AFRAID OF DESTINY – S.I.G.H.S.
Di uscite più o meno fortunate firmate Talheim Records, negli ultimi tempi, ne abbiamo trattate un buon numero: dalle varie pubblicazioni targate Psychonaut 4 e Trollskogen fino ai nostrani Tulpa ed Eyelessight, passando per Acherozu e Laang. Invece è sfortunatamente proprio dall’Italia che arriva il titolo meno convincente del lotto fornitoci dall’etichetta mitteleuropea, ovvero S.I.G.H.S. (acronimo di Still I Gently Hide Sadness) degli Afraid Of Destiny.
La formazione trevigiana, nata nel 2011 come progetto solista di Adimere e allargatasi a band vera e propria nel giro di un anno, ha fatto un po’ di strada dai tempi dell’uscita dell’acerbo Tears Of Solitude (2013) e si è trovata anche ad aprire per Dool e Harakiri For The Sky in quel di San Donà di Piave nel marzo 2018, a circa undici mesi dalla pubblicazione del suo secondo album, Agony (2017, Razed Soul Productions). S.I.G.H.S. rappresenta per molti versi il disco della svolta per gli Afraid Of Destiny, visti soprattutto gli enormi cambiamenti a cui lo stesso gruppo è andato incontro.
Dal punto di vista puramente umano, S.I.G.H.S. ha segnato una cesura con la precedente formazione. M.S. (chiaramente non lo stesso in forza agli Harakiri For The Sky), che era entrato a far parte della band solo un paio d’anni prima, sarebbe andato via assieme al cantante, R.F. Sinister (proprio uno degli ospiti presenti su quell’inaspettata bomba old-school che era stata Il Sentiero Dimenticato di Svart): decisamente un duro colpo per l’ex trio — oggi quintetto — veneto perché, restando sul qui presente Still I Gently Hide Sadness, il loro contributo alla prova generale è stato estremamente rilevante.
I quasi tre quarti d’ora di sospirante e deprimentissimo black metal che attendono l’ascoltatore al varco, nel momento in cui S.I.G.H.S. entra nello stereo, non sono spiacevoli, ma mancano di mordente. Le strutture di base dei brani, semplici e ossessivamente ripetitive (presumo volutamente), cavalcano un po’ tutte uniformemente l’onda del mid tempo, senza grosse variazioni o evoluzioni di sorta; in questo senso, vanno segnalate “I’m Crying (Tears Of Solitude MMXIX)”, con il suo bel crescendo finale che sfocia in blast beat, e la più movimentata “Killed By Life”. In generale temo non sia merito di Adimere se il terzo album degli Afraid Of Destiny abbia qualche lato piacevole, bensì dei summenzionati defezionari. Il lavoro solistico di M.S. si rivela piuttosto gradevole, qui e lì, specialmente nella precedentemente citata strumentale “I’m Crying…”, mentre tanto il parlato quanto le voci distorte di R.F. Sinister ben si sposano con il taglio romanticamente depressive della proposta. Inoltre vanno assolutamente ricordati gli ospiti e i collaboratori esterni che hanno preso parte alla realizzazione di S.I.G.H.S., a partire da Bogdan “B.M.” Makarov di Skyforest e Délice (autore di linee di pianoforte molto ispirate, come su “Tutto Ciò Che Sento” e “Malinconica Venezia”) fino alla validissima performance di N., batterista dei Blaze Of Sorrow.
Al netto di tutti i (pochi) lati positivi che il terzo album dei Nostri nasconde, ci sono troppe cose che non vanno, anche completamente sconnesse rispetto al solo comparto strettamente musicale. Nei fatti, il taglio romanticamente deprimente che gli Afraid Of Destiny vogliono dare alla loro musica non riesce a realizzarsi a dovere, azzoppato qui da un inglese un po’ maccheronico e lì da scelte liriche non proprio invitanti; perché — diciamocela tutta — ridurre il pessimismo esistenziale a un anonimo “Killed By Life” — così, per dire — ammazza davvero tutta la voglia di morire di un possibile ascoltatore. E poi, sempre per dircela tutta fino in fondo, mi tengo gentilmente tutto dentro è davvero il messaggio che una band depressive black, per quanto romantica, vuole lanciare? Sul serio, la menata un po’ emo anche no.
Ahimè, sfortunatamente S.I.G.H.S. manca di mordente e non riesce a fare adeguatamente presa sull’ascoltatore, nonostante le validissime aggiunte presenti. Gli Afraid Of Destiny pre-2019, malgrado la prova zoppicante, avrebbero ricevuto un giudizio comunque vagamente ottimistico da parte mia; senza R.F. Sinister e M.S., purtroppo, non so davvero cosa aspettarmi da loro in futuro. A questo punto, quindi, direi che per riprendersi Adimere e i suoi nuovi commilitoni dovranno seriamente fare i salti mortali.