ACID DEATH – Pieces Of Mankind
La formazione greca degli Acid Death era già stata nostra ospite in occasione del rientro in scena con l'album "Eidolon", recensito dal sottoscritto. Adesso torna a farci visita, grazie al ripescaggio del lavoro di debutto,"Pieces Of Mankind", dato alle stampe in prima battuta nel 1998 a opera dell'etichetta britannica Copro Records, che per l'occasione lo ha rimasterizzato, aggiungendo in qualità di bonus due tracce demo del 1996.
In tutta sincerità, reputo i Greci una formazione sfortunata, vittima della poca visibilità ricevuta da una promozione scadente e da etichette incapaci di supportarla. Affermo ciò perché sia il piacevole "Eidolon", sia questo atto di inizio carriera mi hanno permesso di entrare in contatto con musicisti preparati, il cui death-thrash metal tecnico ben supportato dalle rifiniture di tastiera è sicuramente figlio di grandi gruppi quali Death, Atheist, Pestilence e Coroner. I Nostri sono abili nell'evitare strutture inutilmente convulse, riuscendo così a comporre canzoni equilibrate e coinvolgenti, sfruttando la componente di impatto, quella melodica e a tratti — talvolta ampi — una vena progressiva dalle atmosfere di stampo settantiano. L'ascolto di episodi come il trittico formato da "Reappearing Freedom", "Our Shadows", "Frozen Heart" o il susseguirsi di "Realising" e "A/I (Artificial Intelligence)" fornisce un gradito riscontro, stavolta ben sostenuto da missaggio e mastering, capaci di dare spazio e udibilità all'intero parco strumentale.
"Pieces Of Mankind" e gli Acid Death non inventarono nulla al tempo e di certo non lo fanno in questa veste più adatta, ma non andrebbero sottovalutati. Inserite il disco nel lettore, dedicandogli il tempo dovuto, potendo così dare peso ai valori e alle peculiarità di un composto ben al di sopra della media, che spero riesca ad attrarre l'interesse degli appassionati fruitori del metallo della morte non esclusivamente devoto alla violenza e alla marcescenza sonora.