ABSENTIA – Our Bleeding Sun
L'incipit di questa recensione è dedicato a un ringraziamento sentito a Michelle Murray e ai ragazzi dei Kaos, per la disponibilità e la passione con le quali si muovono nel mondo metal. È proprio grazie a Michelle che ho avuto il piacere di conoscere una realtà europea che non avevo mai sentito nominare: gli Absentia.
Il quartetto è attivo dal 2004, dopo il demo "The Last Sun" (2007) e il primo disco "Heaven Still Burns" (2009), nel 2011 è giunta per loro l'ora di dargli seguito ed è così che mi ritrovo fra le mani "Our Bleeding Sun". Il suono dei ragazzi asturiani è catalogabile all'interno del filone sinfonico/melodico del panorama black, le influenze sono disparate ma non poi tanto complicate da riconoscere e spiccano nomi come Dimmu Borgir e Dissection, quali siano le altre e quanto siano "intrusive" all'interno lo lascio scoprire a voi.
L'album dimostra di possedere in primis una produzione molto ben curata, le chitarre sono fresche e possiedono la dovuta dose di potenza, le dinamiche di batteria e il supporto dei sintetizzatori sono udibili chiaramente, è pulita e nitida quanto basta per garantire agli Absentia di poter esprimere al meglio le proprie potenzialità. In secondo luogo c'è da tenere in considerazione l'esposizione dei brani, il singolo scelto per girare in rete, "Inferno", è fra le tracce più rappresentative del disco per melodie, assolo e carattere, bella e tutt'altro che stucchevole l'inserzione di voce femminile di Ani M.Fojaco.
A quella canzone si accoda "Dead Winter", particolarmente indovinata per ciò che concerne le varianti ritmiche e l'apparire di un violoncello che dona quel tocco ancor più retrò, soluzione per altro ripetuta e anche in quel caso indovinata nello strumentale "Portrait Of A Soul", in entrambi i casi è Julia Martinez Lombo a offrire tale prestazione, in quest'ultima però vi è il comparto dei synth ad avvalorarne il peso melodico e ammantare l'ascoltatore con atmosfere più intense.
È quasi ovvio che ogni genere abbia dei canoni che, una volta rispettati, portino con sè anche il richiamo ad altre creature più note, prendete "All This Hell" e vi sembrerà palese ciò di cui sto parlando. È però altrettanto vero che gli Absentia non paghino necessariamente pegno in quanto non si limitano a esibire il copia-incolla più volte riscontrato in molte uscite di questo tipo, così come evitano in maniera assoluta di scadere nel pacchiano gonfiare a sproposito le tracce con inserimenti su inserimenti, mostrando che con formule non forzatamente complicate si può comunque raggiungere un risultato orecchiabile, piacevole e di buona qualità.
Aprendo il libretto informativo potrete notare come ogni singolo testo sia anticipato da una citazione, se ad alcuni vedere nomi quali Oscar Wilde e Socrate potrebbe far pensare a una scelta puramente intellettualoide, quello di James Dean, uno degli attori, se non l'attore, maledetti per eccellenza con la breve affermazione "Dreams As If You'll Live Forever, Live As If You'll Die Today" mette abbastanza in chiaro che gli spagnoli colgano, o tentino di cogliere, il pensiero da menti disparate e comunque a modo loro brillanti. Forse quella frase, collocata prima delle liriche di "Inferno", non avrebbe potuto che essere la più adatta a incalzarne le parole.
Augurando agli Absentia di proseguire su questa strada che ben si addice al loro modo d'interpretare il genere, consiglio agli appassionati della melodie di ascoltare "Our Bleeding Sun".