AETERNUS – …And The Seventh His Soul Detesteth | Aristocrazia Webzine

AETERNUS – …And The Seventh His Soul Detesteth

 
Gruppo: Aeternus
Titolo: …And The Seventh His Soul Detesteth
Anno: 2013
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Dark Essence Records
Contatti: Facebook
 
TRACKLIST

  1. There Will Be None
  2. …And The Seventh His Soul Detesteth
  3. Spurcitias
  4. Ruin And Resurrect
  5. The Confusion Of Tongues
  6. Hubris
  7. Reap What You Saw
  8. Saligia
  9. The Hand That Severs The Bonds Of Creation
  10. The Spirit Of Illumination
DURATA: 52:33
 

I norvegesi Aeternus sono una di quelle band che definire altalenanti è riduttivo, sono stati capaci infatti di tirare fuori perle come il mini “Dark Sorcery”, buoni dischi come “Ascension Of Terror” e — pur avendolo rivalutato in minima parte — mezzi lavori in stile “HeXaeon”, mutando in corsa la propria natura per renderla sempre più asciutta e diretta, con l’imprevisto risultato di complicarsi la vita. Da quell’ultima pubblicazione poco sopra citata sono trascorsi ben sette anni e lo dico sin da ora: mi sarei atteso ben altro dopo una pausa così lunga.

Il problema di base di questo “…And The Seventh His Soul Detesteth” risiede nella sua scontatezza: per carità, il fatto di puntare il bersaglio e colpire dritto per dritto non è che sia per forza una mossa sbagliata, però ci si rende conto che ci sono troppe cose che non vanno. Mi riferisco alle sezioni acustiche piacevolissime all’ascolto, ma che trascinano con sé la sensazione che si sviluppino in maniera avulsa rispetto al contesto generale, come avviene sul finire di “Spurcitias” e nella fase centrale di “Saligia”; agli assoli di buona fattura e anche interessanti per la scelta delle note, ma che sembrano inseriti più per riempire il pezzo che per essere davvero utili alla causa; a “Ruin And Resurrect” che possiede un riff di partenza identico a quello di “Summoning Redemption” dei Morbid Angel (canzone contenuta in “Gateways To Annihilation”).

Peccato, in fin dei conti qualche spunto gradito sparso qua e là c’è, e quando la chitarra pulita domina integralmente la scena, come nel caso di “Hubris”, il compito assegnatole diviene meno ingrato e ben accetto, tuttavia non sono in grado di salvare un disco che nel complesso, più per stima che per qualità, potrebbe appena sfiorare la sufficienza; e dico appena perché stavolta è palese una caduta sotto i requisiti minimi per tenersi a galla. L’ennesima conferma giunge a causa dell’eccessivo prolungamento di alcuni episodi, male che del resto affligge da una vita la compagine norvegese e che andandosi a sommare alle altre note contrassegnate col segno negativo appesantisce una situazione già tutt’altro che scorrevole, avvalorando la tesi del «non posso lasciartela passare liscia».

La copia promozionale inviatami dalla Dark Essence Records non contiene lo storico ep “Dark Sorcery” in qualità di bonus, orpello francamente inutile per chi lo possiede già, essendo entrato in contatto con questa realtà ormai tempo addietro, ma che invece potrebbe divenire un incentivo all’ascolto per chiunque non avesse avuto ancora modo di approfondire la discografia degli Aeternus. Questi ultimi avrebbero così l’occasione di impattare con la forma musicale odierna e quella che scrisse una delle pagine più importanti del loro passato per compararle, magari l’interesse per l’una o per l’altra potrebbe far scattare la voglia di conoscerne i restanti lavori.

“…And The Seventh His Soul Detesteth” è una falsa ripartenza, speriamo che gli Aeternus col prossimo album evitino di finire fuori strada e ci propongano una prova quantomeno rispettabile, in pratica la più bassa ed elementare delle pretese.