propria comparsa l'accompagnamento d'archi, orpello che le dona quell'atmosfera melancolica e suadente seppur il cantato in essa incastonato prosegua nel sfoderare un growling graffiante.
I ritmi tornano ad essere più esplicitamente veloci e serrati nella successiva "Elements Of Reprisal" basata perlopiù su tempistiche da headbanging sfrenato, ma quando meno uno se l'aspetta, ecco l'ingresso in scena della strumentale "A Past Revived". La canzone rismorza i toni esibendo tratti acustici, note di piano e una profonda e triste ambientazione nei tre minuti e poco più che ne compongono la durata. Cosa aspettarsi allora dal finale del disco, una nuova accelerazione o uno scemare voluto? La prima ipotesi è quella che centra l'obbiettivo, "Empires Of The Fallen", pur prendendo in considerazione l'uso di un paio di rallentamenti ben piazzati, è un pezzo tritaossa, tecnicamente indiscutibile una vera mazzata.
La prova a questo punto sembrerebbe davvero conclusa e invece… invece ecco che gli Absence Of The Sacred si cimentano in una riproposizione di "Unholy War" degli Atheist di "Piece Of Time", poco da dire se non eseguita in maniera esemplare, dando il giusto valore ad un brano che è storia del death tecnico.
"Era Of The Apostate" è curato in tutti i suoi particolari, dalla produzione che ne rende fedele l'ascolto con una distinzione nitida dei suoni all'iconografia riprodotta sulla cover creata dallo stesso Mike che si adatta all'ideale dei testi.
Un lavoro simile ha possibilità di colpire diverse fasce d'ascoltatori, infatti sia chi ama il thrash/death ortodosso, sia chi si senta più open minded, dovrebbe digerire di gusto le soluzioni che gli hanno dato forma. Le parole stanno a zero, non vi resta che premere play!