ACHERONTAS – Black Blood Ceremony
Eccezion fatta per il Live In Leipzig dei Mayhem, il Live Inferno degli Emperor e qualche altro sparuto caso, magari come allegato a edizioni speciali o contenuto bonus, Black Blood Ceremony è una delle pochissime testimonianze su disco (vinile e cd, entrambi in edizione limitata) di black metal suonato dal vivo. I controversi Acherontas hanno infatti deciso di registrare una loro esibizione in quel di Arnhem, nel sud dell’Olanda, agli inizi del 2014 e di farne un live album edito dall’olandese New Era Productions.
La scaletta è molto essenziale, poco più di tre quarti d’ora che pescano in realtà solo da tre album della più che nutrita discografia degli Ellenici, anzi due, visto che una coppia di brani — “Κερασφόρος Σελήνη”, cioè “La Luna Cornuta”, e “Wampyric Metamorphosis” — arriva dritta dritta da And Cosmos From Ashes To Dust, ultima uscita del precedente progetto di Acherontas stesso, gli Stutthof. Gli altri brani sono invece contenuti in Amenti – Ψαλμοί Αίματος και Αστρικά Οράματα (i primi tre), Vamachara (“Blood Current Illumination”) e Theosis (“Legacy Of Tiamat”). Rimane poi un mistero, ossia quale traccia sia la quarta, visto che il titolo “Kerasfòros Seléne” appartiene in realtà alla successiva, la quinta, sfalsando l’elenco da lì fino alla fine (dunque ogni titolo corrisponde in realtà alla canzone successiva) e facendo sì che il disco abbia dunque un pezzo nascosto, l’ottavo, peraltro non indicato in alcun elenco reperibile online.
Concentrandoci sulla musica, il lavoro degli Acherontas è molto professionale: buona la resa su disco, buona la performance dei musicisti e buono l’umore che permea tutto Black Blood Ceremony, con una nota di particolare merito all’italianissimo Gionata “Thorns” Potenti (Frostmoon Eclipse, Handful Of Hate e un gazzilione di altri nomi nel suo pedigree) e alla sua prestazione dietro le pelli: feroce, precisa e quanto mai d’effetto. Il resto è storia: un black metal esoterico spesso erroneamente tacciato di nazionalismo che invece, quantomeno all’apparenza, guarda molto più al misticismo mesopotamico che non alla politica. Sicuramente un tassello minore nella discografia della formazione greca (sempre che queste distinzioni abbiano senso nell’underground black metal), ma non per questo poco interessante.
Andando a memoria, come live album in campo black metal ne ricordo tre dei Marduk, uno per i Dark Funeral, lo storico “Live In Leipzig” dei Mayhem (oltre a tanti altri più o meno ufficiali).