ACHEROZU – Vendetta Ocean
Dal lontano 1992, anno in cui i Tang Dynasty (Táng Cháo 唐朝) hanno pubblicato l’omonimo album di debutto, il sottobosco metal della Repubblica Popolare Cinese ha conosciuto uno sviluppo esponenziale, grazie all’avvento di gruppi che sono riusciti ad affermarsi anche fuori dai confini nazionali: fra le formazioni storiche, gli imperatori dell’epic black atmosferico cinese Zuriaake (Zàngshī Hú 葬屍湖), i paladini del folk Black Kirin (Hēi Qí 黑麒) e gli Yaksa (Yèchá 夜叉), uno dei primi gruppi metalcore della Terra di Mezzo.
Oltre a questi giganti, ci sono band che non sono ancora entrate a pieno titolo nel pantheon della musica del Male cinese, ma che hanno tutte le carte in regola per raggiungere questo traguardo: è il caso degli Acherozu, originari della fredda Shenyang, capitale della provincia nord-orientale del Liaoning che un tempo faceva parte della Manciuria. Il gruppo si è formato nel 2010: all’epoca si chiamava Ghostdom Funeral, ma tre anni dopo il fondatore Xiè 谢 e soci hanno deciso di optare per il monicker attuale. Non hanno però sacrificato la connotazione funeraria: il nome cinese difatti è composto dai caratteri 冥 míng (che tra i vari significati ha quello di oltretomba) e 葬 zàng, (seppellire), mentre Acherozu è la fusione fra Acheron, cioè Acheronte, il fiume che per i Greci rappresentava l’ingresso agli Inferi, e zu, traslitterazione del carattere 葬 zàng.
Tra varie vicissitudini e cambi di line up, Xiè è riuscito a portare la sua creatura mortifera alla pubblicazione di due album: Uncrowned King, uscito nel 2015 per l’etichetta pechinese Thanatology Productions, e l’ultimo Vendetta Ocean / 萬劫之海 (Wànjié Zhī Hăi, traducibile come Oceano della dannazione eterna), sotto l’egida dell’austriaca Talheim Records, che nel suo roster vanta anche nomi come Happy Days, VarulV e Lacrima Mortis.
Entrambi gli album presentano vicende della Storia cinese in cui avvenimenti reali e leggenda si intrecciano. Uncrowned King tratta dell’epica battaglia combattuta fra l’Imperatore Giallo, che si ipotizza sia stato uno dei primi mitici sovrani dell’Impero cinese, e Chi You, capo-clan e guerriero dell’antichità. Con Vendetta Ocean, invece, facciamo un salto temporale di quasi quattromila anni e ci troviamo a rivivere una pagina molto sanguinosa dell’epoca moderna: gli Acherozu affrontano infatti la battaglia del Fiume Giallo, che nel 1894 vide scontrarsi la flotta della dinastia imperiale mancese Qing e quella giapponese, portando a una cocente sconfitta ai danni dell’esercito Qing. Come nel caso di Uncrowned King, agli eventi storici narrati si aggiunge anche l’elemento leggendario, dato dal disperato intervento dello sciamano Kamasi, il quale, dopo essersi unito alle truppe mancesi, decise di offrirsi in sacrificio al demone Eluri, gettando così una maledizione sull’esercito giapponese.
Dal punto di vista musicale, la definizione che si trova sui profili social del gruppo è semplicemente black-thrash metal. Le influenze black, in effetti, sono molto evidenti soprattutto nelle linee vocali di Xiè e in buona parte della sezione ritmica, ma non solo: alcuni passaggi (come ad esempio i bridge di “Barbaric Power”) sembrano virare bruscamente nella direzione del death metal, mentre brani come “Abkana” manifestano il lato più marcatamente thrash del quartetto di Shenyang. L’impressione generale è che tutte queste influenze vengano unite in modo equilibrato, forse rispettando la dottrina del giusto mezzo che è una costante della filosofia cinese e che gli Acherozu riescono ad applicare anche alla creazione di un sound piuttosto estremo, molto funzionale alla rievocazione degli eventi bellici.
Le prime cinque tracce si susseguono inesorabili come navi da guerra, proiettando nella mente in maniera molto chiara le immagini del sanguinoso scontro, combattuto senza esclusione di colpi; la seconda parte del disco, invece, riguarda la narrazione del sacrificio di Kamasi e una vivida rappresentazione del triste epilogo della battaglia del Fiume Giallo. A fare da spartiacque è la strumentale “Die In 1894” (Jiăwŭ Zhī Shāng 甲午之殤 , in cui i primi due caratteri rappresentano l’anno 1894 secondo il calendario tradizionale cinese), che vede la collaborazione di Bái Fān白帆 , nome noto all’interno della scena elettronica cinese. Bái Fān non è l’unico ospite del disco, cui partecipa anche la cantante Lí Lèyi 李乐怡 (nome d’arte Ley), che ci regala “Jurgan” (termine mancese che pare indichi il mondo conosciuto), un pezzo fedele alla tradizione della musica popolare in netto contrasto con le sonorità degli altri brani. La seconda parte contiene anche quello che, a mio parere, costituisce il pezzo più completo dell’intero album, cioè “Broken Waves” (Duàn làng 断浪), che chiude Vendetta Ocean: con i suoi sette minuti questo brano è il più lungo del disco; inizia in modo lento e struggente e diventa sempre più disperato, riuscendo a esprimere tutta l’amarezza che deriva dalla consapevolezza di una dura sconfitta.
Con Vendetta Ocean, gli Acherozu riescono a trattare una questione storica molto spinosa come la guerra sino-giapponese con forza, ma senza cadere nel sentimentalismo o nella teatralità. Non resta che sperare che proseguano su questa strada e continuino a insegnarci la Storia cinese a colpi di blast beat.