AD OMEGA – Golden Age In Blasphemy
Gli Ad Omega sostengono di provenire da Viterbo, ma il sospetto è che in realtà siano fuoriusciti direttamente dalla bocca degli Inferi; perlomeno il dubbio si insinua nella mente dopo aver ascoltato Golden Age In Blasphemy, secondo EP di questo progetto diabolico, pubblicato dalla label russo/kazaka Narcoleptica Productions.
Forte anche di un artwork davvero mortifero e sinistro (opera di Silvia De Rosa), l’album vede la firma di Noktvrnal, la mente che sta dietro ai quattro pezzi, e Phersu, quest’ultimo impegnato, tra gli altri progetti, con i Voltumna. Per dovere di cronaca, citiamo il fatto che — in tempi ancor più recenti rispetto alla pubblicazione di Golden Age In Blasphemy — la formazione degli Ad Omega ha subìto alcuni cambiamenti, dal momento che a Phersu sono subentrati due nuovi membri: si tratta di Sathres (voce, chitarra solista e basso) e Vindur (già negli svedesi Mӧrkvind) alla batteria.
Proprio Vindur ha contribuito a “Non Serviam”, intro strumentale tendente alla dark ambient che apre il disco e chiarisce sin da subito che quelli che seguono non saranno minuti allegri e spensierati. Segue “Lux(i)fer”, che fornisce un’idea di ciò che gli Ad Omega hanno condensato in questo EP e inizia con una furia travolgente, calandosi giù nelle profondità infernali tra passaggi melodici ben congegnati, un basso brulicante e la presenza di fumosi riff atmosferici; inoltre, come se l’aria che si respira non fosse già abbastanza sulfurea, i Nostri aggiungono una cupa parte recitata che pare un salmo oscuro e diventa un punto di raccordo per il finale, dove si torna a un’intensità ricca di pathos, lasciando l’impressione che un’orda di demoni comandati da Lucifero in persona sia in procinto di riversarsi nel mondo terreno. Una sensazione simile viene evocata da “Heretical Path”, che suona più atmosferica, ma non di certo meno mordace; dal punto di vista concettuale, contiene invece riferimenti interessanti alla caccia alle streghe (citando l’Inquisizione) e all’occulto: vengono menzionati il sentiero della mano sinistra, solitamente associato alla magia nera, e il Malleus Maleficarum, o Martello delle Streghe, il testo redatto nel XV secolo proprio dall’inquisitore Heinrich Kramer all’interno del quale si teorizzavano i principi della caccia alle streghe. Infine, a concludere questo climax demoniaco sempre più oscuro evocato dagli Ad Omega, troviamo “Great Mother Lilith”, che rappresenta il brano più lungo dell’EP e rende omaggio alla sposa dell’arcangelo Samael: per quanto non sia affatto privo di variazioni, il pezzo in molti passaggi assume l’andamento piuttosto ripetitivo e cadenzato di una sorta di anti-litania, resa più atmosferica dalla presenza del synth, per poi evolvere — anche questa volta — in un crescendo finale ricco di intensità.
Tirando le somme, Golden Age In Blasphemy è un ascolto più che valido che, a mio parere, mostra come la creatura demoniaca di Noktvrnal debba assolutamente essere tenuta d’occhio, perché ha tutte le caratteristiche per continuare a portare linfa oscura al fogliame della scena italiana.