AGORAPHOBIC NOSEBLEED – Altered States Of America
Novantanove tracce (cento se si aggiunge quella nascosta) in poco più di un quarto d’ora di musica. Per chi ancora oggi non conoscesse il disco, per chi ancora oggi non fosse avvezzo alle follie degli Agoraphobic Nosebleed lo ripeto. Novantanove tracce in meno di venti minuti, per una durata media di circa dodici secondi. Se con Frozen Corpse Stuffed With Dope erano andati vicini al limite ultimo del concetto di cybergrind, creando un’opera talmente ricca di distorsioni e campionature da far impallidire i The Berzerker, bene, sappiate che non è nulla paragonato ad Altered States Of America. Allucinato e allucinante, eccessivo per il puro gusto di esserlo, gli Stati Alterati sono la più violenta e folle deriva grind «made in USA», nonché una delle produzioni più geniali e rivoluzionarie dell’ultimo decennio.
Le canzoni — se così si possono definire — sono scariche elettriche, la drum machine martella ritmi disumani, mentre le chitarre, distorte al limite della sopportazione, snocciolano riff altrettanto veloci. Sample elettronici, disturbanti campionature noise e momenti discorsivi fungono da intermezzo tra un blast e l’altro. E se a un primo ascolto il disco lascia esterrefatti e perplessi, data l’oscurità e l’impenetrabilità della materia in questione, già dagli approcci successivi diventa evidente la maturità raggiunta con quest’opera da Scott Hull (già noto per le sue creature Pig Destroyer e Anal Cunt) — mastermind dietro la band — e soci. Sebbene il tutto abbia un suono piuttosto uniforme, come è ovvio durando come detto meno di venti minuti, ogni traccia riesce in genere ad avere un suo preciso tratto distintivo, ogni intervallo, ogni sample, ogni cambio di ritmo è sistemato a regola d’arte, con il semplice e riuscito intento di destabilizzare l’ascoltatore, che — tra un muro di suono e l’altro — si trova aggredito da terrificanti frequenze noise.
Blasfemo e dissacrante a partire dalla copertina, Altered States Of America mette in scena una macabra commedia che stigmatizza con violenza le contraddizioni, le ombre, i lati oscuri di una nazione che, dietro al canonico velo di perbenismo, nasconde le peggiori perversioni. Il linguaggio è volgare e costantemente esplicito, le immagini create (testo alla mano, credo che la comprensione del cantato di Randall sia preclusa anche ai madrelingua) disgustose e macabre, d’altro canto titoli come “Living Lolita Blowjob”, “Homophobic Assbleed” o “Necro-Cannibalistic Tendencies In Young Children” lasciano poco spazio all’immaginazione, e non si può evitare di citare la suite di una dozzina di brani riguardante “The Twelve Days Of Sodom”. Non mancano le stilettate anti-religiose, né le elucubrazioni e i trip mentali riguardanti il mondo delle droghe, sotto l’effetto delle quali questo disco deve evidentemente esser stato composto.
Non esiste una degna conclusione alla recensione, quantomeno dopo l’ascolto degli Agoraphobic Nosebleed il cervello non è in grado di formularne una di senso compiuto. Se ritenete di avere la sufficiente dose di malattia in voi, ascoltatelo e lo amerete; se preferite materia più tradizionale o siete deboli di cuore girategli alla larga, perché l’aura che emana Altered States Of America potrebbe turbare il vostro sonno.