Alkaloid - Numen | Aristocrazia Webzine

ALKALOID – Numen

Gruppo: Alkaloid
Titolo: Numen
Anno: 2023
Provenienza: Germania
Etichetta: Season Of Mist
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TRACKLIST

  1. Qliphosis
  2. The Cambrian Explosion
  3. Clusterfuck
  4. Shades Of Shub-Niggurath
  5. A Fool’s Desire
  6. The Fungi From Yuggoth
  7. The Black Siren
  8. Numen
  9. Recursion
  10. The Folding
  11. Alpha Aur
DURATA: 70:11

A volte un singolo disco non basta: gli Alkaloid potrebbero aver pensato qualcosa di simile durante la preparazione di Numen. La band tedesca ci ha abituato ad album lunghi, vari e ponderati, tutti oltre l’ora di durata e pieni di contorsioni tra il death tecnico e divagazioni più stravaganti, ma per questo terzo episodio ha ritenuto più adatto il formato doppio CD. Il quartetto si compone di musicisti presenti e passati degli Obscura, tra gli altri, guidati da Morean che è anche compositore classico e bazzica ambienti assai diversi dal nostro amato metallo, oltre a essere cantante e chitarrista negli altrettanto intricati Noneuclid. Al suo fianco al timone c’è il batterista Hannes Grossmann, che porta in dote le influenze jazz già viste nei Counter-World Experience.

Il precedente Liquid Anatomy aveva consegnato un gruppo maturo e preparato, gradevole all’ascolto ma ancora confinato negli stilemi di genere. Cinque anni dopo gli Alkaloid si presentano con due sole chitarre al posto delle tre precedenti, pensate principalmente per l’esecuzione dal vivo delle parti più complesse, e una formazione per il resto invariata.

Partendo dall’aspetto testuale, Numen testimonia le due passioni già espresse dagli album passati quali Lovecraft e scienza, fondendole in una sorta di semi-concept in cui immergersi come in un libro. Tra catastrofi passate e minacce future, esplorazioni spaziali e orrori altrettanto spaziali, gli Alkaloid costruiscono un universo organico, mai rassicurante ma sempre interessante. Dalla primordiale evoluzione della vita di “The Cambrian Explosion” al lontano futuro dell’umanità che fugge da una Terra riarsa per stabilirsi su un pianeta ghiacciato nel sistema di “Alpha Aur”, assistiamo a una parata di racconti di tecnologia distruttiva (“Recursion”) e biologia altrettanto distruttiva (“Shades Of Shub-Niggurath”) in cui gli sforzi umani finiscono continuamente nella hybris con relativa punizione e caduta. L’unica eccezione è rappresentata dalla già menzionata conclusione “Alpha Aur”, che lascia il finale aperto a una grande speranza di rinascita da un mondo sommerso come la Terra ai tempi dell’origine della vita.

Lo sforzo musicale profuso in Numen è almeno pari a quello testuale, l’album scorre con una facilità non comune per il genere, saltando dal death di pura scuola americana a ritmiche prog metal, passando per intermezzi acustici latineggianti, come insegnato dai migliori Atheist, e virtuosismi neoclassici. Colpisce l’introduzione di un coro di voci melodiche per i momenti di più ampio respiro, assente nei dischi precedenti, e il ricorso al basso anche per la sezione solista. Difficile isolare un pezzo migliore vista la varietà di soluzioni sciorinata lungo tutti i settanta minuti, tuttavia mi permetto di citare “The Black Siren”, breve e gustoso intermezzo di chitarra acustica quasi dodecafonica secondo lo stile dei Mekong Delta, e soprattutto “A Fool’s Desire”, che parte come una ballata dei Metallica del periodo d’oro e si evolve in un disperato e furioso assalto dissonante e contorto.

Numen ci consegna insomma una band in grande spolvero sotto tutti i punti di vista, poco incline a svolte commerciali che garantirebbero platee più larghe. L’ascolto è un must per i cultori delle ali più tecniche del death e più violente del prog, ma anche i non iniziati che non temono qualche complicazione di troppo troveranno una gradita sorpresa.