ALASTOR SANGUINARY EMBRYO – For Satan And The Ruin Of The Divine | Aristocrazia Webzine

ALASTOR SANGUINARY EMBRYO – For Satan And The Ruin Of The Divine

 
Gruppo: Alastor Sanguinary Embryo
Titolo: For Satan And The Ruin Of The Divine
Anno: 2015
Provenienza: Costa Rica
Etichetta: Satanath Records / More Hate Productions / Darzamadicus Records
Contatti:

Sito web  Facebook  Myspace

 
TRACKLIST

  1. We Forged The Wound In The Christian Scar
  2. Summoning The Beast Of Stigmata
  3. War, Pestilence, Famine And Death
  4. …And Your Kingdom Has Fallen
  5. Thick Darkness Below The Feet Of The Crucified
  6. Immolate The Bethlehem Son
  7. Black Dysangelion. Chapter I: Invocation To Satan
  8. Black Dysangelion. Chapter II: The Holy Ghost Banishment
  9. Black Dysangelion. Chapter III: Diabolus Victoriam
  10. Beyond My Unconscious Deep XLIX [traccia bonus]
DURATA: 57:50
 

Oggi come oggi è molto più facile ritrovare il vero spirito del black metal underground in remoti angoli del globo, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulla penisola scandinava dove tutto è nato. Non si tratta di mera qualità musicale quanto di attitudine, magari anche anacronistica, tuttavia più pregnante e sincera di una qualsiasi formazione finita su Nuclear Blast, tanto per dire.

Gli Alastor Sanguinary Embryo vengono dal Costa Rica, stato centroamericano di nemmeno cinque milioni di abitanti, e si presentano con un nome vistoso e una copertina pacchiana in stile peggiori Belphegor; per onore di cronaca va detto però che l'immagine sul retro con una madonnina piangente sarebbe stata adeguata. "For Satan And The Ruin Of The Divine" è black metal cristallizzato negli anni '90, carico di blast beat lancinanti, uno scream malvagio che adotta un registro medio-alto (ricordandomi a tratti Lord Sabathan, storico ex cantante degli Enthroned) e sagge tastiere atmosferiche che innalzano la gloria di Lucifero con grande equilibrio e senza accentrare su di sé tutte le attenzioni. Guardando la foto di Sröth Saraïel nel libretto sarà impossibile non pensare ad Abbath…

Il riffing ha un approccio vario per quanto prevalentemente armonico, fra classici momenti taglienti, chiari rimandi alla migliore Svezia dei primi Dark Funeral e Setherial ("We Forged The Wound In The Christian Scar") e melodie dai tratti gloriosi, mantenendo sempre alta la tensione; addirittura sono stati inseriti alcuni assoli dall'impronta emotiva quasi heavy. Abrahkkan ha la capacità di modificare la metrica per riuscire a tenere il passo della tempesta orchestrata da Sröth Saraïel dietro le pelli, pur senza eccellere per varietà interpretativa, mentre a sorpresa il basso di Saaht Noszfeuhl riesce a spiccare in talune occasioni, mettendosi in luce con un andamento groove per nulla scontato in ambito black metal. Quest'ultimo accorgimento dimostra comunque che gli Alastor Sanguinary Embryo non intendono scimmiottare ogni scelta del passato, che magari sarebbe potuta essere disfunzionale nel loro contesto, come ad esempio una produzione ultra-grezza e improntata al totale caos. "For Satan And The Ruin Of The Divine" suona molto compresso (forse troppo) in rapporto alle tante linee strumentali impostate, tuttavia è un compromesso fra la ricerca della potenza e la volontà di colpire dritto in faccia. Al di là delle preferenze di chi vorrebbe poter cogliere ogni singolo dettaglio o al contrario gradirebbe un feeling più raw, di certo la voce sovrasta eccessivamente le chitarre, sacrificandole inutilmente, e questo è un neo non da poco.

In un certo senso i cinque Costaricani hanno corso il serio rischio di strafare, condizionati forse dall'impellenza di compensare gli undici anni di silenzio discografico, componendo un corposissimo album di dieci brani per quasi cinquantotto minuti di musica: una enormità! Probabilmente eliminando la traccia bonus conclusiva (ripresa da un demo del 1997 e composta da un ex membro) e la precedente trilogia "Black Dysangelion" si sarebbero realizzate le condizioni di fruizione migliori possibili, dal momento che col passare del tempo si avverte una leggera perdita di freschezza e di capacità di graffiare; invero la musica pare alleggerirsi da metà disco in poi. Se dovessi dispensare un consiglio alla band, sarebbe quello di condensare le migliori idee in un numero minore di canzoni, piuttosto che prolungare le durate dei singoli brani e di conseguenza della scaletta; un po' come avrebbero dovuto fare da un pezzo gli Alghazanth, per restare nel campo del black sinfonico-melodico.

Tirando le somme, gli Alastor Sanguinary Embryo guardano al passato (stilistico e concettuale) del genere coi piedi piantati nel presente (sonoro). Se amate perciò il black metal con aperture melodiche intelligenti, per esempio formazioni quali Spell Forest o Lord Belial, e vi piace veder crescere l'apprezzamento verso una manciata di canzoni ascolto dopo ascolto, "For Satan And The Ruin Of The Divine" potrebbe fare al caso vostro fra le novità del 2015. Avete anche la possibilità di ascoltarlo tramite il Bandcamp della Satanath Records, una delle tre etichette che ne ha curato la produzione.

¡Vivan siempre el black metal y Satanás!