ALDA – Alda
In queste settimane avevamo già parlato delle ristampe targate Eisenwald dei primi due lavori degli Alda (in occasione di Tahoma), quartetto originario dello Stato di Washington. La vera domanda è: cosa ci spinge a trattare di nuovo, nel 2018, un album originariamente uscito nel 2009? È presto detto.
Com’è noto, gli Alda sono una delle tante band black metal di ispirazione atmosferica spuntate nella regione del Nordovest Pacifico (Stati Uniti e Canada), principalmente tra anni ’00 e primi ’10. Con maestri come Agalloch e Wolves In The Throne Room, la formazione riuscì a ritagliarsi un discreto spazio e ottenere un buon seguito anche oltre gli oceani. Tuttavia, a parte la questione prettamente musicale, uno dei motivi per cui tornare ad ascoltare questo tipo di black metal oggi, purtroppo, è l’estrema attualità del suo tema fondante: il rapporto tra noi esseri umani e il Pianeta.
Nell’ultima ventina d’anni, la questione dell’influenza umana sulla Terra è entrata a far parte del mondo della musica estrema (anche grazie al lavoro dei già citati Agalloch), nonché nella sfera pubblica, ma sembra che tantissimi — soprattutto in posizioni di potere — non si rendano ancora conto dell’urgenza della situazione. Ecco allora che un disco come Alda può tornare a essere di attualità.
Musicalmente, siamo davanti a un’opera sicuramente più acerba di Tahoma, come spiegato anche dagli stessi Alda all’interno del libretto. Ciononostante, i quattro fecero vedere già cose molto interessanti in questo debutto, come la loro vena acustica in “Scattered On The Wind” o le mazzate di “The Seed And The Hailstone”, che infatti vi invito ad ascoltare se siete appassionati di questo tipo di black metal.
Secondo me la parte più rilevante nel contesto attuale, a fronte di un disco che musicalmente sente i suoi anni, è sicuramente l’aspetto contenutistico. La forza di “Venom In The Waters”, in particolare, è nell’accusa a intere generazioni che hanno preferito e continuano a preferire lo sfruttamento senza freni, alle possibilità di sopravvivenza dell’intera umanità e degli altri esseri viventi con cui condividiamo il mondo: «Accursed be those who sold their sons and daughters for poisoned gold».
Molto bella l’iscrizione circolare che si trova nel libretto, in cui ogni essere è parte di qualcosa di più grande e quindi tutt’uno con il cosmo, un universo da trattare in maniera sensata, anche banalmente per non soffrirne in prima persona. Spiccano soprattutto i versi «Our Land is of our World. Our World is of our Cosmos».
Negli anni successivi, gli Alda hanno affinato la loro offerta musicale (come si sente soprattutto in Passage), ma anche questo debutto recuperato da Eisenwald ha molto da dire. A maggior ragione vedendo che, a quasi dieci anni dalla sua uscita, non sembriamo ancora in grado di prenderne in considerazione il messaggio.